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mercoledì 30 dicembre 2020
FROM THE FIELD: fraintesi e maltrattati; donne transgender in Messico
Un gruppo di donne transgender di Città del Messico hanno raccontato all'ONU come, nonostante le discriminazione e le minacce di violenza fisica, siano riuscite ad aiutare gli altri in un quartiere povero della capitale messicana durante la crisi COVID-19.
Le donne del rifugio "Casa de las Muñecas Tiresias", hanno fornito fino a 80 pasti gratuiti al giorno ad alcuni dei loro vicini più vulnerabili.
Le persone lesbiche, gay, bisessuali e transgender vengono spesso aggredite indiscriminatamente o, secondo quanto riportato dai media, sono state assassinate in Messico e hanno subito una forte stigmatizzazione durante la pandemia COVID-19.
Leggete qui ( https://unsdg.un.org/latest/stories/trans-women-mexico-dream-fairer-and-equal-world ) le testimonianze di donne transgender che si sentono incomprese e maltrattate, ma che sperano di svolgere il loro ruolo nella creazione di un mondo più giusto e più equo.
Fonte:https://news.un.org/en/story/2020/12/1080812
Il diritto alla salute per le persone transgender non è ancora garantito
di Marta Facchini — 16 Dicembre 2020
L’Agenzia italiana del farmaco ha reso gratuiti i farmaci ormonali usati nei percorsi di transizione. Ma le linee guida non prevedono un’applicazione uniforme sul territorio nazionale con il rischio di ostacolare l’accesso ai medicinali. Secondo le associazioni per i diritti Lgbtq+ è la punta di un sistema antiquato e in ritardo.
eonardo è il presidente del Gruppo Trans Aps di Bologna, associazione fondata nel 2018 per tutelare i diritti delle persone Lgbtq+. Si occupa di organizzare campagne di sensibilizzazione, a livello regionale e nazionale, e nei suoi spazi offre assistenza legale e psicologica a chi sta effettuando il percorso di transizione. Il commento di Leonardo si riferisce alla determina di Aifa, rilasciata il 30 settembre 2020, con la quale l’agenzia ha reso gratuiti i farmaci ormonali utilizzati per le transizioni, ora a totale carico del Sistema sanitario nazionale. La decisione è stata accolta come un cambiamento significativo dalla comunità Lgbtq+ perché cerca di risolvere uno dei problemi su cui gli attivisti hanno storicamente richiamato l’attenzione: l’accesso alle cure e la reperibilità dei medicinali usati per la femminilizzazione delle donne transgender (male to female) e la virilizzazione degli uomini transgender (female to male). I loro costi variano in base al tipo di terapia e si può arrivare a spendere, spiega Leonardi, anche 180 euro ogni tre mesi.
La determina di Aifa ha inserito i farmaci ormonali -contenenti sostanze come estradiolo, ciproterone acetato e testosterone- utilizzati nella Terapia ormonale sostitutiva (Tos) nella fascia H rendendoli disponibili presso le farmacie ospedaliere dei centri abilitanti. “È la prima criticità che abbiamo riscontrato. In Italia i centri non sono presenti in ogni Regione. Alcune ne sono completamente sprovviste, come le Marche e l’Abruzzo”, spiega Leonardo. Dal portale “Infotrans” dell’Istituto superiore di sanità (Iss), sito istituzionale che mette a disposizione informazioni sanitarie e giuridiche per le persone transgender, nel Paese i centri risultano essere solo sette e a esserne sprovvisti sono anche la Sardegna e la Calabria. “La conseguenza è che le persone trans saranno costrette a spostarsi per potere avere accesso agli ormoni, sostenendone i costi”, aggiunge. CONTINUA A LEGGERE QUI ( https://altreconomia.it/il-diritto-alla-salute-per-le-persone-transgender-non-e-ancora-garantito/
lunedì 7 dicembre 2020
A novantasei anni ci ha lasciato Lidia Menapace, partigiana, ex senatrice, voce storica del femminismo e del pacifismo.
"Sono rimasta partigiana tutta la vita, perché fare la partigiana è una scelta di vita".
E' morta nell'ospedale di Bolzano l'ex partigiana Lidia Menapace. Aveva 96 anni. E' stata nel 1964 la prima donna eletta in consiglio provinciale e in giunta provinciale a Bolzano. Attivista del movimento pacifista e femminista, dal 2006 al 2008 senatrice di Rif. Comunista
“La Resistenza non fu un fenomeno militare, come erroneamente si crede. Fu un movimento politico, democratico e civile straordinario. Una presa di coscienza politica che riguardò anche le donne.” Lidia Menapace.
Bella Ciao!
mercoledì 2 dicembre 2020
Bruxelles: eurodeputato conservatore, cristiano, anti gay, beccato a un festino a base di droga e orgia GAY
Chi è l'eurodeputato sovranista e omofobo beccato a un festino gay a Bruxelles?
Premetto che non c'è nulla di male a fare sesso, orge. Basta che ci sia il consenso tra le persone interessate (Ma...in tempi di Covid però sarebbero vietate, ORGE) E' che essere gay è normale come essere etero, il fatto che in un'orgia gay sia stato beccato un eurodeputato fascista e omofobo rendere la questione curiosa e bizzarra.
Ma come un buon conservatore, Jozsef Szajer, non mi deludi! con moglie e due figli. E' uno dei cofondatori di Fidesz ( partito conservatore, populista e democristiano ungherese). il partito sovranista di Viktor Orbán. Fervente sostenitore della famiglia “naturale ”, quella cioè composta da uomo e donna. Il suo approdo nella capitale Ue segue una lunga carriera ai vertici della politica ungherese, che lo hanno visto occupare un seggio nel parlamento nazionale dal 1990 al 2004. Tra il 1994 e il 2002 è stato capogruppo di Fidesz, partito che ha contribuito a fondare nel 1988. Sul suo iPad, ha rivendicato, è stata scritta la nuova costituzione ungherese. In particolare il passaggio molto importante in cui è stato specificato che il matrimonio «è l’unione tra un uomo e una donna»
Jozsef Szajer, si è dimesso domenica dall’Europarlamento, annunciando anche il suo ritiro dalla politica. Dopo essere stato trovato a sua insaputa in un festino a base di sesso e droga in un noto gay bar del centro di Bruxelles, il Le Detour. L'eurodeputato di Fidesz József Szájer ha tentato di scappare uscendo dalla finestra e “fuggendo lungo la grondaia”.A riferirlo è il The Guardian, precisando come Szajer si sia dato alla fuga alla vista delle sirene della polizia, che era arrivata sul posto in seguito a delle segnalazioni per la violazione delle normative anti-Covid.
Il pubblico ministero conferma che le persone coinvolte sono state tutte multate per il mancato rispetto delle misure sanitarie CV19.
Secondo alcuni testate giornalistiche l'eurodeputato del partito Fidesz, noto per le sue posizioni omofobe e tradizionaliste, avrebbe tentato di far perdere le proprie tracce calandosi da una finestra al primo piano ma avrebbe finito per procurarsi un infortunio.
La portavoce del Procuratore di Bruxelles, Sarah Durant, ha riferito che Szajer è stato trovato sprovvisto di documenti e che aveva con sé delle sostanze stupefacenti illegali.
Stiamo parlando di un altro politico dichiaratamente conservatore, per i "valori della famiglia Tradizionale" colto in flagrante, con il pesce in bocca(ahahaha). Oh l'ipocrisia!
Il Corriere della Sera ricorda oggi che non è la prima volta che un esponente di spicco di Fidesz si trova coinvolto in uno scandalo a sfondo sessuale. Già nel 2019 uno dei sindaci più famosi del partito, l’ex campione olimpico di ginnastica Zsolt Borkai, aveva partecipato a un’orgia (questa eterosessuale) a bordo di uno yacht, ma la scappatella non gli aveva impedito di essere rieletto a mani alzate alla guida della città di Gyor.
Mentre si stava divertendo a Bruxelles, in una orgia gay, per colpa sua, la comunità LGBT vive un inferno in Ungheria. Dopo che Viktor Orbán è salito al potere nel 2010, Szájer ha notoriamente redatto una nuova costituzione per l'Ungheria sul suo iPad, diventando l'architetto legale del regime di Orbán. Non ci sono state consultazioni con l'opposizione o con nessuno al di fuori del governo.
Ecco la versione inglese della costituzione ungherese (di Szájer). È stato inserito l '"articolo L" sulla "tutela dell'istituzione del matrimonio come unione di un uomo e di una donna", rendendo sostanzialmente impossibile il matrimonio delle coppie gay. Ma non è tutto.
Non si tratta solo di matrimonio: questa parte della costituzione sul matrimonio e le famiglie è diventata un punto di riferimento per le future legislazioni volte a limitare i diritti e la libertà delle persone LGBT. Inoltre, è diventata la giustificazione legale per la guerra culturale di Viktor Orbán.
Più recentemente, è stato introdotto un emendamento costituzionale che "garantirebbe che solo le coppie sposate eterosessuali possano adottare bambini".
A maggio - anche in seguito all'originale "Articolo L" di Szájer -, La maggioranza parlamentare di Orbán ha votato per porre fine al riconoscimento legale delle persone trans. La nuova legge definisce il genere come basato sui cromosomi alla nascita ”.
Non si tratta solo di ciò che è incluso nella costituzione redatta da Szájer - è altrettanto importante ciò che manca. Ad esempio, non esiste una tutela costituzionale contro la discriminazione basata sull'orientamento sessuale.
E poi c'è tutta la guerra culturale in corso, dove la costituzione redatta da Szájer si presenta sempre come un argomento contro tutto ciò che è pro-LGBTQ. Guarda questa storia dell'anno scorso, ad esempio:https://www.theguardian.com/world/2019/aug/05/pro-lgbt-coca-cola-ads-spark-boycott-calls-in-hungary
L'intera crociata anti-gay è diventata così parte integrante dell'agenda del governo di Orbán che ha iniziato ad allearsi con alcune persone davvero strane e spaventose.https://www.theguardian.com/world/2017/may/26/hungary-lgbt-world-congress-families-viktor-orban
Dallo scorso anno: "L'Ungheria non parteciperà all'Eurovision Song Contest del prossimo anno, tra speculazioni la decisione è stata presa perché la competizione secondo il governo fascista è" troppo gay "per i gusti del governo di estrema destra e dei capi dei media pubblici".
Recentemente, la crociata anti-gay del governo ha raggiunto nuovi livelli quando persino Viktor Orbán si è pronunciato contro un libro per bambini (!) con caratteri LGBTQ, dicendo che "c'è una linea rossa che non può essere superata. Lascia in pace i nostri figli! https://time.com/5897312/hungary-book-lgbt-rights/
Perché nulla di questo, mi sorprende più? MI VIENE DA RIDERE PER L'IPOCRISIA
Ellen Page "Sono una persona trans, il mio nome ora è Elliot"
Dopo aver annunciato sei anni fa la sua omosessualità, Ellen Page, l'attrice candidata agli Oscar nel 2008 e protagonista di
The Umbrella Academy e Juno, sorprende di nuovo i fan annunciando di essere transgender.
"Sono felice di potervelo dire. Di essere qui. Di essere a questo punto della mia vita", ha scritto su Facebook esprimendo la sua "estrema gratitudine per le persone che mi hanno appoggiato durante questo viaggio. Non so esprimere com'è straordinario amare finalmente la persona che sono".
Ha ringraziato quindi la comunità trans per "il coraggio e l'incessante lavoro per rendere il mondo un posto più inclusivo e compassionevole", manifestando preoccupazione per il problema della discriminazione e attaccando i politici che negano ai trans "il diritto di esistere".
Due anni fa l'attrice di "Inception", "X-Men: Days of Future Past" e "Umbrella Academy" ha sposato la ballerina e coreografa Emma Porter.
Il 1 Dicembre si celebra la Giornata mondiale contro l’AIDS #WorldAIDSDay2020
Lo slogan della World AIDS Day di UNAIDS di quest’anno è “Global solidarity, shared responsibility“: un modo per mettere al centro la questione della solidarietà globale e della responsabilità condivisa, per difendere i diritti umani come quello alla salute che quest’anno è fortemente condizionato dalla lotta contro il coronavirus.
Il primo World AIDS Day si è tenuto nel 1988, in occasione del Summit Mondiale dei Ministri della Sanità sui programmi per la prevenzione dell’AIDS, ed è stata in seguito adottata da governi, organismi internazionali e associazioni. Dal 1987 al 2004 è stata organizzata da UNAIDS. Si tratta della prima giornata mondiale dedicata alla salute.
A livello globale, circa 37,9 milioni di persone convivono con l’HIV (si segna un +1,2 milioni rispetto all’anno scorso). Nonostante il virus sia stato identificato solo nel 1984, oltre 35 milioni di persone sono morte di HIV o AIDS, rendendola una delle pandemie più distruttive della storia.
Oggi sono stati fatti progressi scientifici nel trattamento dell’HIV, esistono leggi per proteggere le persone che vivono con l’HIV e comprendiamo molto di più sulla condizione. Tuttavia, la Giornata mondiale contro l’AIDS è importante perché ricorda al pubblico e al governo che l’HIV non è scomparso: c’è ancora un bisogno vitale di raccogliere fondi, aumentare la consapevolezza, combattere i pregiudizi e migliorare l’istruzione, soprattutto l’educazione sessuale.
La ricorrenza serve a informare e sensibilizzare sul tema: il virus HIV infetta in maniera specifica le cellule del sistema immunitario e rende le persone positive più vulnerabili a molte malattie che solitamente non causano problemi particolari nelle persone sane. Le persone sieropositive per l’HIV, ovvero quelle che sono entrate in contatto con il virus attraverso lo scambio di fluidi corporei infetti, non sviluppano automaticamente l’AIDS. Grazie a mirate e sempre più accurate terapie farmacologiche la maggior parte delle persone HIV positive non svilupperà mai la malattia e potrà condurre una vita normale.
Eliminare lo stigma intorno a questo argomento è importante per arrivare a un punto in cui verrà trattato normalmente da tutti.
Basta poco, Mascherina e preservativo, perché «l'Hiv non va in quarantena. Tocca a noi mettercelo». Ecco «l'unica forma di assembramento sicura» è la campagna di
@Anlaids #AIDSday #anlaids #AidsDay2020 #preservativo #WorldAIDSDay #giornatamondialecontroAIDS
Il 1 Dicembre 1970, cinquant'anni fa l'introduzione del divorzio in Italia.
Con 325 sì e 283 no alla Camera e 164 sì e 150 no al Senato, il Primo Dicembre del 1970 in Italia fu approvata la legge che introdusse il divorzio. Con la legge di cui furono primi firmatari Loris Fortuna (socialista) e Antonio Baslini (liberale). Un'intesa di forze che portò ad una svolta nella storia italiana moderna all'insegna di uno stato laico e x i diritti civili. I difensori della famiglia dell'epoca, sono gli stessi che oggi vivono more uxorio e alle spalle hanno due/tre divorzi. Ma veniteci a parlare di famiglia tradizionale con un rosario in mano.
1 Dicembre 1955 Rosa Parks cambiò la storia dei diritti civili "Non ero fisicamente stanca, ero stanca di cedere".
Con il suo netto rifiuto di cedere il posto su un autobus a un bianco, Rosa Parks cambiò per sempre la storia dei diritti civili. Accadeva il primo dicembre del 1955 a Montgomery, in Alabama. Rosa Parks, figlia di James e Leona McCauley e moglie di Raymond Parks, attivo nel movimento dei diritti civili, stava tornando a casa dopo aver lavorato come sarta in un grande magazzino. Faceva molto freddo e la donna, non trovando posti liberi nel settore riservato agli afroamericani, decise di sedersi al primo posto dietro alla fila per i bianchi, nel settore dei posti comuni.
Subito dopo di lei salì un uomo bianco, che restò in piedi. Dopo qualche fermata l'autista chiese a Rosa di lasciare libero quel posto. Lei non si scompose e rifiutò di alzarsi con dignitosa fermezza. Rosa conosceva bene le regole: i neri si sedevano dietro, i bianchi davanti, mentre i posti centrali erano misti e si potevano usare solo se tutti gli altri erano occupati, ma la precedenza spettava sempre ai bianchi. Per quel "no" fu arrestata e portata in carcere per condotta impropria e per non aver rispettato il divieto che obbligava i neri a cedere il proprio posto ai bianchi nei settori cosiddetti comuni.
Un atto coraggioso e determinato in seguito al quale si avviò una protesta storica. Quella stessa notte, infatti, Martin Luther King, insieme ad altre decine di leader delle comunità afroamericane, pose in atto una serie di azioni di protesta. Tra queste, il boicottaggio dei mezzi pubblici di Montgomery, che andò avanti per 381 giorni, affinché fosse cancellata una norma odiosa e discriminatoria che comprometteva persino la normale possibilità quotidiana di sedersi, come gli altri, su un autobus.
Una protesta che assunse proporzioni sempre più ampie e che ottenne il sostegno dei tassisti afroamericani che avevano adeguato le loro tariffe a quella degli autobus. Il 13 novembre 1956, la Corte Suprema degli Stati Uniti dichiarò fuorilegge la segregazione razziale sui mezzi di trasporto pubblici poiché giudicata incostituzionale. Da allora Rosa Parks è considerata "The Mother of the Civil Rights movement", la donna che, come disse Bill Clinton consegnandole un'onorificenza nel 1999, "mettendosi a sedere, si alzò per difendere i diritti di tutti e la dignità dell'America".
Rosa Parks morì a Detroit il 24 ottobre 2005. La foto esposta durante la commemorazione funebre a Montgomery era quella scattata dalla polizia il giorno del suo arresto. Solo negli ultimi anni è diventata pubblica una storia più accurata della sua vita. Rosa non era solo una sarta, da anni era impegnata al fianco del marito nel movimento dei diritti civili. Si era distinta per aver offerto aiuto a nove ragazzi afroamericani, gli Scottsboro Boys, accusati ingiustamente di aver violentato due prostitute bianche e anche per questo era stata scelta come segretaria della sezione locale della Naacp, Associazione nazionale per la promozione delle persone di colore.
La politica di segregazione nelle regioni meridionali degli Stati Uniti era un’eredità dello schiavismo in vigore fino al 1865, quando fu abolito dal XIII emendamento alla Costituzione. Nel 1876 nei singoli stati del Sud furono varate le cosiddette “leggi Jim Crow” (dal nomignolo dispregiativo usato per indicare gli afroamericani) che diedero vita a un sistema in cui i neri erano considerati “separate but equal”, “separati ma uguali”. La separazione fu fisica – nelle scuole, nei luoghi pubblici, sui mezzi di trasporto, nei bagni dei ristoranti – e aveva anche il preciso obiettivo di ostacolare l’esercizio del diritto di voto a chi apparteneva a queste comunità. Ecco contro cosa si batteva Rosa Parks che qualche anno dopo raccontò così la sua decisione di non alzarsi nell'autobus: "Dissero che ero stanca, ma in realtà ero solo stanca di subire". Da Rosa Parks al Black Lives Matter Da allora indubbiamente ci sono stati molti progressi: è stato eletto il primo presidente nero, Barack Obama, che nel 2012, tra le altre cose, volle farsi fotografare seduto al posto di Rosa, nel famoso bus che ancora è conservato all’Henry Ford Museum, vicino Detroit.
Con l'elezione di Joe Biden arriverà alla Casa Bianca la prima vice presidente donna afroamericana, Kamala Harris. Ma l'America è anche quella del Black Lives Matter costretta a scendere in piazza per gridare: "Le vite dei neri contano". Come ha fatto nel 2013, dopo l'assoluzione di George Zimmerman, che aveva sparato al diciassettenne afroamericano Trayvon Martin, uccidendolo, e nel 2014 dopo i fatti di Ferguson e di New York, fino a oggi. George Floyd, Breonna Taylor e le altre vittime della polizia.
Sullo sfondo, sempre la questione razziale. Stavolta però sono cadute statue e frontiere con la protesta che si è allargata in tutto il mondo. Martin Luther King scrisse che il "no" di Rosa Parks era stato "l'espressione individuale di una bramosia infinita di dignità umana e libertà", e che "rimase seduta a quel posto in nome dei soprusi accumulati giorno dopo giorno e della sconfinata aspirazione delle generazioni future". Con il Black Lives Matter quel "no" è diventato globale.
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