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giovedì 2 agosto 2012

Matrimoni gay in Italia: il progetto di Condividilove [VIDEO]




Il matrimonio gay è innanzitutto una questione di civiltà, ancor prima che una questione d’amore! A sottolineare un fatto che dovrebbe essere teoricamente ovvio, ma che purtroppo non lo è ancora per tutti, sono i creatori del progetto ”Condividilove”, un progetto volto alla sensibilizzazione della società in materia di diritti gay, che in realtà, sono solo ed esclusivamente diritti umani, diritti che dovrebbero essere riconosciuti a ogni singolo cittadino del nostro Paese.

Ma torniamo al progetto pro-matrimonio gay ”Condividilove”, un progetto che – come dicevamo – nasce dal bisogno di rivendicare i sacrosanti diritti delle coppie lgbt.

“Negli stessi giorni in cui dall’America echeggiava il messaggio “Legalize Love” ispirato dalle parole del presidente Barack Obama, – si legge sulla pagina Facebook ufficiale dell’iniziativa – in Italia i maggiori rappresentanti di un partito che dovrebbe dirsi “progressista” etichettavano come estremista e illusoria la sola possibilità che nel nostro paese due persone dello stesso sesso vengano mai unite in matrimonio. Mai. È ispirandosi a questi fatti che alcuni liberi cittadini di ogni orientamento sessuale hanno deciso di mettersi insieme per una causa che dovrebbe appartenere a tutti, al di là di ogni differenza”.
E questi liberi cittadini, gay, etero, bisessuali, transessuali e lesbiche, sono quelli che compaiono nel bellissimo video che vi proponiamo.

“In un paese come l’Italia – si legge ancora sulla pagina Facebook di Condividilove – non possiamo aspettarci che siano i leader politici a chiedere al loro popolo il coraggio di supportare i cambiamenti necessari a sanare le diseguaglianze ancora presenti nella legislazione. Pensiamo non solo a premier socialisti come Zapatero o Hollande, ma persino a un conservatore come il premier britannico Cameron che proprio in questi giorni ha dichiarato: “Il matrimonio mi appassiona molto e penso che se funziona per gli eterosessuali come me, dovrebbe funzionare per tutti; per questo dovremmo avere i matrimoni gay e per questo li introdurremo.”

Nel nostro Paese, come si fa notare giustamente (e con non poca amarezza), non vi sono testimonial di spicco, (siano essi del mondo della politica, dello sport o dello spettacolo), che scelgono di diventare portavoce della battaglia per i diritti lgbt, o perlomeno, questi personaggi sono davvero pochi. E’ per questa ragione che la lotta deve partire dai liberi cittadini: “Deve partire dal basso, con tutti i mezzi di cui dispone. Il primo, mai come oggi, è la condivisione”.
Una iniziativa davvero lodevole, che noi di Gay Wave appoggiamo assolutamente. Ecco il video ragazzi, cosa ne pensate?

vi lasciamo con le parole di Roberto Saviano scritte su L'Espresso: 

"Sentire il presidente del Partito democratico Rosy Bindi dire: «Noi siamo chiamati a governare il Paese, non una minoranza» in riferimento alla polemica sui matrimoni gay è stato un duro colpo. Qualunque partito vada al governo o aspiri ad andarci è
chiamato a governare una molteplicità di minoranze, perché di questo è fatto il paese, questa è di fatto la democrazia. Testamento biologico, tutela e sostegno per chi accudisce familiari diversamente abili, riconoscimento dello ius soli ai figli di immigrati nati in Italia e procedure più agili per concedere la cittadinanza agli immigrati che qui lavorano e che di fatto sono nostri concittadini, matrimoni gay, pari diritti e adozioni per le coppie gay, riconoscimento reale delle coppie di fatto, miglioramento delle condizioni dei detenuti nelle carceri che ogni anno a decine si tolgono la vita. Affrontare questi temi non vuol dire essere anticonformisti, fregarsene dei reali problemi del paese, essere pro morte, ma solo essere difensori di diritti inalienabili e scelte individuali che arricchiscono la comunità. La società civile cattolica e laica e molti nella Chiesa, su questi temi hanno una maggiore apertura della classe politica e delle posizioni ufficiali del Vaticano... Una Repubblica in cui le minoranze non vengono tutelate, dove non sono rispettati i diritti civili e in cui i nostri amministratori non credono sia una priorità il pieno sviluppo della persona umana, è una Repubblica destinata a morire. La mancanza di centralità del dibattito sui diritti civili ha contribuito negli anni a spostare l'asticella della sopportazione degli italiani tanto in alto da poter sopportare anche gli eccessi del berlusconismo. E' come se ci fossimo assuefatti. E' come se avessimo abbandonato l'idea di dover difendere i diritti di chi non ne ha. E non difendendo i loro, finiamo per perdere quelli di tutti".

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