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giovedì 22 dicembre 2011
Usa: primo bacio gay, La prima ufficiale della marinaia americana Usa a rompere il tabù
Quando un’unità della marina Usa rientra in base dopo una lunga missione, tradizione vuole che uno dei marinai a bordo venga scelto per scendere per primo a terra e baciare il proprio amore: Marissa Gaeta, sottufficiale è stata la prima a farlo con un bacio a qualcuno del suo stesso sesso. Quando Marissa è scesa dalla Uss Oak Hill, ad aspettarla sul molo in Virginia ha trovato la sua partner Citlalic Snell, sottufficiale di marina come lei, con cui vive da due anni. Il bacio, da alcuni definito “storico”, è stato reso possibile dopo che il presidente Barack Obama ha messo fine al “Don’t ask, don’t tell”, il principio che consentiva ai militari gay di prestare servizio solo a patto che non dichiarassero la propria omosessualità.
Dopo sette mesi di missione militare, i soldati inglesi tornano a casa. E per festeggiare cantano in play back "All I want for Christmas" di Mariah Carey.
La nave britannica, HMS Ocean ha realizzato un video molto carino in cui l’equipaggio canta “All I Want For Christmas” di Mariah Carey e lei, li ha ringraziati tramite Twitter: il video che i militari hanno realizzato le è piaciuto molto.
La nave che e rientrata nel Regno Unito il 9 dicembre dopo 225 giorni di navigazione: ha realizzato questo meraviglioso video natalizio come un modo di augurare buone feste a tutti. Molti continueranno a lavorare.
Nel video compaiano cene molto carine, alcune dei quali gay, bene basta visionare il video per entrare nel spirito di pace e amore, e molto divertimento.
mercoledì 21 dicembre 2011
Iran all’avanguardia per il cambio di sesso
I transessuali chiedono una legge per un sostegno medico e psicologico
È relativamente facile in Iran, visto che la Repubblica Islamica è all’avanguardia nelle operazioni per il cambiamento di sesso da quando il suo fondatore, Iman Khomeini, firmò negli anni Ottanta una “fatwa” che le rendeva legali. Ad oggi sono circa 2600 - secondo o dati ufficiali - le persone che hanno chiesto all’Ufficio centrale di medicina legale l’autorizzazione per l’intervento. E dalla rivoluzione del 1979 sono state ufficialmente 4mila le operazioni effettuate, con il conseguente rilascio all’interessato di una nuova carta di identità che permette anche di sposarsi. La prima a compiere questo percorso nella Repubblica islamica è stata proprio Mariam, 57 anni, che quando viveva nel corpo di un uomo si chiamava Fereydun e che ha dedicato tutta la vita alla difesa dei diritti dei transessuali.
Dall’incontro con la moglie dello scià, Farah Diba, prima della Rivoluzione, fino all’udienza ottenuta da Khomenei nel 1983 e la promessa di una nuova fatwa (la terza dal 1963, e specifica per i transessuali) per la legalizzazione del cambio di sesso. Una operazione che però Mariam preferì fare, molti anni dopo e spendendo di più in Thailandia, perché le strutture sanitarie in Iran, dice, non sono ancora all’altezza. «Anche in Gran Bretagna e negli Usa ci sono migliori possibilità di riuscita», spiega Mariam in un’intervista, anche se l’operazione costa tre volte tanto, circa 10mila euro. Nel 2000, sotto la presidenza di Mohammad Khatami, era stato formato un comitato statale che aveva anche portato alla nascita di una «clinica per il sesso e la sessuologia», ricorda Mariam, ed a misure di welfare per i transessuali. Ma la clinica ha chiuso due anni dopo l’apertura e il fondo di assistenza è stato tagliato nel 2009. La battaglia politica continua, tanto che ora - annuncia la donna - si sta lavorando ad una proposta di legge che istituisca un fondo per il sostegno medico e psicologico a chi decide di operarsi. Una scelta necessaria in Iran più che in Occidente proprio per la diversità sociale e religiosa, e per questo le domande, dice, sono in leggero aumento.
TEHERAN - Uno dei paradossi della società iraniana è che, se si digita su Google la parola “sex”, la ricerca è bloccata dalla censura. Se invece si scrive «Iranian society for supporting individuals with gender identity disorder», appare subito il sito dei transessuali iraniani ossia l’Associazione per le persone con disordini nell’identità di genere. Disordini connessi - precisa la responsabile della associazione Mariam Khatoun Molkara - con un problema «genetico» che origina il mancato riconoscimento di sé nel proprio sesso anatomico ed il desiderio di cambiarlo.
È relativamente facile in Iran, visto che la Repubblica Islamica è all’avanguardia nelle operazioni per il cambiamento di sesso da quando il suo fondatore, Iman Khomeini, firmò negli anni Ottanta una “fatwa” che le rendeva legali. Ad oggi sono circa 2600 - secondo o dati ufficiali - le persone che hanno chiesto all’Ufficio centrale di medicina legale l’autorizzazione per l’intervento. E dalla rivoluzione del 1979 sono state ufficialmente 4mila le operazioni effettuate, con il conseguente rilascio all’interessato di una nuova carta di identità che permette anche di sposarsi. La prima a compiere questo percorso nella Repubblica islamica è stata proprio Mariam, 57 anni, che quando viveva nel corpo di un uomo si chiamava Fereydun e che ha dedicato tutta la vita alla difesa dei diritti dei transessuali.
Dall’incontro con la moglie dello scià, Farah Diba, prima della Rivoluzione, fino all’udienza ottenuta da Khomenei nel 1983 e la promessa di una nuova fatwa (la terza dal 1963, e specifica per i transessuali) per la legalizzazione del cambio di sesso. Una operazione che però Mariam preferì fare, molti anni dopo e spendendo di più in Thailandia, perché le strutture sanitarie in Iran, dice, non sono ancora all’altezza. «Anche in Gran Bretagna e negli Usa ci sono migliori possibilità di riuscita», spiega Mariam in un’intervista, anche se l’operazione costa tre volte tanto, circa 10mila euro. Nel 2000, sotto la presidenza di Mohammad Khatami, era stato formato un comitato statale che aveva anche portato alla nascita di una «clinica per il sesso e la sessuologia», ricorda Mariam, ed a misure di welfare per i transessuali. Ma la clinica ha chiuso due anni dopo l’apertura e il fondo di assistenza è stato tagliato nel 2009. La battaglia politica continua, tanto che ora - annuncia la donna - si sta lavorando ad una proposta di legge che istituisca un fondo per il sostegno medico e psicologico a chi decide di operarsi. Una scelta necessaria in Iran più che in Occidente proprio per la diversità sociale e religiosa, e per questo le domande, dice, sono in leggero aumento.
L'OCCIDENTE PUÒ “ESPORTARE” I DIRITTI DEI GAY?
DI KWEI QUARTEY
Foreign Policy in Focus
Foreign Policy in Focus
Nel corso della riunione tenuta nello scorso ottobre a Perth in Australia dei Capi del Governo del Commonwealth (CHOG), il Primo Ministro britannico David Cameron ha redarguitoalcuni dirigenti africani che, se le loro nazioni dovessero bandire l’omosessualità, potrebbero rischiare di perdere gli aiuti economici del Regno Unito.
Non abbiamo sicuramente anticipato la prontezza e la rabbia della risposta africana a questa dichiarazione. Per il presidente dello Zimbabwe Robert Mugabe, 0 Commenti and 0 Reazioni”. Il solitamente pacato Presidente ghanese Atta Mills ha detto che il Ghana si impegna nel sostenere i diritti umani come stabilito dalla costituzione, ma “da presidente di questa nazione, non avvierò né sosterrò alcun tentativo di legalizzare l’omosessualità in Ghana”. Sfidando la dichiarazione di Cameron, il senato nigeriano ha approvato una legge che vieta i matrimoni dello stesso sesso e auspica una condanna a 14 anni di prigione per le persone colpevoli di essere omosessuali. Il consigliere presidenziale dell’Uganda John Nagenda, uno dei paesi più pericolosial mondo per i gay, ha riferito che gli ugandesi sono “stanchi di queste lezioni" e che non possono essere trattati come dei "bambini".
L’ufficio di Cameron ha tentato di chiarire la dichiarazione, riferendosi ai diritti dei gay nel contesto più largo dei diritti umani. Quando sembrava che il furore si fosse placato, il Presidente Obama ha annunciato il 6 dicembre 2011 che la sua amministrazione utilizzerà gli aiuti all’estero per promuovere i diritti dei gay e delle lesbiche, anche combattendo i tentativi dei governi stranieri di criminalizzare l’omosessualità. Quasi simultaneamente al rilascio del memorandum di Obama, il Segretario di Stato Hillary Clinton, in un discorso al Palazzo delle Nazioni per il riconoscimento dello Human Rights Day, ha parlato di “un gruppo i cui diritti umani sono ancora oggi negati in troppe parti del mondo”: le persone lesbiche, gay, bisessuali e transgender (LGBT). Clinton ha riconosciuto che la prestazione degli Stati Uniti riguardo i diritti umani delle persone gay è lungi dall’essere perfetta.
Reagendo alle dichiarazioni di Obama-Clinton, l’ugandese John Nagenda ha affermato che “l’omosessualità qui [in Africa] è un tabù […] e io posso dire che quest’idea della Clinton, di Obama, è qualcosa che verrà considerata odiosa”. Uno sguardo a come le nazioni africane puniscono le persone gay o quelli sospettati di essere omosessuali ci dà il senso di quanto pervasiva sia diventata l’omofobia in molte di queste nazioni. Poco importa, a proposito, che molte di esse siano firmatarie dell’altisonante Statuto Africano sui Diritti Umani e dei Popoli, il cui articolo 28 afferma che “ogni individuo deve avere il dovere di rispettare e considerare le persone che gli sono vicine senza discriminazione, e di mantenere relazioni finalizzate alla promozione, alla salvaguardia e al rafforzamento del mutuo rispetto e della tolleranza.”Politiche di aiuti
Secondo Richard Dowden della Royal African Society, quest’anno i fondi per gli aiuti del Regno Unito sono di 12 miliardi di dollari. Il Ghana, ad esempio, prende 133 milioni di dollari. Dowden dice che “i governi destinatari in Africa […] sanno che i donatori devono raggiungere i propri obbiettivi […] e che i canali di comunicazione sono molto trafficati. Quindi, molto spesso, il potere è nelle mani dei governi africani, e non dei donatori occidentali.”
Un'altra ragione che suggerisce il perché le nazioni africane hanno sorprendentemente voluto respingere le proposte di Stati Uniti e Regno Unito sui diritti umani è data dalla sempre più forte presenza cinese in Africa, che rassicura i dirigenti africani per avere una fonte di aiuti alternativa. In questo articolo di Foreign Policy In Focus, “America vs China in Africa”, Francis Njubi Nesbitt ha scritto in modo eloquente come l’Occidente non sia stato capace di rispondere alla sua imminente sostituzione come forza politica ed economica dominante nel continente.
Come l’autore e economista nato in Zambia Dambisa Moyo, alcuni critici ritengono che questi aiuti dai paesi ricchi stanno distruggendo l’Africa. Ma le nazioni donatrici non digeriscono facilmente l’ipotesi di togliere precipitosamente gli aiuti nelle zone critiche. Ad esempio, il governo statunitense ha speso una media di 308 milioni di dollari l’anno per i programmi anti-HIV/AIDS in Nigeria, e il Regno Unito altri 31 milioni. Anche se il ritiro di questi fondi andrà certamente a colpire i gay nigeriani, un numero ben maggiore di omosessuali, in modo particolare donne, ne patiranno le conseguenze, dato che il sesso eterosessuale è responsabile dell’80-95 per cento della trasmissione di HIV in Nigeria.Interferenze con le consuetudini sociali
I politici africani si sono arrabbiati per quello che percepiscono come un’interferenza occidentale nelle “norme sociali africane” e un’“imposizione di valori culturali esterni”. Di tutti i diritti umani a disposizione di Cameron e Obama per le loro preoccupazioni, quelli dei gay sono tra i più infiammanti.
L’idea superficiale ma diffusa tra molti africani è che l’omosessualità è un “male” portato nel continente dagli occidentali. Come evidenziato in molti scritti, c’è una vasta evidenza del contrario. Il libro affascinante Boy-Wives and Female Husbands esplora le pratiche indigene omosessuali in quattro diverse regioni geografiche dell’Africa. L’antologia include i primi racconti degli esploratori europei come Cavazzi e Cardonega, che nel XXVII secolo descrivevano l’attività omosessuale tra gli uomini africani. Testimoniando questi comportamenti, gli europei scioccati reagirono allo stesso modo degli attuali leader africani, biasimando quelle che descrivono come “pratiche sporche”, “errata lussuria maschile” e “peccato abominevole”. Per quanto incredibile possa sembrare, le importazioni europee in Africa potrebbero riguardare non tanto l’omosessualità, quanto l’omofobia.
Considerate quanta parte del linguaggio arcaico delle leggi scritte in Africa sia basato sullacommon law britannica. Ad esempio, la Sezione 104 del Codice Penale del Ghana si riferisce a una “innaturale conoscenza carnale”, definita tortuosamente come “rapporto sessuale con una persona in modo innaturale o con un animale”. Deriva da testi antichi come quello di questo pagina in A Treatise of Pleas of the Crown di William Hawkins, la cui prima edizione fu pubblicata nel 1716. Non c’è una menzione specifica degli atti omosessuali, se sembra che gran parte dei ghanesi abbia fuso omosessualità con pedofilia, sodomia e criminalità. Sembra esserci poca comprensione che l’amore tra uomini e donne dello stesso sesso riguarda una vasta gamma di comportamenti, da una frequentazione ravvicinata a salire, ma che non necessariamente comporta un rapporto sessuale. Ma in un paese profondamente religioso dove molti ricavano le proprie convinzioni omofobiche dai pastori moralisti che attizzano il parossismo e sollecitano i giovani a diventare sempre più pii, c’è poca speranza di un rapido cambiamento.
Sembra un paradosso che l’omofobia sia in crescita in Ghana, dove da tempo è normale per gli uomini tenersi per mano in pubblico o avere un contatto fisico, e dove gli abbracci indolori, l’attrazione romantica e l’omoerotismo sono frequenti tra gli studenti dei collegi.
Il sostegno dei gay in Africa
Va tutto bene per Cameron, Obama e la Clinton nel rilasciare proclami da migliaia di miglia di distanza. Ma aiutano davvero i gruppi di sostegno ai gay africani nel combattere sul posto nei rispettivi paesi? In un post sul blog MyWeku.com, N. Thompson scrive, “Se il programma di Cameron fosse quello di supportare gay e lesbiche in tutta l’Africa, allora ha fatto davvero un pessimo lavoro.”
Un gruppo di attivisti africani ha inoltre dichiarato: “Anche se le intenzioni potevano essere quelle di proteggere i diritti delle persone LGBTI [lesbiche, gay, bisessuali, transgender e intersessuali], la decisione di tagliare gli aiuti trascura il ruolo dei movimenti LGBTI e di giustizia sociale del continente e crea un serio rischio di una forte rivalsa contro le persone LGBTI.”
In conclusione, il triumvirato Obama-Cameron-Clinton potrebbe aver reso un disservizio a quelli che pretendono di aiutare. D’altro canto, se l’Uganda dovesse finalmente approvare dopo un tira e molla la legge sulla pena di morte per l’omosessualità, è difficile immaginarsi come il governo statunitense possa incrociare le braccia e fare niente. Dovrebbe far ricorso a tutte le sue capacità per riuscire a camminare sul ciglio tra saggezza e ingerenza.
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Fonte: Can the West "Export" Gay Rights?
13.12.2011
Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di SUPERVICE
Non abbiamo sicuramente anticipato la prontezza e la rabbia della risposta africana a questa dichiarazione. Per il presidente dello Zimbabwe Robert Mugabe, 0 Commenti and 0 Reazioni”. Il solitamente pacato Presidente ghanese Atta Mills ha detto che il Ghana si impegna nel sostenere i diritti umani come stabilito dalla costituzione, ma “da presidente di questa nazione, non avvierò né sosterrò alcun tentativo di legalizzare l’omosessualità in Ghana”. Sfidando la dichiarazione di Cameron, il senato nigeriano ha approvato una legge che vieta i matrimoni dello stesso sesso e auspica una condanna a 14 anni di prigione per le persone colpevoli di essere omosessuali. Il consigliere presidenziale dell’Uganda John Nagenda, uno dei paesi più pericolosial mondo per i gay, ha riferito che gli ugandesi sono “stanchi di queste lezioni" e che non possono essere trattati come dei "bambini".
L’ufficio di Cameron ha tentato di chiarire la dichiarazione, riferendosi ai diritti dei gay nel contesto più largo dei diritti umani. Quando sembrava che il furore si fosse placato, il Presidente Obama ha annunciato il 6 dicembre 2011 che la sua amministrazione utilizzerà gli aiuti all’estero per promuovere i diritti dei gay e delle lesbiche, anche combattendo i tentativi dei governi stranieri di criminalizzare l’omosessualità. Quasi simultaneamente al rilascio del memorandum di Obama, il Segretario di Stato Hillary Clinton, in un discorso al Palazzo delle Nazioni per il riconoscimento dello Human Rights Day, ha parlato di “un gruppo i cui diritti umani sono ancora oggi negati in troppe parti del mondo”: le persone lesbiche, gay, bisessuali e transgender (LGBT). Clinton ha riconosciuto che la prestazione degli Stati Uniti riguardo i diritti umani delle persone gay è lungi dall’essere perfetta.
Reagendo alle dichiarazioni di Obama-Clinton, l’ugandese John Nagenda ha affermato che “l’omosessualità qui [in Africa] è un tabù […] e io posso dire che quest’idea della Clinton, di Obama, è qualcosa che verrà considerata odiosa”. Uno sguardo a come le nazioni africane puniscono le persone gay o quelli sospettati di essere omosessuali ci dà il senso di quanto pervasiva sia diventata l’omofobia in molte di queste nazioni. Poco importa, a proposito, che molte di esse siano firmatarie dell’altisonante Statuto Africano sui Diritti Umani e dei Popoli, il cui articolo 28 afferma che “ogni individuo deve avere il dovere di rispettare e considerare le persone che gli sono vicine senza discriminazione, e di mantenere relazioni finalizzate alla promozione, alla salvaguardia e al rafforzamento del mutuo rispetto e della tolleranza.”Politiche di aiuti
Secondo Richard Dowden della Royal African Society, quest’anno i fondi per gli aiuti del Regno Unito sono di 12 miliardi di dollari. Il Ghana, ad esempio, prende 133 milioni di dollari. Dowden dice che “i governi destinatari in Africa […] sanno che i donatori devono raggiungere i propri obbiettivi […] e che i canali di comunicazione sono molto trafficati. Quindi, molto spesso, il potere è nelle mani dei governi africani, e non dei donatori occidentali.”
Un'altra ragione che suggerisce il perché le nazioni africane hanno sorprendentemente voluto respingere le proposte di Stati Uniti e Regno Unito sui diritti umani è data dalla sempre più forte presenza cinese in Africa, che rassicura i dirigenti africani per avere una fonte di aiuti alternativa. In questo articolo di Foreign Policy In Focus, “America vs China in Africa”, Francis Njubi Nesbitt ha scritto in modo eloquente come l’Occidente non sia stato capace di rispondere alla sua imminente sostituzione come forza politica ed economica dominante nel continente.
Come l’autore e economista nato in Zambia Dambisa Moyo, alcuni critici ritengono che questi aiuti dai paesi ricchi stanno distruggendo l’Africa. Ma le nazioni donatrici non digeriscono facilmente l’ipotesi di togliere precipitosamente gli aiuti nelle zone critiche. Ad esempio, il governo statunitense ha speso una media di 308 milioni di dollari l’anno per i programmi anti-HIV/AIDS in Nigeria, e il Regno Unito altri 31 milioni. Anche se il ritiro di questi fondi andrà certamente a colpire i gay nigeriani, un numero ben maggiore di omosessuali, in modo particolare donne, ne patiranno le conseguenze, dato che il sesso eterosessuale è responsabile dell’80-95 per cento della trasmissione di HIV in Nigeria.Interferenze con le consuetudini sociali
I politici africani si sono arrabbiati per quello che percepiscono come un’interferenza occidentale nelle “norme sociali africane” e un’“imposizione di valori culturali esterni”. Di tutti i diritti umani a disposizione di Cameron e Obama per le loro preoccupazioni, quelli dei gay sono tra i più infiammanti.
L’idea superficiale ma diffusa tra molti africani è che l’omosessualità è un “male” portato nel continente dagli occidentali. Come evidenziato in molti scritti, c’è una vasta evidenza del contrario. Il libro affascinante Boy-Wives and Female Husbands esplora le pratiche indigene omosessuali in quattro diverse regioni geografiche dell’Africa. L’antologia include i primi racconti degli esploratori europei come Cavazzi e Cardonega, che nel XXVII secolo descrivevano l’attività omosessuale tra gli uomini africani. Testimoniando questi comportamenti, gli europei scioccati reagirono allo stesso modo degli attuali leader africani, biasimando quelle che descrivono come “pratiche sporche”, “errata lussuria maschile” e “peccato abominevole”. Per quanto incredibile possa sembrare, le importazioni europee in Africa potrebbero riguardare non tanto l’omosessualità, quanto l’omofobia.
Considerate quanta parte del linguaggio arcaico delle leggi scritte in Africa sia basato sullacommon law britannica. Ad esempio, la Sezione 104 del Codice Penale del Ghana si riferisce a una “innaturale conoscenza carnale”, definita tortuosamente come “rapporto sessuale con una persona in modo innaturale o con un animale”. Deriva da testi antichi come quello di questo pagina in A Treatise of Pleas of the Crown di William Hawkins, la cui prima edizione fu pubblicata nel 1716. Non c’è una menzione specifica degli atti omosessuali, se sembra che gran parte dei ghanesi abbia fuso omosessualità con pedofilia, sodomia e criminalità. Sembra esserci poca comprensione che l’amore tra uomini e donne dello stesso sesso riguarda una vasta gamma di comportamenti, da una frequentazione ravvicinata a salire, ma che non necessariamente comporta un rapporto sessuale. Ma in un paese profondamente religioso dove molti ricavano le proprie convinzioni omofobiche dai pastori moralisti che attizzano il parossismo e sollecitano i giovani a diventare sempre più pii, c’è poca speranza di un rapido cambiamento.
Sembra un paradosso che l’omofobia sia in crescita in Ghana, dove da tempo è normale per gli uomini tenersi per mano in pubblico o avere un contatto fisico, e dove gli abbracci indolori, l’attrazione romantica e l’omoerotismo sono frequenti tra gli studenti dei collegi.
Il sostegno dei gay in Africa
Va tutto bene per Cameron, Obama e la Clinton nel rilasciare proclami da migliaia di miglia di distanza. Ma aiutano davvero i gruppi di sostegno ai gay africani nel combattere sul posto nei rispettivi paesi? In un post sul blog MyWeku.com, N. Thompson scrive, “Se il programma di Cameron fosse quello di supportare gay e lesbiche in tutta l’Africa, allora ha fatto davvero un pessimo lavoro.”
Un gruppo di attivisti africani ha inoltre dichiarato: “Anche se le intenzioni potevano essere quelle di proteggere i diritti delle persone LGBTI [lesbiche, gay, bisessuali, transgender e intersessuali], la decisione di tagliare gli aiuti trascura il ruolo dei movimenti LGBTI e di giustizia sociale del continente e crea un serio rischio di una forte rivalsa contro le persone LGBTI.”
In conclusione, il triumvirato Obama-Cameron-Clinton potrebbe aver reso un disservizio a quelli che pretendono di aiutare. D’altro canto, se l’Uganda dovesse finalmente approvare dopo un tira e molla la legge sulla pena di morte per l’omosessualità, è difficile immaginarsi come il governo statunitense possa incrociare le braccia e fare niente. Dovrebbe far ricorso a tutte le sue capacità per riuscire a camminare sul ciglio tra saggezza e ingerenza.
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Fonte: Can the West "Export" Gay Rights?
13.12.2011
Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di SUPERVICE
Cambi di sesso. Al Sant’Orsola di Bologna sono venti all’anno.
21/12/2011
Ogni anno circa 250 persone chiedono aiuto all’Ausl di Bologna perché si sentono ‘imprigionate’ in un corpo dal sesso ‘sbagliato’. E di queste, circa una ventina si rivolgono al Policlinico S.Orsola per farsi operare. Il quadro è disegnato dall’assessore regionale alla Sanità, Carlo Lusenti, che ha risposto in forma scritta a un’interrogazione del consigliere regionale del Pdl, Andrea Pollastri, in merito all’assistenza socio-sanitaria per i transessuali. “Annualmente- rende noto Lusenti- accedono al servizio circa 250 utenti”. Si tratta di un’attività (finanziata dalla Regione) di supporto psicologico e medico, a carattere regionale e nazionale, che l’Ausl di Bologna svolge da anni per le “persone che manifestano disturbi legati all’identità di genere”, spiega Lusenti.
Nel 2010, delle persone che si sono rivolte al servizio, “il 20% erano assistiti dell’Ausl di Bologna, il 25% provenienti da altre aziende sanitarie della regione e i rimanenti in arrivo da altre regioni italiane”. si questi, precisano da viale Aldo Moro, “meno di una ventina di rivolge al S.Orsola per farsi operare”. Infatti, sottolinea Lusenti, “l’attività di prevenzione, consulenza e assistenza psico-socio-sanitaria ai cittadini transessuali e alle loro famiglie presenta aspetti fortemente specialistici ed è collegata al trattamento medico-chirurgico di adeguamento del sesso, effettuato presso il Policlinico S.Orsola di Bologna”.
Il servizio di supporto dell’Ausl per chi soffre di disturbi legati all’identità di genere ha un “particolare riguardo per gli adolescenti e gli adulti- spiega ancora l’assessore- si tratta di soggetti che sentono incongruenza tra il sesso anatomico, avvertito come disturbante ed errato, e l’identità di genere, cioe’ il sesso al quale il soggetto sente psichicamente di appartenere”. In quest’ambito, continua Lusenti, “vengono affrontati sia gli aspetti psico-relazionali sia quelli neurobiologici” di cui soffrono le persone transessuali. “Considerando inoltre la particolare potenzialità a contrarre malattie a trasmissione sessuale- precisa ancora l’assessore- vengono effettuati incontri per favorire e prevenire i rischi connessi alla sessualità”, soprattutto la trasmissione di malattie infettive (Aids prima di tutto).
L’attività dell’Ausl di Bologna e’ svolta con la collaborazione di consultori familiari, unità operative di Ginecologia e ostetricia, medici di famiglia, servizi sociali e coinvolge diversi servizi specialistici del S.Orsola. Si va dalla presa in carico del soggetto a interventi di educazione alla salute, dalla diagnostica precoce delle malattie sessualmente trasmesse fino alla prevenzione e contenimento di episodi di depressione, alcoolismo e tossicodipendenze.
Collegati invece agli interventi di “riattribuzione chirurgica di sesso- fa sapere ancora l’assessore- vengono fatti colloqui psicologici per la valutazione del percorso psicologico seguito e della corretta motivazione, visite endocrinologiche, chirurgiche e psicologiche, terapia ormonale, colloqui psicologici e controlli sanitari di follow-up, supporto alla famiglia”. I costi sostenuti per il servizio dall’Ausl di Bologna per il 2010 “sono pari a 95.000 euro- conclude Lusenti- e si riferiscono principalmente al personale che eroga le prestazioni specialistiche e gli interventi preventivi, circa 87.000 euro”, mentre per le spese generali di funzionamento degli ambulatori e di diffusione degli strumenti di prevenzione la spesa e’ intorno agli 8.000 euro all’anno.
Fonte: www.gaynews24.com (17 dic 11)
Ogni anno circa 250 persone chiedono aiuto all’Ausl di Bologna perché si sentono ‘imprigionate’ in un corpo dal sesso ‘sbagliato’. E di queste, circa una ventina si rivolgono al Policlinico S.Orsola per farsi operare. Il quadro è disegnato dall’assessore regionale alla Sanità, Carlo Lusenti, che ha risposto in forma scritta a un’interrogazione del consigliere regionale del Pdl, Andrea Pollastri, in merito all’assistenza socio-sanitaria per i transessuali. “Annualmente- rende noto Lusenti- accedono al servizio circa 250 utenti”. Si tratta di un’attività (finanziata dalla Regione) di supporto psicologico e medico, a carattere regionale e nazionale, che l’Ausl di Bologna svolge da anni per le “persone che manifestano disturbi legati all’identità di genere”, spiega Lusenti.
Nel 2010, delle persone che si sono rivolte al servizio, “il 20% erano assistiti dell’Ausl di Bologna, il 25% provenienti da altre aziende sanitarie della regione e i rimanenti in arrivo da altre regioni italiane”. si questi, precisano da viale Aldo Moro, “meno di una ventina di rivolge al S.Orsola per farsi operare”. Infatti, sottolinea Lusenti, “l’attività di prevenzione, consulenza e assistenza psico-socio-sanitaria ai cittadini transessuali e alle loro famiglie presenta aspetti fortemente specialistici ed è collegata al trattamento medico-chirurgico di adeguamento del sesso, effettuato presso il Policlinico S.Orsola di Bologna”.
Il servizio di supporto dell’Ausl per chi soffre di disturbi legati all’identità di genere ha un “particolare riguardo per gli adolescenti e gli adulti- spiega ancora l’assessore- si tratta di soggetti che sentono incongruenza tra il sesso anatomico, avvertito come disturbante ed errato, e l’identità di genere, cioe’ il sesso al quale il soggetto sente psichicamente di appartenere”. In quest’ambito, continua Lusenti, “vengono affrontati sia gli aspetti psico-relazionali sia quelli neurobiologici” di cui soffrono le persone transessuali. “Considerando inoltre la particolare potenzialità a contrarre malattie a trasmissione sessuale- precisa ancora l’assessore- vengono effettuati incontri per favorire e prevenire i rischi connessi alla sessualità”, soprattutto la trasmissione di malattie infettive (Aids prima di tutto).
L’attività dell’Ausl di Bologna e’ svolta con la collaborazione di consultori familiari, unità operative di Ginecologia e ostetricia, medici di famiglia, servizi sociali e coinvolge diversi servizi specialistici del S.Orsola. Si va dalla presa in carico del soggetto a interventi di educazione alla salute, dalla diagnostica precoce delle malattie sessualmente trasmesse fino alla prevenzione e contenimento di episodi di depressione, alcoolismo e tossicodipendenze.
Collegati invece agli interventi di “riattribuzione chirurgica di sesso- fa sapere ancora l’assessore- vengono fatti colloqui psicologici per la valutazione del percorso psicologico seguito e della corretta motivazione, visite endocrinologiche, chirurgiche e psicologiche, terapia ormonale, colloqui psicologici e controlli sanitari di follow-up, supporto alla famiglia”. I costi sostenuti per il servizio dall’Ausl di Bologna per il 2010 “sono pari a 95.000 euro- conclude Lusenti- e si riferiscono principalmente al personale che eroga le prestazioni specialistiche e gli interventi preventivi, circa 87.000 euro”, mentre per le spese generali di funzionamento degli ambulatori e di diffusione degli strumenti di prevenzione la spesa e’ intorno agli 8.000 euro all’anno.
Fonte: www.gaynews24.com (17 dic 11)
domenica 18 dicembre 2011
Il film "Le Coccinelle - Sceneggiata Transessuale" di Emanuela Pirelli
L'antica arte dei femminielli napoletani diventa per la prima volta
un travolgente docu-musical.
Canzoni neomelodiche, sesso, comunioni, battesimi e matrimoni:
signore e signori benvenuti nel magico mondo de Le Coccinelle!
Le Coccinelle, Sceneggiata Transessuale è un docu-musical di Emanuela Pirelli prodotto da Raffaele Brunetti per B&B Film.
© B&B Film 2011.
ANTEPRIMA SPETTACOLARE!
Mercoledì 21 dicembre alle 20.00 presso l'Apollo 11 di Roma
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http://www.facebook.com/bbfilmproduction
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http://www.bbfilm.tv/
COMPRA I DOCUMENTARI DELLA B&B FILM
http://www.bbfilm.tv/?page_id=882
un travolgente docu-musical.
Canzoni neomelodiche, sesso, comunioni, battesimi e matrimoni:
signore e signori benvenuti nel magico mondo de Le Coccinelle!
Le Coccinelle, Sceneggiata Transessuale è un docu-musical di Emanuela Pirelli prodotto da Raffaele Brunetti per B&B Film.
© B&B Film 2011.
ANTEPRIMA SPETTACOLARE!
Mercoledì 21 dicembre alle 20.00 presso l'Apollo 11 di Roma
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ONU PUBBLICA IL PRIMO RAPPORTO SUI DIRITTI UMANI DELLE PERSONE LGBT. I GOVERNI HANNO SOTTOVALUTATO LE PERSECUZIONI
L’Onu pubblica il primo rapporto sui diritti umani delle persone lesbiche, gay, bisessuali e transessuali. Passo storico che documenta la situazione delle persecuzioni e dell'odio tenuti nascosti e/o sottovalutati dai governi.
Roma, 17 dicembre 2011
Comunicato Stampa dell’Associazione Radicale Certi Diritti
L’Associazione Radicale Certi Diritti pubblica qui di seguito la notizia della diffusione del primo rapporto dell'Onu sui Diritti Umani delle persone Lgbt nel mondo; chiede che i Governi tengano conto di quanto denunciato e di rispettare le raccomandazioni indicate con lo scopo di combattere le violazioni dei diritti umani tenuti nascosti e/o sottovalutati. Gli Stati, così come chiedono le Ong Non c’è Pace Senza Giustizia e il Partito Radicale Nonviolento, transnazionale e transpartito, dovrebbero abrogare le leggi che criminalizzano l'orientamento sessuale, porre in essere normative per contrastare le discriminazioni ed assicurare l'accertamento delle responsabilità per ogni grave violazione dei diritti delle persone LGBTI.
Il primo rapporto in assoluto delle Nazioni Unite sui diritti umani delle persone gay, lesbiche bisessuali e transessuali (LGBT) descrive come, nel mondo, queste persone vengono uccise o soffrono di violenza motivata dall’odio, torture, detenzione, criminalizzazione e discriminazione nel lavoro, nella sanità e nell’educazione a causa del loro orientamento sessuale reale o percepito o della loro identità di genere.
Il rapporto, diffuso il 15 dicembre 2011 dall’ufficio ONU per l’Alto Commissario dei diritti umani (OHCHR) a Ginevra, definisce “un modello di violazioni dei diritti umani […] che richiede un intervento” e dice che i governi fanno spesso finta di non vedere violenze e discriminazioni basate sull’orientamento sessuale e sull’identità di genere.
Secondo il rappporto la violenza omofobica e transfobica è stata registrata in ogni regione del mondo e spazia dall’assassinio, al rapimento, alla violenza carnale, alle minacce psicologiche, all’arbitraria deprivazione della libertà.
Le persone LGBT sono spesso oggetto di abusi organizzati da estremisti religiosi, gruppi paramilitari, neo-nazisti, nazionalisti e così via. Lesbiche e transgender sono particolarmente a rischio di violenza famigliare o all’interno della loro stessa comunità.
“La violenza contro le persone LGBT tende ad essere particolarmente feroce in confronto ad altri crimini basati sul pregiudizio”, il rapporto nota citando dati che indicano come i crimini omofobi sono caratterizzati “da un alto grado di crudeltà e brutalità”.
Violenze e discriminazioni spesso non vengono denunciati poiché le vittime non si fidano della polizia, temono vendette o preferiscono non rivelare il loro essere LGBT.
Il rapporto - preparato in risposta alla richiesta del Consiglio per i diritti umani del 17 giugno scorso - si rifà a informazioni incluse in precedenti rapporti ONU, statistiche ufficiali sui crimini d’odio e dati forniti da organizzazioni regionali e non governative.
Nel rapporto, Navi Pillay, l’Alto Commissario ONU per i Diritti Umani, esorta i governi a revocare le leggi che criminalizzano l’omosessualità, abolire la pena di morte per reati riguardanti relazioni sessuali consensuali, armonizzare l’età del consenso tra rapporti omo e eterosessuali e approvare leggi contro le discriminazioni.
In 76 paesi rimane illegale avere rapporti omosessuali e in almeno 5 paesi - Iran, Mauritania, Arabia Saudita, Sudan e Yemen - si rischia ancora la pena capitale.
Navi Pillay si raccomanda che gli Stati Membri investighino prontamente tutti gli omicidi e le violenze perpetrate a causa del orientamento sessuale reale o percepito o dell’identità di genere e che gli Stati Membri istituiscano sistemi di registrazione per tali incidenti.
L’Alto Commissario esorta tutti i Paesi a fare in modo che nessuno che scappa da una persecuzione basata sull’orientamento sessuale o l’identità di genere si rimpatriato in un territorio dove la loro vita o libertà sia minacciata e che le leggi regolanti l’asilo riconoscano che l’orientamento sessuale o l’identità di genere siano un motivo valido per chiedere lo status di rifugiato.
Campagne d’informazione pubblica dovrebbero essere introdotte, specialmente nelle scuole, per contrastare l’omofobia, mentre la polizia dovrebbe formata per assicurare alle persone LGBT un trattamento appropriato.
Charles Radcliffe, il capo della sezione dedicata alle questioni globali dell’OHCHR, ha detto alla radio ONU che “una delle cose scoperte è che se la legge riflette sentimenti omofobi, allora legittima a sua volta l’omofobia diffusa nella società. Se lo Stato tratta delle persone come se fossero di seconda classe o, peggio, dei criminali, allora invita la gente a fare altrettanto”.
Egli ha sottolineato che tutti gli Stati membri dell’ONU sono obbligati dalla legge internazionale sui diritti umani a decriminalizzare l’omosessualità, aggiungendo che sarebbe importante convincere, piuttosto che ammonire, gli Stati a cambiare le loro leggi.
“Credo che abbiamo visto l’opinione degli Stati cambiare significativamente negli anni recenti. Circa 30 paesi hanno decriminalizzato l’omosessualità negli ultimi due decenni circa”.
Charles Radcliffe, ha detto che pur garantendo la libertà religiosa di tutti, “nessun credo religioso o valore culturale prevalente può giustificare la soppressione dei diritti fondamentali di alcune persone”.
Il rapporto, che sarà discusso dai membri del Consiglio il prossimo marzo, è stato rilasciato dato che i vertici dell’ONU hanno espresso sempre maggiori preoccupazioni circa la violazione dei diritti umani delle persone LGBT.
L’anno scorso, nel suo discorso per la giornata mondiale dei Diritti Umani, il segretario generale Ban Ki-moon disse che “come uomini e donne di coscienza, rigettiamo le discriminazioni in generale e in particolare quelle basate sull’orientamento sessuale o l’identità di genere”.
Anche Navi Pillay, in una pubblica conversazione la settimana scorsa, ha invocato la fine del bullismo e di altre forme di persecuzione ai danni delle persone LGBT.
Traduzione dell’articolo UN issues first report on human rights of gay and lesbian people in “UN News Center”, 15 dicembre 2011, http://www.un.org/apps/news/story.asp?NewsID=40743&;Cr=discrimination&Cr1=, a cura di Yuri Guaiana
L’Associazione Radicale Certi Diritti si congratula con tutte le organizzazioni della società civile e gli attivisti i cui sforzi a difesa dei diritti LGBTI hanno consentito all'OHCHR di occuparsi finalmente di questa crescente e manifesta lacuna nel rispetto universale dei diritti umani fondamentali.
Fonte:http://www.certidiritti.it/onu-pubblica-il-primo-rapporto-sui-diritti-umani-delle-persone-lgbt-i-governi-hanno-sottovalutato-le-persecuzioni
Roma, 17 dicembre 2011
Comunicato Stampa dell’Associazione Radicale Certi Diritti
L’Associazione Radicale Certi Diritti pubblica qui di seguito la notizia della diffusione del primo rapporto dell'Onu sui Diritti Umani delle persone Lgbt nel mondo; chiede che i Governi tengano conto di quanto denunciato e di rispettare le raccomandazioni indicate con lo scopo di combattere le violazioni dei diritti umani tenuti nascosti e/o sottovalutati. Gli Stati, così come chiedono le Ong Non c’è Pace Senza Giustizia e il Partito Radicale Nonviolento, transnazionale e transpartito, dovrebbero abrogare le leggi che criminalizzano l'orientamento sessuale, porre in essere normative per contrastare le discriminazioni ed assicurare l'accertamento delle responsabilità per ogni grave violazione dei diritti delle persone LGBTI.
Il primo rapporto in assoluto delle Nazioni Unite sui diritti umani delle persone gay, lesbiche bisessuali e transessuali (LGBT) descrive come, nel mondo, queste persone vengono uccise o soffrono di violenza motivata dall’odio, torture, detenzione, criminalizzazione e discriminazione nel lavoro, nella sanità e nell’educazione a causa del loro orientamento sessuale reale o percepito o della loro identità di genere.
Il rapporto, diffuso il 15 dicembre 2011 dall’ufficio ONU per l’Alto Commissario dei diritti umani (OHCHR) a Ginevra, definisce “un modello di violazioni dei diritti umani […] che richiede un intervento” e dice che i governi fanno spesso finta di non vedere violenze e discriminazioni basate sull’orientamento sessuale e sull’identità di genere.
Secondo il rappporto la violenza omofobica e transfobica è stata registrata in ogni regione del mondo e spazia dall’assassinio, al rapimento, alla violenza carnale, alle minacce psicologiche, all’arbitraria deprivazione della libertà.
Le persone LGBT sono spesso oggetto di abusi organizzati da estremisti religiosi, gruppi paramilitari, neo-nazisti, nazionalisti e così via. Lesbiche e transgender sono particolarmente a rischio di violenza famigliare o all’interno della loro stessa comunità.
“La violenza contro le persone LGBT tende ad essere particolarmente feroce in confronto ad altri crimini basati sul pregiudizio”, il rapporto nota citando dati che indicano come i crimini omofobi sono caratterizzati “da un alto grado di crudeltà e brutalità”.
Violenze e discriminazioni spesso non vengono denunciati poiché le vittime non si fidano della polizia, temono vendette o preferiscono non rivelare il loro essere LGBT.
Il rapporto - preparato in risposta alla richiesta del Consiglio per i diritti umani del 17 giugno scorso - si rifà a informazioni incluse in precedenti rapporti ONU, statistiche ufficiali sui crimini d’odio e dati forniti da organizzazioni regionali e non governative.
Nel rapporto, Navi Pillay, l’Alto Commissario ONU per i Diritti Umani, esorta i governi a revocare le leggi che criminalizzano l’omosessualità, abolire la pena di morte per reati riguardanti relazioni sessuali consensuali, armonizzare l’età del consenso tra rapporti omo e eterosessuali e approvare leggi contro le discriminazioni.
In 76 paesi rimane illegale avere rapporti omosessuali e in almeno 5 paesi - Iran, Mauritania, Arabia Saudita, Sudan e Yemen - si rischia ancora la pena capitale.
Navi Pillay si raccomanda che gli Stati Membri investighino prontamente tutti gli omicidi e le violenze perpetrate a causa del orientamento sessuale reale o percepito o dell’identità di genere e che gli Stati Membri istituiscano sistemi di registrazione per tali incidenti.
L’Alto Commissario esorta tutti i Paesi a fare in modo che nessuno che scappa da una persecuzione basata sull’orientamento sessuale o l’identità di genere si rimpatriato in un territorio dove la loro vita o libertà sia minacciata e che le leggi regolanti l’asilo riconoscano che l’orientamento sessuale o l’identità di genere siano un motivo valido per chiedere lo status di rifugiato.
Campagne d’informazione pubblica dovrebbero essere introdotte, specialmente nelle scuole, per contrastare l’omofobia, mentre la polizia dovrebbe formata per assicurare alle persone LGBT un trattamento appropriato.
Charles Radcliffe, il capo della sezione dedicata alle questioni globali dell’OHCHR, ha detto alla radio ONU che “una delle cose scoperte è che se la legge riflette sentimenti omofobi, allora legittima a sua volta l’omofobia diffusa nella società. Se lo Stato tratta delle persone come se fossero di seconda classe o, peggio, dei criminali, allora invita la gente a fare altrettanto”.
Egli ha sottolineato che tutti gli Stati membri dell’ONU sono obbligati dalla legge internazionale sui diritti umani a decriminalizzare l’omosessualità, aggiungendo che sarebbe importante convincere, piuttosto che ammonire, gli Stati a cambiare le loro leggi.
“Credo che abbiamo visto l’opinione degli Stati cambiare significativamente negli anni recenti. Circa 30 paesi hanno decriminalizzato l’omosessualità negli ultimi due decenni circa”.
Charles Radcliffe, ha detto che pur garantendo la libertà religiosa di tutti, “nessun credo religioso o valore culturale prevalente può giustificare la soppressione dei diritti fondamentali di alcune persone”.
Il rapporto, che sarà discusso dai membri del Consiglio il prossimo marzo, è stato rilasciato dato che i vertici dell’ONU hanno espresso sempre maggiori preoccupazioni circa la violazione dei diritti umani delle persone LGBT.
L’anno scorso, nel suo discorso per la giornata mondiale dei Diritti Umani, il segretario generale Ban Ki-moon disse che “come uomini e donne di coscienza, rigettiamo le discriminazioni in generale e in particolare quelle basate sull’orientamento sessuale o l’identità di genere”.
Anche Navi Pillay, in una pubblica conversazione la settimana scorsa, ha invocato la fine del bullismo e di altre forme di persecuzione ai danni delle persone LGBT.
Traduzione dell’articolo UN issues first report on human rights of gay and lesbian people in “UN News Center”, 15 dicembre 2011, http://www.un.org/apps/news/story.asp?NewsID=40743&;Cr=discrimination&Cr1=, a cura di Yuri Guaiana
L’Associazione Radicale Certi Diritti si congratula con tutte le organizzazioni della società civile e gli attivisti i cui sforzi a difesa dei diritti LGBTI hanno consentito all'OHCHR di occuparsi finalmente di questa crescente e manifesta lacuna nel rispetto universale dei diritti umani fondamentali.
Fonte:http://www.certidiritti.it/onu-pubblica-il-primo-rapporto-sui-diritti-umani-delle-persone-lgbt-i-governi-hanno-sottovalutato-le-persecuzioni
domenica 11 dicembre 2011
Dopo il successo di Lea T, e Andrej Pejic in passerella, è il momento di altre due top trans brasiliane "Carol Marra" e Felipa Tavares.
Dopo il successo di Lea T, e Andrej Pejic in passerella, è il momento di Carol Marra, 24 anni, rubare la scena con la sua bellezza. Modella per caso, la transessuale Carol, è diventata l'attrazione principale del Minas Trend Inverno 2012 (In Brasile) , nel mese di ottobre di quest'anno.
La sua carriera è stata lanciata in meno di un anno - lei è una giornalista e lavorava come esperta di moda - Carol emerge anche come una pioniera nel mondo della moda: è stata la prima modella transessuale a posare, ad esempio, per la rivista L'Officiel , con 14 pagine.
Tutto è iniziato nel giugno di quest'anno, durante il Rio Fashion, quando Carol, ha lavorato dietro le quinte l'evento come produttori di
moda. Con un 1,80 m di altezza, capelli lunghi, caratteristiche sottili e armoniche, ha attirato l'attenzione dei fotografi anche per la sua somiglianza a Lea T.
" Ho contribuito a produrre diverse copertine di riviste con tante attrici, e i fotografi mi chiedevano sempre di fare una foto, ma come sono molto timida, dicevo sempre di no, riluttante, avevo molta vergogna. Fino a quando un amico ha chiesto di fare un test. Poi ho postato alcune foto su Orkut. Un altro fotografo le ha viste e ha chiesto di fare un altro servizio. E quando ho visto, ero già su un catalogo. Ma non si parlava di transgender solo di me modella. Non sapevano che ero una transessuale. Cosi ho iniziato a ricevere inviti a partecipare a sfilate, dalle redazioni di moda.
Il suo primo test arriverà nella rivista " L'Officiel ". Con questa apertura, decise di abbracciare la nuova carriera. "Non avevo mai pensato di essere una modella, ma sono stata molto ben accolta dalla moda. Penso che sia una cosa importante e mi sento onorata, perché vedo sempre più lontano questo stigma che i transessuali non possono avere una professione onesta e devono vivere ai margini ", dice. Carol preferisce non fornire
dettagli sulla sua sessualità, ma dice di sentirsi donna (veste e si comporta come tale) ma non ha ancora fatto il cambiamento di sesso chirurgico.
"Non credo che il successo di Lea e Andrej, sia solo per il fatto che siano trans, ma perché è una bellezza, come tutte le altre, femminile, esotiche. Inoltre, la moda è all'avanguardia, consente a tutti di rilasciarsi in qualcosa che a volte non è per ora, ma è per dopo. Oggi vediamo i modelli androgini, con la faccia molto delicata che indossano gonna rosa, qualcosa che prima non era comune. La moda è molto variata, poi in tutto questo è arrivata la transessuale. E la cosa è interessante per mostrare che il transessuale ha il suo valore.
Mostrare che ci sono altre storie oltre a quella visione marginale che la società ha di una transgender. Purtroppo, sappiamo che molti vivono di prostituzione, ma in molti casi non è una scelta. E 'l'unico modo che hanno per sopravvivere, in quanto sono buttati fuori di casa troppo presto. Quindi è bello che sorgano queste occasioni nella moda: perché non una modella
transgender? Giornalista?Stilista? Medico? Taxi-sta? Il preconcetto appare quando manca una informazione. Quindi, se ogni uno di noi si ferma un stante per conoscere la vita di un altra
persona , il mondo sarebbe molto migliore.
pregiudizio? oggi non più, ma ho sofferto molto il bullismo durante l'infanzia. Nel periodo scolastico non andavo al bagno a causa dei ragazzi è morivo di vergogna. Non mi sono mai identificata con i ragazzi, sapete? Poi facevo sui i miei pantaloni, mi chiamavano di donnina e i miei genitori erano speso chiamati a scuola. Ora posso andare e venire da tutte le parti, perché penso che passo da donna ovunque. Voglio dire, oggi non tanto a causa di questa esposizione, quindi è un po 'più complicato.
So che adesso mi guardano, ma professionalmente ed è stato un bene. Ha dato un vantaggio per la mia carriera. Inviti per importanti lavori stano arrivando, sono apparsa sui giornale di New York, farò anche un viaggio all'estero. Professionalmente, questa esposizione è stata un bene, certo che personalmente mi sono sentita un po 'invasa.
Nel mio facebook, molti ragazzi hanno chiesto, "come mai non ho detto niente?". Un altro che mi aveva chiamato e ha chiesto "che cosa hai da dirmi? Sei una lattuga? "Confondere transgênder con transgênico. Io risposi: "No, sono una fragola, rossa e appariscente" e riattaccai. Io non sono obbligata, giusto? Io sono donna, sono nata donna ed i miei genitali è un semplice dettaglio.
famiglia ? La mia famiglia mi sta seguendo in tutto, ma è ancora difficile. Da bambino, mi chiamavano: "Che bella ragazza", ma i miei genitori rispondevano "E 'mio figlio, non una ragazza." Madre è madre, lei sapeva, ma la preoccupazione più grande era, è che io soffra. Vengo da una
famiglia conservatrice, ... Fino i miei 20 anni, io stessa non capivo quello che io ero. Sapevo che non ero gay, che non ero un uomo, ma sapevo anche che non ero una donna. Che cosa sono io? Se era difficile per me, immagina per loro? Ma oggi vedono che la mia strada e diversa. Anche se molti pensavano che il mio futuro sarebbe stato in un angolo di strada, posso fin d'ora essere in
un angolo di una strada, ma su un cartellone di moda. Ho sulla copertina di una rivista, un giornale.
Vedi l'intervista completa cliccando qui.
Alla fine della lezione, Serginho, come è noto nella moda, è concluso la chiamata dei nome, ma quello di Felipa non era sulla lista. "Il mio nome è qui si, sono Filippo", ha detto la ragazza. "Eravamo tutti passati, perché lei è davvero una donna. Indipendentemente da qualsiasi cosa, Felipa ha misure perfette, si comporta bene e ha un futuro come modella. E non si può dimenticare quelle scarpe di dimensioni 40 ", dice Sergio.
Mineira di Juiz de Fora, Felipa, la figlia di un meccanico e una impiegata d'ufficio in pensione. Lei dice che dal pre-adolescenza, amava indossare abiti androgini. Quando sua madre morì nel 2004, ha deciso di vivere con la nonna e la zia a Vila da Penha, un sobborgo di Rio de Janeiro. Ha lavorato come cassiera in una discoteca LGBT a Copacabana e cameriera in un ristorante specializzato in carne australiana. "A quel tempo, mi stavo trasformando, era metà e metà Felipe Felipa," dice. Lo scorso anno, lasciò il suo lavoro e si trasferì a Londra con un fidanzato. "Oggi sono single. Ma lui è l'uomo della mia vita. " Per partecipare al laboratorio di Serginho, Felipa prese un autobus, una metropolitana e camminò 2 km dal Botafogo. La sua musa è, ovviamente, Lea T., la modella brasiliana transessuale. "Lea mi ha fatto desiderare di inseguire il mio sogno", dice Felipa, che ha parlato con ÉPOCA in quanto finiva con le unghie. "ragazze come me sognano di diventare Gisele, Lea ha mostrato al mondo che non tutti siamo condannate alla prostituzione. Voglio una vita normale".
Ci sono molte somiglianze con l'idolo: entrambi sono nate nello Stato di Minas Gerais, hanno i genitori che amano giocare a calcio - Lea è la figlia dell'ex giocatore Toninho Cerezo - e intenzione di fare l'intervento di cambiamento di sesso. "Non so quando, perché è molto costoso. Ma io voglio fare il più presto possibile. Per prima cosa smettere di andare di autobus, "dice. "Io non voglio il posto di Lea, io sono ancora molto giovane, non ho la sua esperienza. Abbiamo temperamenti diversi ".
Quando si rese conto che era diversa?
Fin da bambino, sapevo di essere nel corpo sbagliato. Ho guardato nello specchio e non mi vedevo. A scuola, ero nel gruppo di ragazze. Quando tutti volevano giocare a calcio, io volevo giocare con Barbie. Mia madre non capiva. Quando usciva di casa, afferravo i suoi vestiti e le scarpe di nascosto. All'età di 11 anni, sapevo che ero diversa. Ho avuto quella sensazione di rabbia, sai? Volevo scioccare! Indossava jeans stretti, abbigliamento bambina camicie, piercing. Penso che quando una persona non sta bene con il suo corpo si ribella contro di essa.
L'adolescenza, è la parte più difficile per una trans.
La trasformazione?
Dopo che mia madre morì nel 2004, venni a vivere a Rio con mia nonna ei miei zii che sono evangelici. Ho studiato fino al terzo periodo del turismo e ha iniziato a lavorare in un ristorante. Lì, tutti giocavano con me e affettuosamente mi chiamavano Lupita.. Da lì, ho deciso che vorrei iniziare a trasformare e adottare le misure necessarie per farlo Quali misure? ho dovuto prendere pillole al giorno, il medico mi ha consigliato, e una volta al mese iniezione dell'ormone. Inoltre, ho avuto l'assistenza di uno psicologo, perché è un processo che non è facile. Il cambiamento nel corpo ti sconvolge molto la testa e ho avuto anche la depressione.
famiglia? Con mio padre è stato divertente perché lui vive a Juiz de Fora e non sapeva che avevo fatto la trasformazione. Quando l'ho visitato, non sapeva cosa dire. Ma poi ha detto una cosa molto bella e non dimenticherò mai: "N0m importa se figlio o figlia, io ti amerò sempre." Mia nonna, che ha più di 80 anni, è stato incredibile mi ha accettato molto bene. E i zii vangelici? Quando mi sono trasferita con loro, è stato complicato perché mi vedevano come gay. Ma mi rispettavano. Io vivo con loro e loro sono religiosi, io ho la vita di una ragazza di 15 anni. Non posso indossare abiti corti e in casa devo chiedere se posso fare qualcosa. Ma non vado in luogo pubblico con loro. E una cosa mia.
Intervento? Niente. Non ho mai avuto abbastanza soldi per fare l'operazione di cambio sesso, che è molto costoso, che costa circa $ 30.000 in Thailandia. Questo è il mio sogno. Non voglio fare niente prima. Non voglio toccare il viso il naso perchè quando si fa, si capisci e denuncia ciò che sei . E 'impossibile aver un naso da bambola. Credo che metterei un po 'di silicone, ma di dimensioni molto naturale. Voglio essere una donna il più naturale possibile.
L'assedio maschile?
E 'molto difficile per chiunque riconoscere che sono una transessuale. Nella discoteche, molti uomini si avvicinano a me. Le miei amiche che sono donne biologiche, rimangono anche un po 'scioccate e tristi perché richiamo l'attenzione. In strada sono corteggiata in modo da rimanere un po male.
Racconti agli uomini che sei una transessuale? Dipende. Quando mi trovo in una discoteca e mi prendo qualche bacio, non sento il bisogno di parlare. E 'uno scherzo. Ma se vedo che può nascere qualcosa di più serio e che possa capire che siamo in grado di innamorarsi, allora io parlo. Se un ragazzo è attratto da me, deve accettare quello che sono - anche prima dell'operazione. Con tutti i miei fidanzati, tutti mi vedevano come una donna. Ne sono sicura. Ci fu una volta in cui mi trovavo con un ragazzo e glie l'ho detto. Mi rispose che l'unica cosa che farebbe sarebbe quella di smettere di uscire con me. Mi sono sentita male, naturalmente. Lui mi abbracciava e mi baciava come una ragazza normale. Ma ho pensato, un tipo come questo sono io che non lo voglio. .
Perché per stare con me deve avere una mente aperta, senza pregiudizio.
Per leggere la sua intervista cliccare qui
sabato 10 dicembre 2011
Argentina: anche nei corpi dello stato rispettano l'identità di genere.
Il ministro della Sicurezza in Argentina, Nilda Garré, ha firmato una risoluzione: n. 1181/2011 che verrà applicata alla Polizia Federale, alla Gendarmeria Nazionale, alla Guardia Costiera e alla polizia di sicurezza aeroportuale e stabilisce che le persone trans dovrebbero essere riconosciute con l’identità di genere appropriata alla loro percezione, sia a livello personale che in qualsiasi tipo di comunicazione o pubblicazione all’interno delle Forze. Allo scopo non è richiesta alcuna operazione per il cambio di sesso o terapia ormonale che certifichi il passaggio da un sesso all'altro.
L’Argentina, ancora una volta, sorprende nel camino dei diritti civili. A distanza di poco più di un anno dall'approvazione del matrimonio delle coppie omosessuali, arriva un’altra novità sorprendente. Tutte le trans ( F.T.M, M.T.F) che fanno parte dei corpi di polizia delPaese, potranno utilizzare divise adatte alla loro identità di genere.
“Lo scopo è quello di lottare contro i comportamenti transfobici e omofobici”, ha specificato il ministro, “bisogna dar loro la possibilità di esser riconosciuti con l’identità di genere in cui si rivedono”. Per tali agenti vi saranno bagni, spogliatoi differenziati per sesso e che saranno loro assegnati compiti “adatti” alla loro identità.
Dalla scorsa settimana, la transessuale Angie Beatriz Alvarez, 40 anni, può indossare la divisa femminile e i toilette delle donne sul posto di lavoro.
L’Argentina, ancora una volta, sorprende nel camino dei diritti civili. A distanza di poco più di un anno dall'approvazione del matrimonio delle coppie omosessuali, arriva un’altra novità sorprendente. Tutte le trans ( F.T.M, M.T.F) che fanno parte dei corpi di polizia del
“Lo scopo è quello di lottare contro i comportamenti transfobici e omofobici”, ha specificato il ministro, “bisogna dar loro la possibilità di esser riconosciuti con l’identità di genere in cui si rivedono”. Per tali agenti vi saranno bagni, spogliatoi differenziati per sesso e che saranno loro assegnati compiti “adatti” alla loro identità.
Dalla scorsa settimana, la transessuale Angie Beatriz Alvarez, 40 anni, può indossare la divisa femminile e i toilette delle donne sul posto di lavoro.
Angie ha iniziato a lavorare come poliziotto nel 1998, con nome e abbigliamento maschile. Anni dopo ha iniziato un trattamento ormonale e vestirsi da donna."Sapevo di essere transessuale quando sono andato alla polizia, ma avevo bisogno del lavoro. Otto anni dopo ho iniziato la terapia ormonale e il mio seno è cresciuto. Ho anche iniziato a portare i capelli lunghi e le unghie lunghe, sempre disposti", dice.
Angie vive e lavora nella città di Rosario, Argentina, una provincia di Santa Fe, nel centro del paese. Si racconta che in un primo momento, appena iniziato la trasformazione del suo corpo, i suoi capi della polizia provinciale non erano d'accordo con i cambiamenti."Ero entrata in polizia come un uomo e, pertanto, per loro dovevo continuare come un uomo. Ma poi hanno fatto l'abitudine," dice.
Angie lavora nella polizia dei vigili del fuoco utilizzando quotidianamente uniforme di base per uomo e donna: pantaloni blu, camicia bianca e stivali. Tuttavia, nelle cerimonie ufficiali usa gonna e giacca. Angie dice anche che ha vinto il diritto di truccarsi al lavoro e cura dei capelli e delle unghie, dopo aver rivelato il suo caso alle televisioni locali."Quando mi sono resa conto che c'era resistenza, sono andata in televisione e ho raccontato la mia storia. Questo è stato sufficiente per la polizia accettarmi come sono."Angie è single, e quando non indossa gli indumenti da lavoro si veste come qualsiasi altra donna. Una delle sue foto preferite è uno dei suoi ultimi compleanni, dove ha un abito blu del giorno, così come appare sul tuo profilo Facebook."Non mi sono mai sentita presa in giro dai miei colleghi o dalle persone che do aiuto", dice. "Non mi piacciono le bugie e penso che questo fatto è ben accetto.
La misura di sicurezza del ministero è arrivata la stessa settimana in cui la Camera dei Rappresentanti dell'Argentina ha approvato il diritto di cambiare nome e sesso sulle carte d'identità, attraverso la cosiddetta legge di identità di genere. Il testo è ancora in attesa di approvazione al Senato.
"Spero che questa legge sia approvata molto presto, perché ogni volta che voglio affittare un appartamento e devo mostrare la mia carta e la gente si rifiuta di vedere il mio corpo di donna perché su la mia carta di identità c'è il nome maschile. Ora sono io la proprietaria, spero di cambiare il mio nome molto presto ", dice Angie.
Un grande passo avanti in Argentina, che vieni accolto con gioia dalla comunità LGBT. Esteban Paulón, presidente della FALGBT, dice “Ci auguriamo che analoghe risoluzioni possano essere estese a tutte le istituzioni del paese e a questo fine stiamo lavorando con i ministeri di diverse province”. Se un lavoratore trans si rivolge all’apposito Centro Integrale di Genere, otterrà condizioni di lavoro appropriate alla propria sessualità: uniformi, armadietti, servizi igienici e documenti del sesso richiesto. Il Centro si occuperà anche di integrazione dei trans dell’ambito lavorativo e di informazione a livello generale per tutti i dipendenti delle forze armate.
( F.T.M, M.T.F) ?
FtM o (Female to Male) è un acronimo inglese indicante una persona che opta per una transizione del proprio corpo da femmina a maschio. In inglese viene anche usato il termine transman o trans man, cioè uomo trans.
MtF o (Male to Female) è un acronimo inglese che indica una persona che transiziona con il suo corpo da maschio a femmina. In inglese si dice anche transwoman o trans woman, cioè donna trans. Talvolta in italiano viene usato anche il termine 'neodonna' (nuova donna), per riferirsi a trans operate.
mercoledì 7 dicembre 2011
Hillary Clinton per i diritti dei gay
Gli Stati Uniti hanno annunciato un impegno senza precedenti per promuovere i diritti delle persone gay, e difenderle da violenze e discriminazioni.
L’amministrazione Obama ha annunciato un impegno diretto degli Stati Uniti, attraverso tutti gli strumenti diplomatici ed economici a disposizione, per promuovere i diritti delle persone gay, lesbiche, bisessuali e transessuali nel mondo La policy è descritta in un promemoria diffuso dal presidente Obama ed è stata spiegata ieri da Hillary Clinton, segretario di Stato, in un discorso tenuto a Ginevra e definito già “storico” dalle associazioni per diritti civili. Clinton ha detto che l’amministrazione Obama affronterà direttamente – “combattendoli” – gli sforzi delle nazioni che criminalizzano l’omosessualità o ignorano gli abusi nei confronti delle persone gay, lesbiche, bisessuali e transessuali.
«Qualcuno sostiene che i diritti dei gay e i diritti umani siano due cose distinte e separate», ha detto Hillary Clinton parlando al Consiglio per i Diritti Umani dell’ONU, «ma in realtà si tratta della stessa cosa». La decisione, scrive il New York Times, potrebbe irritare alcuni paesi alleati degli Stati Uniti: in Turchia ci sono stati di recente parecchi episodi di intolleranza e omofobia, non adeguatamente sanzionati; in Arabia Saudita l’omosessualità è vietata per legge e i rapporti sessuali tra persone dello stesso sono puniti con la morte o con frustate. Hillary Clinton ha detto di essere consapevole che gli ostacoli alla protezione dei diritti dei gay hanno spesso a che fare con «convinzioni religiose, culturali, personali o politiche», ma ha aggiunto che i diritti gay trascendono le frontiere nazionali, politiche o culturali, ma sono universali come quelli adottati dopo la Seconda guerra mondiale nella Dichiarazione universale dei Diritti dell’uomo.
Hillary Clinton non aveva anticipato il tema del suo discorso, per evitare plateali manifestazioni di dissenso da parte dei rappresentanti di alcuni paesi nell'assemblea. Alla fine del suo discorso, il segretario di Stato americano ha ricevuto una standing ovation. Da questo momento, i diplomatici americani hanno l’ordine di chiedere conto di ogni abuso arrivi a conoscenza del dipartimento di Stato, che ha stanziato tre milioni di dollari per combattere le discriminazioni in giro per il mondo. Questi soldi potranno essere usati dalle associazioni a difesa dei diritti degli omosessuali, potranno essere usati per pagare avvocati impegnati in cause legali su casi di violenza e discriminazione, per dare strumenti e formazione ai giornalisti che si occupano delle persecuzioni sui gay, per dare asilo e protezione a chi scappa dalle violenze.
La mossa dovrebbe anche aiutare Barack Obama in campagna elettorale. I gruppi per i diritti degli omosessuali hanno apprezzato molto la nuova politica, così come avevano apprezzato l’abolizione del “don’t ask don’t tell”, ed è possibile che questo possa aiutare l’amministrazione a ricucire lo strappo di questi mesi con l’ala sinistra del partito democratico.
foto: SEBASTIEN FEVAL/AFP/Getty Images
sabato 3 dicembre 2011
La modella transessuale, Lea T, su la copertina di "Elle" Brasile per il mese di dicembre.
"Elle" è senza dubbio una delle riviste più famose per quanto riguarda il mondo della moda e della bellezza, per l'edizione brasiliana di dicembre, è entrata nella storia, pubblicando per la prima volta una modella transessuale in copertina, Lea T. una delle top più apprezzate della scena fashion.
La modella Lea T, elegante e sofisticata, indossa un abito spettacolare del marchio Givenchy che è stato il primo a immortalare il suo volto in varie campagne.
Lea T. stata intervistata da Oprah Winfrey nel mese di febbraio. E' anche apparsa sulla copertina della rivista Inglese "Love", baciando sulle labbra Kate Moss. Lea nel 2008, ha scoperto la sua vera identità di genere all'età di 17 anni, cosi iniziando la sua transizione.
La modella di 28 anni, figlia dell'ex calciatore Toninho Cerezo, è stata scoperta dal designer Ricardo Tiscie.
Lea T. stata intervistata da Oprah Winfrey nel mese di febbraio. E' anche apparsa sulla copertina della rivista Inglese "Love", baciando sulle labbra Kate Moss. Lea nel 2008, ha scoperto la sua vera identità di genere all'età di 17 anni, cosi iniziando la sua transizione.
- Lea T è sulla cover di Elle Brasile di dicembre, fotografata da Fábio Bartelt. La modella transgender indossa un completo di Givenchy della resort collection 2012. Una copertina speciale per Lea T, date le sue origini brasiliane. Lea appare affascinante e persino rilasciata in una intervista in cui parla di pregiudizi, moda, amore e sesso.
Il video con le scene del servizio fotografico.
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