La libertà di privare gli altri della libertà


Di: Riccardo Paternò.
La libertà di privare gli altri della libertà

Quando l’altro giorno il segretario Pdl se n’è uscito con quelle frasi sui gay mi sono detto: ecco, ci risiamo, si ricomincia. Non mi ha sorpreso più di tanto perché da uno così, portavoce fedele e interprete dei voleri del capo, capace di annullarsi come uomo pur di compiacerlo, mi aspetto, anzi, che vada oltre. Ho solo provato un po’ di noia. E non mi ha stupito neanche la non reazione del centrosinistra, fatto salva una frase svicolante di Bersani sull’essere già entrati in campagna elettorale e una precisazione di Bindi del giorno dopo sul non avere mai chiesto i matrimoni tra gay. Non mi ha stupito ma mi ha causato un po’ di nausea.

La frase in prima pagina sul giornale diceva: “se la sinistra vince, nozze gay e coppie di fatto”. Sarebbe potuta essere un’affermazione chiara (qualcosa di chiaro finalmente!) su una parte di programma politico (finalmente un programma politico!). Qualcosa di immediato e concreto, come qualche decennio fa, da noi o in altre parti del mondo, si fosse annunciato: “anche le donne/i negri potranno votare”, oppure “tutti i cittadini saranno considerati uguali”. Un’affermazione robusta, che in poche parole trasmette il cammino dell’uomo a migliorarsi. Invece no, davanti a quella frase c’era il nome del segretario pdl che immediatamente ne trasformava il senso in una minaccia, uno spauracchio per intimorire le anime pavide e arretrate che ormai siamo diventati. E devo dire che ha avuto pieno successo se i più atterriti si sono dimostrati i rappresentanti della fazione opposta e non gli abitanti della “bible belt” nostrana, trasversale a tutti gli schieramenti, la cui maggioranza però non ci penserebbe neanche più a queste cose se non fossero alimentate da confronti antichi tra politici antichi.

Si dirà: è colpa della Chiesa, siamo il paese del Vaticano. D’accordo, questo è vero, ma non basta. Io dico che ci siamo abituati all’idea che alcuni di noi abbiano meno diritti – e che alcuni anche abbiano meno doveri – e che questo non ci indispone, non ci tocca. Non ci ferisce sapere che persone uguali siano trattate diversamente. Ma perché? Perché dovrei avere più diritti io di un mio simile? O perché al mio prossimo dovrebbe essere permesso ciò che a me è negato? Che avranno fatto mai questi gay, queste donne, questi negri per meritarsi una condizione perenne di inferiorità civile?

Io non sono pro gay o sostenitore di questa o quella minoranza. Anzi, direi abbastanza menefreghista. Sono conservatore nell’anima e anche un po’ omofobo, mi sa. Ma non mi va giù che nella stessa società, a parità di doveri, alcuni siano penalizzati rispetto ad altri. Non sono neanche cattolico ma tratto il prossimo mio come me stesso e non capisco perché chi professa quella religione decida a seconda dei casi di eccepire a quella massima di civile convivenza. O come se lo giustifichi. Il fatto è che ci siamo abituati alle fanfaronate della destra e ai silenzi e ai distinguo della sinistra ma più ancora ci siamo abituati a che alcuni abbiano meno libertà di altri e ciò ci sembra del tutto normale. Semplicemente.

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