STAMPA ESTERA - Il principale candidato a governatore di Bangkok strizza l'occhio alla comunità LGBT
Il bacino elettorale trans gender è diventato improvvisamente appetibile per la politica. O chissà cosa. Resta il fatto che in Thailandia c'è almeno un politico convinto che sia davvero così. "La società moderna accetta i vari generi di appartenenza sessuale. Bangkok deve essere una città in grado di comprendere a fondo le differenze di genere e non limitarsi ad accettare i diversi stili di vita. Deve essere la città di tutte le diversità": così recita uno spot della campagna elettorale di Pongsapat Pongcharoen, ufficiale di polizia formato negli Stati Uniti, che secondo i sondaggi sarà presto il nuovo governatore della città di Bangkok.
Veloce, minimale e patinato, il video mostra un montaggio di facce sorridenti in sequenza, molte delle quali di "kathoey", i transgender tailandesi conosciuti ai più con la definizione inglese meno elegante di "ladyboys".
Che sia l'alba di una nuova era elettorale, nella quale i politici corteggiano il voto dei transessuali? Nemmeno Nok Yollada, il primo transessuale tailandese ad occupare un incarico pubblico, aveva osato fare leva su quel bacino elettorale. Quando la abbiamo intervistata un anno fa, prima della vittoria alle urne, ci aveva detto che "nella sua campagna elettorale le questioni legate all'appartenenza sessuale erano state assenti o a malapena sollevate".
Per valutare l'efficacia della nuova campagna elettorale ci siamo rivolti a un transessuale che guarda con occhio acuto alla politica, il quale ci ha detto: "Una bella mossa, non c'è che dire. Mi piace, ma bisogna tenere a mente che si tratta pur sempre di politica. L'unica cosa che vorrei è una serie di scelte politiche concrete, tali da rendere BKK (Bangkok) una città davvero LGBT friendly". Lo spot elettorale non fa alcun riferimento a nulla del genere; forse nelle intenzioni dello staff di Pongsapat c'era soltanto la volontà di colpire (e se così fosse, complimenti, visto che almeno con noi la cosa ha funzionato, e come). In fin dei conti sono solo pochi anni che i transgender non vengono più bollati come "malati di mente" dall'esercito tailandese (vedi l'articolo su Global Post "The Lovely Conscripts", 2010). O forse Pongsapat si considera niente più che un uomo al passo coi tempi. A pensarci bene, il nostro ha anche chiamato il figlio appena nato "In Touch", e cioè “In contatto”, per non parlare della sua promessa elettorale riguardo alla distribuzione di energy drink gratis ai tassisti...
Per la verità lo spot di Pongsapat Pongcharoen passa in rassegna tutta una schiera di identità sessuali da far perdere la testa a chi non fosse ben informato sulla materia. Scopriamo così che esistono i kathoey, ma anche le tom (lesbiche mascoline) e le dee (lesbiche femminine), nonché una serie di altre identità oscure ai più, compreso chi scrive, che ha scoperto in questa occasione che una cherry è una donna che va a caccia di kathoey e via di questo passo.
Allora, quali potrebbero essere le conclusioni da trarre da tutto ciò? Che viviamo nel 21esimo secolo e nulla può impedirci di immaginare una società nella quale politici che vogliono andare al potere tengano in considerazione anche uguali opportunità per tutti.
di Patrick Winn per Global Post (Usa), 6 febbraio 2013
Fonte: http://www.tg3.rai.it/dl/tg3/articoli/ContentItem-d6ed727f-9cb2-4f9b-9a38-a896f564c2a5.html?refresh_ce
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