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sabato 24 ottobre 2015

Marco Marco show durante Los Angeles Fashion Week. Guarda il video.



E già diventato una tradizione la sfilata del talentuoso designer californiano Marco Morante, 35 anni. Beniamino di celebridades come Selena Gomez , Nicki Minaj, Katy Perry, Ke $ ha, Britney Spears e Fergie. Quando si tratta di Marco Marco moda, abbiamo imparato ad aspettarsi l'inaspettato. La prima parte della sfilata stata a New York e la seconda parte a Los Angeles nella scorza settimana.



Drag Queen, ragazzi bonazzi , donne e uomini transessuali , gays, tutta la scena gay su una passerella. I vestiti che abusano della geometria, trasparenza e brillantezza. Technicolor, i colori degli anni '50, sono l'ossessione dell'artista, super in alta in questa stagione. Una miscela di strada e glamour, una collezione super moderna, allegra e creativa. Che diventa possibili in un mondo dove solo le serate gay ti permetti di abusare.

Decine di drag queens,, tra cui alcuni di RuPaul Drag Race, hanno sfilato l'ultima notte di Marco Marco a Los Angeles. Alla sfilata, gremita di gente, impazzita , urlavano, proprio come se fossero a ... ummm ... go go boy spettacolo! Trovo grandioso che quello standard cisgender, etero-normativo,bianco, magro, passi ben lontano dalle sue collezioni. Chi sa cosa riserva il futuro, non è vero?  <3>
#MarcoMarcoShow - Collection Four Pt 1 at NY Style Fashion Week at Gotham Hall

Non riesco a smettere di ascoltare, Liniker è senza dubbio uno dei più grandi e più promettente artisti contemporanei Brasiliani-.

Liniker - Louise du Brésil


Liniker è questo il nome del cantante e anche il nome del progetto che "unisce" l'anima della black music, tutto accompagnato da una voce secca, che si modula con il basso ad alto, rivalizando con gli strumenti . Un funk swingados che compongono il repertorio della band. Il progetto, secondo i suoi creatori, è presentato in modo da fare ballare e cantare il pubblico. l'album presenta tre canzoni composte dall'autore / artista Liniker Barros .

Prodotto dal sigillo Vulkania lanciato di recente, ha prodotto esecutiva mente da Marcio Bortoloti, Rafael Barone e William Zaharanszki, e con la direzione di video di Paulo Costa, Leila Penteado e Nivaldo Dakuzaku.

La band è composta da Liniker Barros (voce), William Posh (batteria), Márcio Bortoloti (tromba / trombone), Paolo Costa (basso), Rafael Barone (basso / chitarra), William Zaharanszki (chitarra) e comprende anche Barbara Rose , Ekena Monteiro e Renata Santos backing vocals. 


🌸💀♡  

Vuoi saperne di più? Segui la pagina Liniker su Facebook!https://www.facebook.com/linikeroficial?fref=nf

venerdì 23 ottobre 2015

La società.

Cinismo, indifferenza, ignoranza

la “società” e sinonimo di “merda”.

«“Gender” non vuol dire cancellare mamma e papà o la differenza tra i sessi»


Di Elena Tebano.

Fin dal titolo che accosta le parole più familiari di tutte a un termine ostico come pochi, Papà, mamma e gender, il nuovo libro di Michela Marzano (filosofa italiana fuoriuscita in Francia e prestata alla politica di casa nostra con l’elezione alla Camera per il Pd) fa propria la missione dello scrittore Albert Camus: «Nominare in maniera corretta le cose è un modo per tentare di diminuire la sofferenza e il disordine che ci sono nel mondo». Lo fa appunto da filosofa, andandone a rintracciare le origini e poi le successive strumentalizzazioni, ma tenendo ben fermo lo sguardo sull’attualità per dare ai lettori tutti gli elementi necessari a decifrare l’uso politico e paradossale (lo hanno adottato coloro che dicono di opporvisi) di questo concetto.

Cosa c’entra intanto il gender (corrispettivo inglese del termine «genere») con mamma e papà?
«Intorno a questo concetto si sono polarizzate una serie di polemiche e si sono accumulati molti fantasmi. Da un lato lo utilizza chi si oppone alle unioni civili e vuole bloccare il progetto di legge oggi in discussione al Senato. Dall’altro è diventato la parola d’ordine di chi si immagina che si voglia colonizzare la mente dei bambini, e viene accusato di voler oscurare la naturalità della famiglia, dei padri e delle madri».

A cosa si riferisce?
«Ai tentativi di bloccare nelle scuole l’educazione contro le discriminazioni nei confronti delle donne e delle persone gay, lesbiche bisessuali e trans e l’educazione contro la violenza di genere. Alcuni gruppi molto ben organizzati sostengono appunto che il concetto di non discriminazione “nasconda” una supposta “ideologia di gender” che mira a negare la “naturale differenza sessuale”».

Non è così?
«No, non esiste nessuna ideologia gender, casomai una molteplicità di studi sul gender. Ma sono tutt’altro e di certo non sostengono che i bambini debbono cambiare sesso a piacimento, come affermano testi e video circolati negli ultimi mesi tra i genitori italiani e che vengono utilizzati per creare panico e bloccare le lezioni. Nel libro li trascrivo e analizzo. Alla base c’è un errore concettuale talmente grossolano da far pensare che sia voluto».

Cioè?
«Insinuare che dietro le battaglie per l’uguaglianza ci sia la volontà di rendere gli uomini e le donne indifferenziati significa confondere l’uguaglianza con l’identità. Identità è un concetto logico-descrittivo, che si usa per esempio quando si dice che un oggetto è identico a se stesso. Parlare di uguaglianza significa invece entrare nel campo dei valori: in questo senso quando si dice che una persona è uguale a un’altra si intende che, nonostante le differenze specifiche che le caratterizzano, esse hanno la stessa dignità e lo stesso valore e quindi devono poter godere degli stessi diritti».

Quanto conta in queste polemiche che il termine gender sia incomprensibile ai più?
«Molto, perché fa paura. Il corrispettivo italiano “genere” si utilizza da 40-50 anni, ed è uno strumento concettuale che permette di analizzare i rapporti (spesso di dominazione) tra uomo e donna. Ma nel momento in cui si parla di gender è come se si creasse un’entità aliena».

Nel libro lei affronta anche il pensiero di Judith Butler, l’autrice di «Scambi di genere», che viene spesso accusata di essere l’ ideologa di gender per antonomasia e di voler costringere le persone a cambiare sesso come ci si cambia d’abito.
«Anche questo è un gigantesco fraintendimento. Lo scopo di Butler è opporsi alle norme che codificano la femminilità e virilità. Non dice mai “scelgo il sesso che voglio”, come affermano per esempio i video di Manif pour tous e di Pro Vita che ho descritto nel libro. Ma vuole mostrare come ci condizionano le definizioni di ciò che è maschile o femminile. La sua riflessione riguarda soprattutto l’omosessualità: per secoli si è pensato che una donna attratta da un’altra donna non potesse essere una donna. In questa concezione – che Butler critica – è come se l’omosessualità cambiasse per definizione il sesso di una persona. Invece ovviamente non è così. Una donna che ama una donna resta una donna: non si trasforma in un uomo. Perché la femminilità non dipende dall’orientamento sessuale. Ma se per secoli mi hanno detto che per essere attratti da una donna bisogna essere uomini, come faccio io a rivendicare la mia femminilità se sono attratta dalle donne?»

Significa che per la Butler il corpo non conta, come sostengono i suoi critici?
«No, tanto è vero che di fronte agli attacchi continui di chi la accusava di mettere tra parentesi gli aspetti biologici in un’intervista al Nouvel Observateur ha risposto che “Il sesso biologico esiste, eccome”. E ha spiegato che però il modo in cui noi lo percepiamo e le aspettative che abbiamo nei confronti dei sessi sono influenzati da “norme che ci vengono trasmesse quotidianamente dai media, dai film, così come dai nostri genitori, e noi le perpetuiamo nelle nostre fantasie e nelle nostre scelte di vita. Sono norme che prescrivono ciò che dobbiamo fare per essere un uomo o una donna. E noi dobbiamo incessantemente negoziare con esse”. Il suo obiettivo è comprendere gli stereotipi dell’apparire per uscirne e poter vivere fino in fondo il nostro essere».

Cosa c’è davvero dietro le polemiche contro l’ideologia di gender, allora?
«Il rifiuto dell’omosessualità. L’omosessualità per queste persone resta comunque il grande tabù, la grande paura, la grande devianza»

Lei vive in un Paese che ha legalizzato da anni prima le unioni civili per le coppie gay e poi anche il matrimonio. Quali sono state le conseguenze?
«Che nessuno si deve più giustificare quando cammina mano nella mano con il proprio compagno o compagna. Che la società permette a gay, lesbiche e persone trans – e alle loro famiglie – di vivere serenamente, nonostante continuino a esserci eccezioni ed episodi di intolleranza. Ma forse è proprio questo il problema».

Cosa intende?
«Dietro i fraintendimenti di chi è stato strumentalizzato e dietro la malafede di chi volontariamente crea confusione su questi temi c’è la stessa cosa: la paura del diverso, la paura di perdere la propria identità. Spaventa tutto ciò che costringe a mettersi in discussione, a rivedere le proprie certezze. Non si vuole accettare che esistono dubbi, fratture, fragilità. Ma così perde di vista la complessità del mondo. E si finisce per fare un torto all’estrema vulnerabilità della condizione umana. Come dice Habermas, invece, il compito della filosofia morale è proprio quella di controbilanciare questa vulnerabilità, “riparando” il mondo senza mai negarne l’esistenza».

@elenatebano

Michela Marzano presenterà il libro a Bookcity Milano sabato 24 ottobre alle ore 17 (Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia Leonardo Da Vinci)

giovedì 15 ottobre 2015

I giudici francesi riconoscono il sesso neutro sui documenti. E' la prima volta in Europa

pubblicato su L'Huffington PostPubblicato: 14/10/2015

Né maschio né femmina. E cioè intersessuale, anche sui documenti. Per la prima volta in Europa un giudice francese ha riconosciuto a un individuo di poter trascrivere "sesso neutro" all'anagrafe, e non più "maschio" come era stato definito alla nascita.

La persona che ha ottenuto questa decisione è intersessuale: i suoi cromosomi, così come i suoi caratteri sessuali secondari, non sono né maschili né femminili. Una condizione che in natura esiste in una piccola percentuale della popolazione, circa l'1,7%.

La sentenza è del 20 agosto, ma è stata rivelata alla stampa francese soltanto mercoledì e riguarda un 64enne che non ha mai accettato di essere definito "maschio".

Secondo il suo medico, è nato con una "vagina rudimentale", un "micro-pene", ma senza testicoli. Alla nascita è stato subito indicato come di sesso maschile. Solo che non era del tutto vero e lui ne ha sofferto moltissimo. "Da adolescente ho capito che non ero un ragazzo. Non avevo barba, i miei muscoli non si rafforzavano", racconta a 20 Minutes, aggiungendo: "Al tempo stesso pensare che potessi diventare una donna mi era impossibile. Bastava guardarsi allo specchio per capirlo".

La giustizia transalpina riconosce dunque per la prima volta il diritto di una persona ad uscire dal sistema binario maschile-femminile. Il comune di Tours dovrà ora modificare il suo atto di nascita. "Non si tratta di riconoscere l'esistenza di un 'terzo sesso' ma di prendere atto dell'impossibilità di indicare l'interessato come di questo o di quell'altro sesso", si legge nella sentenza.

Ancora oggi i bambini intersessuali vengono sottoposti a un intervento chirurgico per stabilire con maggiore precisione il genere di appartenenza. Ma si tratta di una operazione a livello genitale che non risolve il carattere neutro di questi individui che, crescendo, non sviluppano caratteristiche definite dell'uno o dell'altro sesso.

domenica 11 ottobre 2015

TRANSGENDER/ Il caso: due gemelli maschi, ma uno vuole diventare una bambina

Pubblicazione: lunedì 5 ottobre 2015

Non ha preso bene Olly il fatto che il suo fratellino gemello Joe sia adesso una bambina di nome Lily. E' successo a una famiglia inglese che ha avuto due gemelli maschi. Già a un anno e mezzo mamma e papà avevano notato che mentre Olly giocava con le macchinine e con la palla, Joe preferiva vestitini di colore rosa e libri di favole.

A due anni di età Joe chiedeva di poter avere delle bambole con cui giocare e vestiti da bambina. All'asilo mentre Olly giocava con i maschietti, Joe preferiva stare con le bambine e quando tornava a casa si vestiva da femmina. I genitori, raccontano in una intervista pubblicata sul Daily Mail, cercavano di spingerla verso giochi e vestiti da maschio, ma verso i 4 anni si sono arresi, perché Joe si rifiutava di nascondere le sue preferenze per il suo lato femminile. 

Adesso, a 6 anni di età, Joe è diventata Lily, una bambina a tutti gli effetti. Il percorso che adesso la aspetta, secondo il centro medico a cui si sono rivolti, se la sua tendenza rimarrà questa, è di cominciare a prendere medicinali che fermeranno gli ormoni maschili verso gli 11 e 12 anni , prendere ormoni femminili a 16 anni di età e a 18 anni decidere se farsi operare per cambiare sesso. In tutta questa storia, quello che soffre di più è Olly: gli manca il fratellino e si comporta anche in modo violento con gli altri bambini perché, dicono i genitori, vuole dimostrare a tutti che lui è un maschio.

Salerno. Da uomo a donna senza intervento chirurgico. Sentenza storica al Tribunale di Salerno.

Da uomo a donna senza intervento chiururgico. Anni di battaglia per affermare la propria identità femminale e da oggi potrà essere solo Ottavia. Protagonista della sentenza storica in tema di riattribuzione anagrafica del sesso in assenza di intervento chirurgico, è l'architetto capaccese Ottavia Voza, presidente dell'Arcigay sezione di Salerno. La professionista salernitana non ha ancora affrontato la delicata operazione chirurgica che consente la riattribuzione del sesso, ma sui suoi documenti da oggi sarà una donna a tutti gli effetti. 

Fino a ieri Ottavio, su quei documenti che segnavano una vita fa, felice ma non da Ottavia. Lui che oggi pienamente è una donna per lo Stato italiano. L'architetto capaccese ha alle spalle un matrimonio e due figli ed oggi la sua desiderata identità femminile. A sancirlo una sentenza, che farà storica ma soprattutto creerà un precedente. Perché il Tribunale di Salerno, nella prima sezione civile, presieduta dal giudice Giuseppe Fortunato, le ha dato ragione, sancendo, con la sua sentenza, una delle prime in Italia, la vittoria alla sua lunga battaglia: iniziata più di un anno e mezzo fa, in favore dell'affermazione del principio di autodeterminazione. Oggi Ottavia Voza festeggia e potrà finalmente sfoggiare i suoi documenti che riportano la sua reale identità. "Semplicemente.

 La sentenza ci è stata notificata. In questo istante. Condivido qui questa intensa emozione. E passano per la mente tutti i momenti in cui abbiamo dovuto spiegare chi siamo a chi ha bisogno di un nome e di un codice fiscale per identificarti e per decidere che sei una persona "congrua". Per me cambia niente, resto la stessa persona. Semplicemente vivrò meglio." Questo il commento dell'architetto affidato al suo profilo Facebook.

Di MARIA ROSARIA MANDIELLO

venerdì 9 ottobre 2015

Brasile: Candy Mel è la prima donna transessuale ha protagonizzare una campagna di Avon "Ottobre rosa"

L'Avon ha deciso di puntare sulla diversità per celebrare "Ottobre rosa".

Il mese di Ottobre è dedicato alla prevenzione del tumore al seno, prevenire infatti è ancora la strategia vincente quando si parla di neoplasie. Sono moltissime le iniziative alle quali sarà possibile partecipare in quello che è stato ribattezzato il "mese rosa".

L'azienda di cosmetica 'Avon' quest'anno, ha innovato e scelto una donna transessuale per la nuova campagna pubblicitaria in Brasile. Candy Mel, cantante della Banda Uò, è la prima donna trans ha protagonizzare una campagna di 'Ottobre rosa' #EuUsoAssim
Nel video, lei fa un tutorial con i prodotti nei toni del rosa e viola - comprovando che si può abusare delle sfumature e mettere insieme un make potente per ogni momento della giornata. Candy è la seconda brasiliana a figurare in una campagna pubblicitari di bellezza. 



L a prima è stata la studenti dell'stato di Pernambuco (B.R) Maria Chiara Araújo, protagonista nella campagna di una linea di make-up del marchio brasiliano "Lola cosmetici".


Nel mondo, solo il famoso marchio americano "Make Up Forever" ha realizzato una campagna con la modella trans, bosniaca naturalizzata australiana, Andreja Pejić.


Nel mese della prevenzione Avon, azienda leader mondiale nel canale della vendita diretta di prodotti cosmetici, ha deciso di celebrare questo sentimento legandolo a un altro importante traguardo: quest’anno infatti festeggia i suoi 20 anni di impegno nella lotta contro il tumore al seno, con la campagna globale Avon Breast Cancer Crusade. Una festa tutta speciale, dunque, dedicata all’impegno sociale e ai buoni sentimenti che trovano la massima espressione nel video emozionale #BeABreastFriend.



Non posso che congratularmi con Avon per favorire l'inclusione ed il sostegno delle persone transessuali,! Siete stupendi! ♥ (Candy Mel .. Meravigliosa, io sono una sua fan )


NASCE A NAPOLI IL PRIMO CENTRO DI ANDROLOGIA PER TRANSESSUALI E TRANSGENDER.

Di Francesco Licastro. 

La novità è emersa nel corso di “Alfa Omega” la quattro giorni dedicata ai convegni medici in corso alla Città della Scienza diNapoli e che ha aperto la “Settimana della Prevenzione” che proseguirà
poi con il Campus della Salute in Piazza del Plebisicito dal 9 all’11 ottobre.

“Il nuovo centro di andrologia – spiega Rosario Pivonello, professore di andrologia all’Università Federico II di Napoli – presenta diversi ambulatori sia per i problemi relativi alla riproduzione che, in generale, alla sessualità. E’ strutturato con ambulatori specifici e ce ne sono alcuni dedicati ai transessuali e transgender. Questo risponde a una attenzione sociale a questa parte della popolazione che richiedere di essere trattata in maniera appropriata”. L’ambulatorio è dedicato all’assistenza a chi vuole cambiare sesso sia prima del cambiamento che dopo: “Lo spazio – sottolinea Pivonello – prevede oltre alla figura dell’andrologo e dell’endocrinologo anche la presenza di uno psicologo, dell’urologo e del chirurgo. Di tutte quelle specializzazioni della medicina, cioè coinvolte nel trattamento di questi pazienti che hanno questa esigenza di identità sessuale. L’ambulatorio sarà attivo sia nel seguirli prima dell’intervento, sia in seguito per le problematiche e le patologie da cui possono essere affetti in futuro”.

Nel nuovo centro di andrologia ci sarà grande attenzione anche alla seminologia: “c’è – prosegue Pivonello – un laboratorio avanzato per tutte le analisi e la valutazione legate al seme e alla fertilità maschile. Problemi che stanno conoscendo un enorme incremento anche a causa dell’inquinamento ambienta. E infatti negli spazi dedicati alla ricerca nel nuovo centro stiamo portando avanti anche un’indagine sull’impatto che l’inquinamento ambientale ha in Campania sulla fertilità maschile. Ci sarà poi un ambulatorio di psicoterapia per aiutare le coppie che hanno problematiche di infertilità e di sessualità”. Il nuovo centro di andrologia e sessualità è collegato a un centro di ricerca per nuove possibili terapie per lo spermatozoo e il testicolo.

Di sessualità si è parlato al convegno Alfa Omega anche nella tavola rotonda sul tema “Come evitare le infezioni sessualmente trasmissibili”. Molta attenzione ha richiamato anche l’incontro su “Lo sport come medicina”. Successo, intanto, pr le mattinate dedicate alle scuole: lunedì i ragazzi hanno assistito nell’auditorium di Città della Scienza al film “Supersize me” che li ha spinti a interrogarsi sull’abuso di cibo dei fast food.
Da Francesco Licastro|ottobre 7th, 2015|In evidenza, Salute e 

mercoledì 7 ottobre 2015

Ci sono diversi tipi di libertà e ci sono parecchi equivoci in proposito. Il genere più importante di libertà è di essere ciò che si è davvero. (Aninomo)...

"No alla teoria gender nelle scuole", passa la mozione in Regione. "Documento ignorante e oscurantista"

Voto segreto per il documento che mette all'indice i libri, voluto dalla Lega e duramente attaccato dall'opposizione. La reazione della consigliera per le Pari opportunità: "Vigileremo negli istituti su qualsiasi possibile censura"

Per leggere l'articolo qui http://milano.repubblica.it/cronaca/2015/10/06/news/scuola_il_consiglio_regionale_approva_la_mozione_presentata_dalla_lega_contro_la_teoria_gender-124483467/?ref=HREC1-2


Uno spettacolo d.e.p.r.i.m.e.n.t.e, e politicamente offensivo. Piano,piano stiamo tornando al medio Evo Emoticon frown Ma Quanta ignoranza. Allora, se il il ruolo della scuola è sollo quella di 'alfabetizzare gli studenti, dovrebbero uscire tutti dalla scuola appena imparano a leggere, giusto? penso che il ruolo della scuola deva andare oltre:In altre parole, non è "imporre un'ideologia", ma rendere possibile che gli studenti pensino con la propria testa. Dovrebbe insegnare il rispetto e preparare questa nuova generazione al mondo in cui vivranno. Limitare la discussione di questi temi, non educa, crea solo più tabù e più ignoranza. Quello che chiamano spregiativamente "ideologia di genere" Non esiste. Stata in vece costruita dalle stesse persone che la criticano che l’hanno inventata per avere uno strumento per attaccare le legittime richieste delle persone omosessuali, transessuale,lesbiche. Certo che per questi politici e difficile occuparsi di LAVORO,SERVIZIO PUBBLICO,SALUTE,TASSE, MANCANZA DI ABITAZIONE, POVERTÀ, MAFIA.... Meglio discutere orientamento sessuale delle persone ... questo e molto più importanti, non si stancano, e aumentano il loro voti. Che sia chiaro, quello che viene insegnato e il rispetto incondizionato per le differenze e il ripudio delle diverse forme di intolleranza. il maschilismo e la misoginia, etero-sessista (omofobia, lesbo-fobia, bi-fobia e altre intolleranze contro le persone non eterosessuali,la transfobia) .

Vanessa Mazza

sabato 3 ottobre 2015

Monsinor Charamsa, ufficiale della Congregazione per la Dottrina della Fede fa coming out e gela il Vaticano: «Voglio scuotere questa mia Chiesa. So che ne pagherò le conseguenze: l'amore omosessuale è un amore familiare, aprano gli occhi»

Sabato 03/10/2015, a meno di 24 ore dall'inizio del Sinodo dei vescovi sulla famiglia monsignor Krzysztof Olaf Charamsa, 43 anni, polacco e teologo di primo piano nella Congregazione per la dottrina della fede, ha fatto coming out: " Sono un gay felice e ho un compagno". Immediata e durissima la reazione della Santa Sede. Il monsignore è stato subito allontanato dal suo incarico in Vaticano e ora rischia un processo canonico nella sua diocesi di Pelplin in Polonia che prevede come pena massima la riduzione allo stato laicale.

Charamsa , sacerdote dal 1997, è dal 2003 ufficiale della Congregazione per la dottrina della fede, quando il prefetto dell’ex Sant’Uffizio era ancora il cardinale Joseph Ratzinger, nonché segretario aggiunto della Commissione teologica internazionale vaticana e professore alla Pontificia Università Gregoriana e al Pontificio Ateneo Regina Apostolorum. Un canonista di primissimo livello, dunque, con un curriculum prestigioso. Alla vigilia del Sinodo, che dal 4 al 25 ottobre prossimi dovrà valutare l’accesso alla comunione per i divorziati risposati ma anche le eventuale aperture per i gay.

«Voglio che la Chiesa e la mia comunità sappiano chi sono: un sacerdote omosessuale, felice e orgoglioso della propria identità. Sono pronto a pagarne le conseguenze, ma è il momento che la Chiesa apra gli occhi di fronte ai gay credenti e capisca che la soluzione che propone loro, l’astinenza totale dalla vita d’amore, è disumana». Monsignor Krzysztof Charamsa, lo dice con un sorriso serio e pacato. ha detto al quotidiano italiano Corriere della Sera.



Oggi monsignor Charamsa sarà a Roma alla prima assemblea internazionale dei cattolici lgbt organizzata dal Global Network of Rainbow Catholics alla vigilia del Sinodo sulla famiglia, per sostenere il dialogo sui gay cattolici.«Dedico il mio coming out ai tantissimi sacerdoti omosessuali che non hanno la forza di uscire dall'armadio, alla fantastica comunità gay, lesbica e transessuale che chiede il rispetto vicendevole dei diritti»

«S. Uffizio il cuore dell'omofobia»

Alla domanda se ci siano «tantissimi» gay anche in Vaticano ha annuito, commentando: «In ogni società di soli uomini ci sono più gay che nel mondo come tale». Ha aggiunto: «Devo parlare di ciò che ho subito al S.Uffizio, che è il cuore dell'omofobia della Chiesa cattolica, un'omofobia esasperata e paranoica». Monsignor Krzysztof Charamsa non si stupisce della decisione della Chiesa di rimuoverlo dagli incarichi e si dice «cosciente della gravità della mia decisione e delle sue conseguenze». «Il Vaticano dice che il mio non è un stato un gesto responsabile? E invece è stato un gesto di piena responsabilità», ha sottolineato. «Se vogliono sbattermi fuori dalla porta, non posso che prenderne atto». Ma questo non significa un allontanamento dalla Chiesa: «La Chiesa mi ha dato molto- ha detto il presule - Amo la mia Chiesa e la ringrazio per il bene che mi ha dato».


Perché ha deciso di fare coming out?
«Arriva un giorno che qualcosa si rompe dentro di te, non ne puoi più. Da solo mi sarei perso nell'incubo della mia omosessualità negata, ma Dio non ci lascia mai soli. E credo che mi abbia portato a fare ora questa scelta esistenziale così forte - forte per le sue conseguenze, ma dovrebbe essere la più semplice per ogni omosessuale, la premessa per vivere coerentemente - perché siamo già in ritardo e non è possibile aspettare altri cinquant'anni. Dunque dico alla Chiesa chi sono. Lo faccio per me, per la mia comunità, per la Chiesa. È anche mio dovere nei confronti della comunità delle minoranze sessuali». 


Cosa pensa di ottenere?
«Mi pare che nella Chiesa non conosciamo l’omosessualità perché non conosciamo gli omosessuali. Li abbiamo da tutte le parti, ma non li abbiamo mai guardati negli occhi, perché di rado essi dicono chi sono. Vorrei con la mia storia scuotere un po’ la coscienza di questa mia Chiesa. Al Santo Padre rivelerò personalmente la mia identità con una lettera. E comunicherò chi sono alle università romane dove insegno: con mio grande dolore è probabile che non potrò più lavorare nella scuola cattolica».

Lo fa alla vigilia del Sinodo sulla famiglia, che inizia domani in Vaticano.
«Sì, vorrei dire al Sinodo che l’amore omosessuale è un amore familiare, che ha bisogno della famiglia. Ogni persona, anche i gay, le lesbiche o i transessuali, porta nel cuore un desiderio di amore e familiarità. Ogni persona ha diritto all'amore e quell'amore deve esser protetto dalla società, dalle leggi. Ma soprattutto deve essere curato dalla Chiesa. Il Cristianesimo è la religione dell’amore: è ciò che caratterizza il Gesù che noi portiamo al mondo. Una coppia di lesbiche o di omosessuali deve poter dire alla propria Chiesa: noi ci amiamo secondo la nostra natura e questo bene del nostro amore lo offriamo agli altri, perché è un fatto pubblico, non privato, e non è una ricerca esasperata del piacere».

Questa però non è la concezione della Chiesa.
«No, non sono posizioni dell’attuale dottrina della Chiesa, ma sono presenti nella ricerca teologica. In quella cristiana in modo ponderoso, ma abbiamo anche ottimi teologi cattolici che su questi aspetti producono contributi importanti».

Il Catechismo cattolico sulla base della lettura biblica definisce l’omosessualità come una tendenza «intrinsecamente disordinata»...
«La Bibbia non parla mai di omosessualità. Parla invece degli atti che io definirei “omogenitali”. Possono essere compiuti anche da persone eterosessuali, come succede in molte prigioni. In questo senso potrebbero essere un momento di infedeltà alla propria natura e quindi un peccato. Quegli stessi atti compiuti da una persona omosessuale esprimono invece la sua natura. Il sodomita biblico non ha niente a che fare con due omosessuali che oggi in Italia si amano e vogliono sposarsi. Non trovo nella scrittura nemmeno una pagina, neanche in San Paolo, che possa riferirsi alle persone omosessuali che chiedono di essere rispettate nel loro orientamento, un concetto sconosciuto all'epoca».

La dottrina cattolica esclude dal sacerdozio i gay: lei come ha potuto diventarlo?

«È una regola introdotta nel 2005 quando io ero già sacerdote, e che vale solo per le nuove ordinazioni. Per me è stato un trauma. Prima non era così e credo che sia un errore da correggere». 

Lei ha sempre saputo di essere gay?
«Sì, ma all'inizio non lo accettavo, mi sono sottomesso con pignoleria zelante all'insegnamento della Chiesa e al vissuto che mi imponeva: il principio che “l’omosessualità non esiste”. E se c’è va distrutta». 

Come è passato dal rifiuto alla «felicità» di essere gay?
«Studiando, pregando e riflettendo su di me. Sono stati fondamentali il dialogo con Dio e il confronto con la teologia, la filosofia, la scienza. Adesso, poi, ho un compagno che mi ha aiutato a trasformare le ultime paure nella forza d’amore». 

Un compagno? Questo non è ancora più inconciliabile con il sacerdozio cattolico?
«So che la Chiesa mi vedrà come qualcuno che non ha saputo mantenere una promessa, che si è perso e per di più non con una donna, ma con un uomo! E so anche che dovrò rinunciare al ministero, che pure è tutta la mia vita. Ma non lo faccio per poter vivere con il mio compagno. Questa è una decisione molto più ampia che nasce dalla riflessione sul pensiero della Chiesa». 

Cioè?
«Se non fossi trasparente, se non mi accettassi, non potrei comunque essere un buon sacerdote perché non potrei fare da tramite alla felicità di Dio. Penso che su questi temi la Chiesa sia in ritardo rispetto alle conoscenze che ha raggiunto l’umanità. È già successo in passato: ma se si è in ritardo sull'astronomia le conseguenze non sono così pesanti come quando il ritardo riguarda qualcosa che tocca la parte più intima delle persone. La Chiesa deve sapere che non sta raccogliendo la sfida dei tempi».

La lettera a Papa Francesco

Papa Francesco viene definito «fantastico» perché «ci ha fatto riscoprire la bellezza del dialogo, non dialogavamo. Ora il sinodo sulla famiglia sia davvero di tutte le famiglie e nessuna sia esclusa». Krysztof Charamsa chiede al papa anche di modificare il catechismo e afferma che informerà personalmente il pontefice: «Devo ancora consegnargli la lettera».
 

Papa Francisco aprirà questa Domenica uno secondo sinodo sulla famiglia, dove si discuterà il tema dell'omosessualità. Il tema divide profondamente la Chiesa Cattolica, per altre e una questione di disturbo che deve essere combattuta, mentre altri credono che sia una realtà che deve essere preso in considerazione.


Il Vaticano ha confermato che papa Francisco ha incontrato un vecchio amico gay e il suo compagno durante la sua visita a Washington, un incontro che ha avuto luogo un giorno prima che il pontefice incontrasi in segreto con Kim Davis, la funzionaria municipale della Contea di Rowan, in Kentucky, diventata icona del mondo conservatore cattolico per essersi rifiutata di celebrare unioni omosessuali nella contea americana e, per questo, aver trascorso cinque giorni in prigione. Il Vaticano ha detto in una dichiarazione precedente che questo incontro con Davis non deve essere interpretata come sostegno per la sua posizione su questo tema controverso.




Il canale di notizie americano CNN è stato il primo a segnalare l'incontro e ha pubblicato un video in cui il papa e il suo vecchio amico Yayo Grassi si abbracciano calorosamente il 23 settembre presso l'Ambasciata del Vaticano a Washington.

E 'stato un gesto affettuoso tipico del Pontefice, ma anche pieno di simbolismo, alla vigilia della riunione dei vescovi.

In una dichiarazione, il portavoce vaticano ha detto che l'incontro del Papa e Grassi era personale.

Yayo Grassi, e apertamente gay, e nell'occasione ha portato il suo compagno, Iwan Bagus, nonché molti altri amici all'ambasciata del Vaticano il 23 settembre per una breve visita con il Papa. Un video dell'incontro mostra Grassi e Francesco salutandosi con un caloroso abbraccio. In un'intervista esclusiva con la CNN, Grassi ha detto che la visita è stata organizzata personalmente con il Papa via e-mail "Tre settimane prima del viaggio, mi ha chiamato al telefono e ha detto che gli sarebbe piaciuto darmi un abbraccio", ha detto Grassi.

Ha anche detto che il Papa sempre saputo che era gay, ma mai condannato il loro orientamento sessuale o della loro relazione omosessuale.

"Non è mai stato giudicante", ha detto Grassi. "Non ha mai detto qualcosa di negativo".

Papa Francesco è stato elogiato per cambiare il tono di condanna dell'omosessualità che la Chiesa cercava un approccio più compressibile. Questa nuova prospettiva è riassunta nella sua famosa dichiarazione del  2013  sul gay: "Chi sono io per giudicare".


venerdì 2 ottobre 2015

"Le nostre vite, la nostra libertà" Laici in piazza a Milano per i diritti.

Megaraduno in piazza del Cannone. Sul palco, a difendere le ragioni di una legislazione laica, oltre a Mina Welby e Beppino Englaro, anche Lella Costa e decine di attori

di ZITA DAZZI

"Le nostre vite, la nostra libertà" è il titolo di una grande manifestazione nazionale che si terrà domani, sabato pomeriggio, alle 14, in piazza del Cannone. Un raduno dedicato alla Laicità e per l'affermazione dei diritti civili in Italia, "un Paese che ancora sconta una pesante sudditanza nei confronti della Chiesa cattolica". Saranno presenti alcuni testimonial d'eccezione come Beppino Englaro, padre di Eluana, protagonista di una lunga battaglia per l'eutanasia, come Mina Welby, che lottò per ottenere lo stesso diritto per il marito, disabile e malato terminale.

Fra gli obiettivi della manifestazione - che ha anche il chiaro scopo di replicare alla mobilitazione del mondo cattolico con i suoi 'Family day' - c'è un lungo elenco di leggi che da tempo la società laica rivendica senza che il parlamento riesca a deliberare sulle varie proposte in discussione. Fra queste leggi, ci sono tutte quelle sulle quali si concentra la polemica politica: da quella per ilmatrimonio gay e il riconoscimento delle unioni civili, da quella sulla fecondazione assistita a quella sul "fine vita", fino alla legge contro l'"omotransfobia" e quella per limitare il finanziamento alle scuole cattoliche.

In piazza e sul palco, a difendere le ragioni di una legislazione laica, oltre alla Welby e a Englaro, anche Lella Costa, Renato Sarti, Matteo B. Bianchi, Elio De Capitani, Massimo Cirri, Don Franco Barbero, Alessandra Faiella, Daniela Fantini, Massimo Depaoli, Marco Cappato, Paolo Hutter, Antonio Capitani, Manuela Doriani, i TriBemolle, i Babb de Menk & The Soul Sisters e tanti altri.

I gruppi promotori della manifestazione sono i 'Sentinelli' di Milano, l'Associazione radicale Certi diritti, l'associazione Enzo Tortora, l'associazione Luca Coscioni, L'unione atei italiana (Uaar) e diverse altre sigle, con l'adesione di Emergency e di tutte le reti e i coordinamenti gay. L'appello per l'evento sta girando in modo virale sui sociale con 30mila invitati e già oltre 5mila adesioni. per informazioni è stata aperta una pagina su Facebook (30mila invitati, 3mila partecipanti fino ad ora) intitolata 'milano3ottobre'.

L'evento per l'affermazione dei principi di laicità e diritti di tutti in piena polemica per la battaglia in Regione contro 'le teorie gender' a scuola e in vista del discusso convegno in Regione per l'affermazione della 'famiglia naturale'. In questo contesto, a Palazzo Marino, sempre domani è stato organizzato - per la prima volta in Italia, 'Leaders for change', un confronto tra manager, professionisti e imprenditori lgbt per fare rete e nel caso italiano promuovere "un'equa applicazione dei diritti umani" facendo in modo "di recuperare il ritardo esistente tra il nostro paese e il resto dell'Europa". Non solo in famiglia, ma anche nel mondo del lavoro e dello sviluppo, cruciale per una vera "smart city". In sala Alessi, professionisti, imprenditori e manager lgbt porteranno le esperienze di successo internazionali per "favorire la comunicazione allo scopo di migliorarne le condizioni sul piano personale, professionale, economico e culturale" ed eliminare ogni gap. Perché anche le città, nel loro processo di evoluzione e cambiamento, possono aiutare le persone - a prescindere dal loro orientamento sessuale - a sviluppare il loro talento e inserirsi al meglio, anche professionalmente.