di Marta Facchini — 16 Dicembre 2020
L’Agenzia italiana del farmaco ha reso gratuiti i farmaci ormonali usati nei percorsi di transizione. Ma le linee guida non prevedono un’applicazione uniforme sul territorio nazionale con il rischio di ostacolare l’accesso ai medicinali. Secondo le associazioni per i diritti Lgbtq+ è la punta di un sistema antiquato e in ritardo.
eonardo è il presidente del Gruppo Trans Aps di Bologna, associazione fondata nel 2018 per tutelare i diritti delle persone Lgbtq+. Si occupa di organizzare campagne di sensibilizzazione, a livello regionale e nazionale, e nei suoi spazi offre assistenza legale e psicologica a chi sta effettuando il percorso di transizione. Il commento di Leonardo si riferisce alla determina di Aifa, rilasciata il 30 settembre 2020, con la quale l’agenzia ha reso gratuiti i farmaci ormonali utilizzati per le transizioni, ora a totale carico del Sistema sanitario nazionale. La decisione è stata accolta come un cambiamento significativo dalla comunità Lgbtq+ perché cerca di risolvere uno dei problemi su cui gli attivisti hanno storicamente richiamato l’attenzione: l’accesso alle cure e la reperibilità dei medicinali usati per la femminilizzazione delle donne transgender (male to female) e la virilizzazione degli uomini transgender (female to male). I loro costi variano in base al tipo di terapia e si può arrivare a spendere, spiega Leonardi, anche 180 euro ogni tre mesi.
La determina di Aifa ha inserito i farmaci ormonali -contenenti sostanze come estradiolo, ciproterone acetato e testosterone- utilizzati nella Terapia ormonale sostitutiva (Tos) nella fascia H rendendoli disponibili presso le farmacie ospedaliere dei centri abilitanti. “È la prima criticità che abbiamo riscontrato. In Italia i centri non sono presenti in ogni Regione. Alcune ne sono completamente sprovviste, come le Marche e l’Abruzzo”, spiega Leonardo. Dal portale “Infotrans” dell’Istituto superiore di sanità (Iss), sito istituzionale che mette a disposizione informazioni sanitarie e giuridiche per le persone transgender, nel Paese i centri risultano essere solo sette e a esserne sprovvisti sono anche la Sardegna e la Calabria. “La conseguenza è che le persone trans saranno costrette a spostarsi per potere avere accesso agli ormoni, sostenendone i costi”, aggiunge. CONTINUA A LEGGERE QUI ( https://altreconomia.it/il-diritto-alla-salute-per-le-persone-transgender-non-e-ancora-garantito/
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