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mercoledì 21 dicembre 2011

Iran all’avanguardia per il cambio di sesso

I transessuali chiedono una legge per un sostegno medico e psicologico

TEHERAN - Uno dei paradossi della società iraniana è che, se si digita su Google la parola “sex”, la ricerca è bloccata dalla censura. Se invece si scrive «Iranian society for supporting individuals with gender identity disorder», appare subito il sito dei transessuali iraniani ossia l’Associazione per le persone con disordini nell’identità di genere. Disordini connessi - precisa la responsabile della associazione Mariam Khatoun Molkara - con un problema «genetico» che origina il mancato riconoscimento di sé nel proprio sesso anatomico ed il desiderio di cambiarlo. 

È relativamente facile in Iran, visto che la Repubblica Islamica è all’avanguardia nelle operazioni per il cambiamento di sesso da quando il suo fondatore, Iman Khomeini, firmò negli anni Ottanta una “fatwa” che le rendeva legali. Ad oggi sono circa 2600 - secondo o dati ufficiali - le persone che hanno chiesto all’Ufficio centrale di medicina legale l’autorizzazione per l’intervento. E dalla rivoluzione del 1979 sono state ufficialmente 4mila le operazioni effettuate, con il conseguente rilascio all’interessato di una nuova carta di identità che permette anche di sposarsi. La prima a compiere questo percorso nella Repubblica islamica è stata proprio Mariam, 57 anni, che quando viveva nel corpo di un uomo si chiamava Fereydun e che ha dedicato tutta la vita alla difesa dei diritti dei transessuali. 

Dall’incontro con la moglie dello scià, Farah Diba, prima della Rivoluzione, fino all’udienza ottenuta da Khomenei nel 1983 e la promessa di una nuova fatwa (la terza dal 1963, e specifica per i transessuali) per la legalizzazione del cambio di sesso. Una operazione che però Mariam preferì fare, molti anni dopo e spendendo di più in Thailandia, perché le strutture sanitarie in Iran, dice, non sono ancora all’altezza. «Anche in Gran Bretagna e negli Usa ci sono migliori possibilità di riuscita», spiega Mariam in un’intervista, anche se l’operazione costa tre volte tanto, circa 10mila euro. Nel 2000, sotto la presidenza di Mohammad Khatami, era stato formato un comitato statale che aveva anche portato alla nascita di una «clinica per il sesso e la sessuologia», ricorda Mariam, ed a misure di welfare per i transessuali. Ma la clinica ha chiuso due anni dopo l’apertura e il fondo di assistenza è stato tagliato nel 2009. La battaglia politica continua, tanto che ora - annuncia la donna - si sta lavorando ad una proposta di legge che istituisca un fondo per il sostegno medico e psicologico a chi decide di operarsi. Una scelta necessaria in Iran più che in Occidente proprio per la diversità sociale e religiosa, e per questo le domande, dice, sono in leggero aumento.

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