Colpita da ictus. La denuncia di Sel: "Lavata in presenza di pazienti maschi"
Diventata un caso nazionale la vicenda denunciata dall'Arcigay di Napoli di una transessuale ricoverata nel reparto maschile di un ospedale del capolugo campano. Il deputato di Sinistra ecologia e libertà Alessandro Zan ha presentato un'interrogazione ai ministri della Salute, della Giustizia e delle Politiche sociali sul caso, denunciato dall'Arcigay di Napoli, di una transessuale ricoverata all'ospedale San Giovanni Bosco, nel capoluogo campano. Secondo le notizie apparse in rete, la transessuale, a seguito di un ictus, sarebbe stata ricoverata nel reparto maschile poiché il nome e il sesso maschile originari, così come riportati nei documenti di identità, non sarebbero ancora stati rettificati.
"La donna sarebbe stata denudata e sottoposta a lavaggio, alla presenza in stanza di quattro pazienti maschi, senza l'adozione di paraventi o di altre misure idonee a tutelare la sua dignità e la sua riservatezza", spiega in una nota il parlamentare, esponente della comunità Lgbt.
"Questo fatto - sottolinea Zan - riporta l'attenzione sull'urgente necessità di modificare la normativa nazionale sulla rettificazione di attribuzione di sesso, la legge 164 dell'82, che di fatto subordina la rettifica dell'atto di nascita e del nome alla sola effettuazione dell'invasivo intervento di 'riassegnazione chirurgica del sesso'".
Per Zan "è necessario, e in tal senso ho chiesto che il governo valuti iniziative urgenti atte a superare questa situazione, adottare un approccio più aperto e rispettoso alla materia, in linea con le recenti pronunce della giurisprudenza nazionale".
"Sempre più spesso, infatti - spiega Zan - i giudici sembrano ritenere sufficiente, per la rettifica del nome e del genere, il solo dato di appartenenza psicologica, rispetto a qualsivoglia ulteriore intervento chirurgico sul proprio corpo. I tempi previsti per l'intera procedura di riattribuzione del sesso, peraltro, appaiono assolutamente inadeguati a tutelare l'identità sessuale dei cittadini
interessati: una situazione che coinvolge aspetti e diritti personalissimi e insindacabili", conclude il deputato di Sel, "ed espone la persona a continui rischi di discriminazioni e umiliazioni capaci di incidere in modo negativo e permanente sul suo benessere psicofisico".
"La donna sarebbe stata denudata e sottoposta a lavaggio, alla presenza in stanza di quattro pazienti maschi, senza l'adozione di paraventi o di altre misure idonee a tutelare la sua dignità e la sua riservatezza", spiega in una nota il parlamentare, esponente della comunità Lgbt.
"Questo fatto - sottolinea Zan - riporta l'attenzione sull'urgente necessità di modificare la normativa nazionale sulla rettificazione di attribuzione di sesso, la legge 164 dell'82, che di fatto subordina la rettifica dell'atto di nascita e del nome alla sola effettuazione dell'invasivo intervento di 'riassegnazione chirurgica del sesso'".
Per Zan "è necessario, e in tal senso ho chiesto che il governo valuti iniziative urgenti atte a superare questa situazione, adottare un approccio più aperto e rispettoso alla materia, in linea con le recenti pronunce della giurisprudenza nazionale".
"Sempre più spesso, infatti - spiega Zan - i giudici sembrano ritenere sufficiente, per la rettifica del nome e del genere, il solo dato di appartenenza psicologica, rispetto a qualsivoglia ulteriore intervento chirurgico sul proprio corpo. I tempi previsti per l'intera procedura di riattribuzione del sesso, peraltro, appaiono assolutamente inadeguati a tutelare l'identità sessuale dei cittadini
interessati: una situazione che coinvolge aspetti e diritti personalissimi e insindacabili", conclude il deputato di Sel, "ed espone la persona a continui rischi di discriminazioni e umiliazioni capaci di incidere in modo negativo e permanente sul suo benessere psicofisico".
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