Cinema d'autore con tematica transessuale.



Nella categoria dei film "GLBT" che in genere vieni rifiutati dal pubblico. Forse proprio perché teme di riconoscere in se stesso almeno una “dose” della verità confessata. Qui vi segnalo due bellissimi film di autore con tematica transessuali.

La pelle che abito. Di Pedro Pedro Almodòvar.

Ecco cosa troviamo. Un uomo maturo sequestra un ragazzo. Lo castra. O più precisamente: essendo lui un chirurgo plastico, lo trasforma in una donna. Dal momento che sua moglie ha subito ustioni su tutto il corpo in un incidente stradale, il dottor Robert Ledgard(Antonio Banderas), un chirurgo plastico di rilievo, è interessato a creare una nuova pelle che potrebbe salvarla. Dodici anni dopo, di far crescere nel proprio laboratorio, una pelle sensibile al tatto, ma un vero e proprio scudo contro tutti gli attacchi, sia esterni che interni, che è contro il nostro più grande organo. Per farlo ha utilizzato le opportunità offerte dalla terapia cellulare.

Ci sono processi irreversibili, percorsi di non ritorno, di sola andata. "La pelle che vivo" racconta la storia di uno di questi processi. Il protagonista viaggia involontariamente in una di quelle strade, è violentemente costretto ad imbarcarsi in un viaggio che non si può tornare. Il suo racconto kafkiano corrisponde ai dettami di una frase la cui giuria è composta da una sola persona, il tuo peggior nemico. Il verdetto, dunque, non è che una forma estrema di vendetta.
"La pelle che vivo" è la storia della vendetta.

Le prime immagini del film mostra una villa circondata da alberi, un luogo idilliaco. Si chiama "Il Cigarral" ed è protetto da un alto muro e una porta con le sbarre. Attraverso le finestre del palazzo, intravediamo una figura femminile in movimento. Una volta dentro la stanza, la donna sembra essere nuda, a prima vista si vedi che è interamente coperta da un color carne del corpo, vicino al corpo una seconda pelle.

Nei sei anni di detenzione , Vera ( Elena Anayaha) ha perso, tra gli altri organi, il più grande membro della pelle del suo corpo.

La pelle è il confine che ci separa dagli altri, determina la razza a cui apparteniamo, riflette le nostre radici, sia biologica che geografica. Spesso riflette lo stato d'animo, ma la pelle non è l'anima. Anche se la pelle di Vera è cambiata, lei non ha perso la sua identità. (L'identità e la invulnerabilità è un altro tema del film). Comunque sia, è una perdita terribile. Questa è solo una delle molte perdite che mettono Vera sul punto di morte, per scelta o in sala operatoria per mano di Dr. Robert. Ma lei è una che non mola, dopo molte vicissitudini, decide che "deve imparare a vivere all'interno di quella pelle", anche se la pelle imposta dal Dr. Robert. Dopo l'accettazione della seconda pelle, Vera prende la seconda decisione più importante per sopravvivere, imparare ad aspettare.



Della regista francese Céline Sciamma, Tomboy.

E un film che affronta un tema complicato e difficile da rappresentare sullo schermo cinematografico: l’identità sessuale durante il periodo “anticamera” dell’adolescenza. L’autrice rifugge i facili cliché che compongono il genere cinematografico infantile e riesce in modo sapiente a non scivolare vertiginosamente nello scabroso, raccontando in modo semplice e lineare la storia di una ragazza che in realtà vorrebbe essere qualcosa di diverso.

Protagonista del film è Laure, 10 anni, appena arrivata in un nuovo quartiere di Parigi con i genitori e la sorella più piccola, Jeanne. Un po' per gioco, un po' per realizzare un sogno segreto, Laure decide di presentarsi ai nuovi amici come fosse un maschio, Mickaël: il modo in cui si veste e si pettina, l'impeto con cui si azzuffa e gioca a calcio, non sembrano lasciar dubbi sulla sua identità e Mickaël è accettato nella comitiva. L'inizio della scuola però è dietro l'angolo e il gioco dei travestimenti si complica, tanto più che i genitori sono all’oscuro di tutto e Laure/Mickaël ha stretto un legame speciale con la coetanea Lisa.



Vanessa Mazza.

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