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lunedì 31 dicembre 2007
LUXURIA, PREOCCUPATI PER SORTE TRANSGENDER ARRESTATA A DUBAI
Roma, 29 dic. - (Adnkronos) - "Lo scorso 18 dicembre, ricorrenza di un'importante festa religiosa islamica, e' stata arrestata a Dubai una cittadina italiana transgender di Roma, Sandra Gozzi, che aveva conosciuto un uomo al Rotana Tower, prestigioso hotel saudita, dove stava trascorendo le sue vacanze. Nella stanza dell'hotel l'uomo si e' rivelato essere un poliziotto e ha condotto Sandra in prigione". Lo rende noto Wladimir Luxuria.
"Sia io che il movimento italiano transessuali -aggiunge- siamo molto preoccupate della situazione, soprattutto in considerazione del fatto che in Arabia Saudita vige la pena di morte per atti omosessuali e transessuali. Della questione e' a conoscenza il consolato italiano e la viceministro degli Esteri Patrizia Sentinelli e mi auguro che ogni sforzo diplomatico possa servire a riportare presto Sandra all'affetto dei suoi cari".
"Sia io che il movimento italiano transessuali -aggiunge- siamo molto preoccupate della situazione, soprattutto in considerazione del fatto che in Arabia Saudita vige la pena di morte per atti omosessuali e transessuali. Della questione e' a conoscenza il consolato italiano e la viceministro degli Esteri Patrizia Sentinelli e mi auguro che ogni sforzo diplomatico possa servire a riportare presto Sandra all'affetto dei suoi cari".
giovedì 27 dicembre 2007
Coppie gay in Uruguay
"Mentre in Italia si discute di pizze e fichi, in America Latina è iniziata da tempo una primavera dei diritti civili. E' del 20 dicembre la notizia che il Parlamento dell'Uruguay ha approvato in via definitiva la legge dal titolo 'Unioni concubinarie' che estendono a tutte le coppie etero ed omosessuali, dopo cinque anni di convivenza, tutti i diritti riconosciuti alle coppie sposate eccetto l'adozione di minori".
Lo ha dichiarato Aurelio Mancuso, presidente nazionale arcigay. "Una proposta di legge simile - haaggiunto - è in discussione in Cile e in Brasile, mentre persino il regime cubano ha dichiarato l'intenzione di approvare un provvedimento di riconoscimento delle coppie omosessuali.
L'Uruguay è il primo paese latino americano ad aver adottato una legislazione nazionale di questo tipo. Nel continente, infatti, vi erano per ora solamente due città, Città del Messico e Buenos Aires che avevano approvato regolamenti comunali di riconoscimento delle convivenze etero ed omosessuali.
Bisogna inoltre ricordare che l'Uruguay è uscito da una sanguinosa dittatura solamente nel 1984 e, che si sta avviando ad una riforma sociale e politica coraggiosa portata avanti dal Frente amplio che dal 2005 governa lo stato latino-americano.
E' bene inoltre sottolineare, che per quanto riguarda il nostro continente, il 18 dicembre l'Ungheria ha approvato una legge sulle Unioni Civili registrate. Ogni commento - ha aggiunto - crediamo sia ormai superfluo".
venerdì 21 dicembre 2007
martedì 18 dicembre 2007
L'Annuncio al mondo di Kim Pérez
Festa Orgullo Transexual Chicote España
il 1 marzo 2007 il parlamento spagnolo ha definitivamente approvato la Legge sull'Identità di Genere, la più avanzata al mondo.
Questa Legge consente il cambio di identità (sesso.ndt) a seguito della semplice prova di un trattamento di due anni e un certificato medico che accerti una diagnosi di "disforia di genere".
Le persone che abbiano già provveduto alla RCS (Riassegnazione Chirurgica di Sesso. NdT) non avranno bisogno di presentare i due certificati sopra menzionati.
Tutti i gruppi parlamentari hanno votato a favore della legge, con l'eccezione del conservatore Partito Popolare.
Dopo 10 mesi di pressioni del movimento, e l'annuncio di uno sciopero della fame generale nel maggio 2006, il movimento trans e le associazioni trans spagnole considerano questo 1 marzo 2007 come una data storica che rappresenta la più grande vittoria del nostro movimento.
Kim Pérez
Stop pena di morte, l'Onu: sì alla moratoria universale
Della pena dei morte se ne può fare a meno. Lo ha stabilito la larga maggioranza dei Paesi del mondo, oltre cento. È una data storica: dopo una battaglia lunga 13 anni, l'Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha approvato la risoluzione per la moratoria contro la pena di morte nel mondo con 104 voti a favore, 54 contro e 29 astenuti.
È stato un successo: la moratoria - una iniziativa italiana - ha conquistato cinque voti in più rispetto al pronunciamento della terza Commissione in novembre. Il ministro degli Esteri, Massimo D'Alema: è «un grande risultato», che va oltre quelle che erano le speranze alla vigilia del voto. «La maggioranza è stata oltre le aspettative», dice D'Alema, «adesso lavorare per l'abolizione». Romano Prodi: «È una giornata davvero storica», osserva il premier, «l'Italia diffonde pace e giustizia nel mondo».
Trans suicida in una comunità La tragica storia di Loredana
PALMA DI MONTECHIARO - All'anagrafe si chiamava Paolo, 16 anni, sesso maschile, nata a Catania, ma lei si sentiva donna, si vestiva da donna, si truccava e si faceva chiamare Loredana. Alcuni anni fa aveva subito maltrattamenti dal padre, faceva una vita sregolata, dormiva di giorno e viveva di notte. La madre non riusciva a sostenerla, con il padre, dopo le violenze subite, non aveva rapporti, era intervenuto il Tribunale dei Minori di Catania. Sette giorni fa Loredana si è impiccata con il suo foulard preferito dentro la stanzetta della "Comunità Alice", a Marina di Palma di Montechiaro (Agrigento) dove era ospite da tre mesi per essere "recuperata". E per "recuperarla" il Tribunale dei Minori di Catania l'aveva assegnata a una comunità dove era costretta a vivere insieme a 35 ragazzi, tutti maschi, extracomunitari, tunisini, marocchini, algerini tra i 15 e i 17 anni, tutti clandestini arrivati dalle coste nordafricane.
Lei, Loredana, era l'unica "donna" di quella comunità e l'avevano assegnata li "perché nessuno la voleva" dice Linda Lumia, l'assistente sociale del centro che quattro giorni fa, insieme ad altri "ospiti" di "Alice" l'ha accompagnata al cimitero di Assoro (Enna) dove Loredana è stata seppellita. "C'erano la madre e i suoi fratelli, ma nessuno dell'Arci Gay, neanche un fiore" sottolinea Linda Lumia che ha dovuto affrontare una situazione incredibile.
Ma è mai possibile che un ragazzo, di fatto donna, per essere recuperata sia mandata in una comunità fatta solo di maschi extracomunitari? L'assistente sociale del centro di accoglienza "Alice" - una bella struttura che sorge a poche centinaia di metri dal mare, con una piscinetta, un campetto di calcio, ottima cucina e stanze da albergo a tre stelle - allarga le braccia e non nasconde la sua impotenza davanti a una situazione del genere finita in tragedia.
Dentro il centro Loredana, che "era in prova", non avrebbe avuto problemi di sorta, sostengono i responsabili della struttura, ma gli operatori tentavano comunque di "proteggerla". "Era la prima volta che ospitavamo in un centro per maschi, una "ragazza" e per lei avevamo allestito - dice Linda Lumia - una stanzetta singola. Aveva in qualche modo la sua privacy, utilizzava il bagno delle donne per le operatrici del centro, mangiava con noi. Era anche contenta perché aspettava con ansia l'inizio del corso professionale per parrucchiera, ma l'altro giorno ha deciso di farla finita".
La Procura di Agrigento ha aperto un'indagine che avrebbe accertato il suicidio ma sta ancora indagando per accertare eventuali responsabilità di altri. Si vuole accertare anche come e perché un ragazzo, di fatto donna, sia finita in quel centro popolato da soli uomini e non in un'altra struttura più adeguata. La notizia del suicidio di Loredana era stata diffusa dal deputato di Rifondazione Comunista, Vladimir Luxuria: "Nonostante l'impegno degli assistenti sociali - dice la parlamentare - la giovane non era in una struttura specializzata ad affrontare i problemi della disforia di genere, soprattutto in una fase delicata come quella adolescenziale. Occorre attivare una seria politica di inserimento sociale e lavorativo a partire dalla realizzazione di strutture più specifiche e mirate".
"Ma dov'era l'Arci Gay quando ho chiesto di darmi una mano?" dice l'assistente sociale Linda Lumia. "E' chiaro che la nostra struttura non era certo la più adatta per affrontare una situazione del genere, così delicata e complicata. Ma noi siamo stati gli unici e non buttare fuori Loredana. Nessuno la voleva, tutti gli altri centri ai quali era stato chiesto di ospitarla hanno detto di no. Loredana aveva "precedenti" era stata ospitata in altri centri da dove era fuggita e dove forse aveva creato qualche problema. Ma noi abbiamo fatto il possibile, abbiamo chiesto anche all'Arci Gay di darci una mano. A parole dicevano che avrebbero fatto qualcosa, ma non si sono mai visti né sentiti".
L'assistente sociale che con Loredana aveva stabilito un ottimo rapporto e con la quale si confidava non nasconde le difficoltà incontrate nel gestire quel centro con 35 maschi e una donna. "Noi abbiamo fatto il possibile e se Loredana si fosse trovata male poteva andarsene in qualunque momento perché in questi centri tutti sono liberi di entrare ed uscire, poteva fare come tanti altri minori extracomunitari che stanno qui o in altri posti un paio di giorni e poi spariscono. Ma non lo aveva fatto, anche perché non aveva dove andare, perché nessuno la voleva".
Prima d'impiccarsi Loredana aveva scritto due lettere, una alla madre e un'altra ad un suo amico con il quale intratteneva una fitta corrispondenza. Fra tre giorni si sarebbe trovata faccia a faccia con suo padre nel processo. "Non posso più vivere così, non ce la faccio più e ho deciso di farla finita...", ha scritto prima di impiccarsi alla finestra della sua stanza vicino alla parete dove aveva affisso un grande poster di Marilyn Monroe.
(18 dicembre 2007)
sabato 15 dicembre 2007
CI PIACCIAMO DAY: DIFENDIAMO OGNI FORMA DI AMORE
"Non importa chi ti piace, l'importante è che ti piaccia molto!". Un messaggio semplice eppure fortissimo: mentre si discute di omofobia in Parlamento e pare che sia difficile se non impossibile far approvare persino le più basilari norme contro la discriminazione, parlare semplicemente di piacersi, di amore, di rispetto può sembrare banale. Eppure è proprio quello che forse ci serve. Il 15 dicembre la casa editrice Il Dito e La Luna in collabarazione con ArciLesbica, ArciGay, Agedo (Associazione Genitori e amici di Omosessuali) e Famiglie Arcobaleno ha dato vita al 'Ci Piacciamo Day', con una serie di iniziative, banchetti, incontri in giro per l'Italia per invitare al rispetto di ogni forma d'amore. Sarà presentato in questa occasione il libretto illustrato 'Ci piacciamo!', adattamento italiano di 'Nos gustamos!' del disegnatore JuanolO, pubblicato lo scorso anno nella Spagna di Zapatero e riproposto anche da noi per sensibilizzare per la prima volta anche i bambini sul tema del rispetto dell'amore, in ogni sua forma e manifestazione.
Nelle vignette di JuanolO le persone si piacciono che siano alte, basse, grasse, uomini, donne, di colore, perchè "ciò che abbiamo in comune noi umani è che ci piacciamo". Per restituire nuove e veritiere immagini di quelli che sono i diversi modi di amare e piacersi. Perchè per superare i pregiudizi occorre veicolare, anche e soprattutto in maniera semplice e adatta ai bambini, una cultura di apertura e tolleranza: ossia che le persone che si piacciono hanno mille motivi diversi per farlo.
Leona Lewis
giovedì 13 dicembre 2007
TRANSGENDER DAY OF REMEMBRANCE
Intervento di Vladimir Luxuria alla Camera dei Deputati
Anche quest'anno, l'Italia partecipa all'evento internazionale del Day of Remembrance per ricordare le vittime transgender della transfobia. Quest'anno, per la prima volta, tutto il movimento LGBT italiano, ha inserito nella propria agenda questa data come può evincersi dalla lettura del comunicato stampa finale relativo alll'Assemblea Nazionale delle Associazioni LGBT tenutosi recentemente a Bologna.
LISTA BIOGRAFIE IN PRIMA PERSONA
Valentina Falco
Luogo: Novara, Italia
Età: 34
Data: 25-26 Novembre 2006
Il mio nome era Valentina Falco. Avevo 34 anni e sono morta in Italia. I miei vicini di casa, insospettiti da una luce rimasta accesa per oltre un giorno, hanno chiamato la polizia. Quando la polizia è arrivata mi hanno trovata nel mio letto sgozzata.
L’assassino è stato catturato
In Memoria.
Nakia Ladelle Baker
Luogo: Nashville, Tennessee (USA)
Età: 31 anni
Il mio nome era Nakia Ladelle Baker. Avevo 31 anni e vivevo sulla Richardson Road a Nashville, Tennessee (USA). Mi hanno trovata nella mia automobile vicino al Club Adventura nella prima mattina del 7 gennaio 2007.
Sebbene in un primo momento la causa della mia morte era stata attribuita ad un pestaggio, successivamente la mia autopsia ha rivelato la presenza di un proiettile nel mio corpo. Lasciai il bar quando stava chiudendo e quando fu ritrovato il mio corpo c’erano segni di lotta intorno alla mia auto. Nessuno – incluse le guardie di sicurezza del locale – ha riferito di avere sentito il colpo di pistola o urla di alterco o il mio assassinio. Il mio omicidio è ancora insoluto.
Tamara (Hasan Sabeh)
Luogo: Baghdad, Iraq
Età: 34 anni
Mi chiamavo Hasan Sabeh, ma ero conosciuta come Tamara. Ero una transgender di 34 anni che lavorava nella moda a Baghdad, disegnando abiti femminili. Vivevo nel Distretto di al-Mansor a Baghdad, Iraq.
Sono stata sequestrata in strada da una squadra della morte islamista e poi impiccata In un giorno santo della Shia, l’undici gennaio 2007. Dopo l’impiccagione il mio corpo è stato mutilato e tagliato a pezzi.
Cognato di Tamara
Luogo: Baghdad, Iraq
Età: sconosciuta
Hasan Sabeh era mia cognata, ma era conosciuta ai più come Tamara. E’ stata impiccata in pubblico in un giorno santo della Shia, l’undici gennaio 2007. Dopo che è stata impiccata, il suo corpo è stato mutilato e tagliato a pezzi.
Quando ho provato a difenderla, hanno ucciso anche me
Keittirat Longnawa
Luogo: Rassada, Tailandia
Età: 31 anni
Il mio nome era Keittrat Longnawa, una transessuale di 31 anni che viveva a Rassada, Tailandia, ed ero una conosciuta come tossica di colla. Ero nativa del distretto di Krabiand, in Tailandia. Sono stata picchiata e sgozzata il giorno 31 gennaio 2007.
Come miei assassini sono stati identificati sette uomini e due donne appartenenti ad una gang di età fra i 14 e i 21 anni. Un ragazzo di 16 anni, ha iniziato a provocarmi perché trans mentre stavamo fumando colla. Ha preso un coltello da cucina da una delle due ragazze e mi ha colpita. Dopo avermi colpita, gli altri ragazzi lo hanno raggiunto freneticamente ed hanno continuato ad accoltellarmi a turno, dandomi calci, e colpendomi con dei bastoni
Il mio cadavere sanguinante è stato scoperto il pomeriggio seguente da un abitante del villaggio ed ha informato la polizia. Ero vestita solo con dei jeans, e sono stata trovata con un reggiseno, un agenda, sandali e uno stick di rossetto insanguinato e – vicine a me – due borse insanguinate contenenti colla.
Sei dei nove componenti della banda sono stati arrestati per il mio assassinio.
Tatiana (Aldomiro Gomes)
Luogo: Trani, Italia
Età: 57 anni
Il mio nome anagrafico era Aldomiro Gomes, ma ero conosciuta come Tatiana ed ero originaria del Brasile, ma vivevo in Italia a Trani. Avevo 57 anni.
Il mio corpo è stato scoperto da un uomo mentre faceva jogging la mattina di martedì 19 febbraio 2007, al centro di una strada. Ho ricevuto un colpo fatale alle tempie che la polizia in un primo momento ha sospettato essere stato causato dall’uso di una pietra. In realtà la mia testa era stata sbattuta tra la portiera di un’automobile e la carrozzeria.
Moira Donaire González
Luogo: Viña del Mar, Cile
Età: 30 anni
Ero Moira Donaire González, e sono stata uccisa a Viña del Mar, Cile. Sono morta il 5 marzo 2007 dopo essere stata pugnalata 5 volte da un venditore ambulante. Avevo appena compiuto 30 anni.
Michelle Carrasco "Chela"
Luogo: Santiago, Cile
Età: 54 anni
Mi chiamavo Michelle Carrasco ma tutti mi conoscevano come Chela. Avevo 54 anni ed esercitavo la prostituzione. Approssimativamente intorno alle 8 della mattina del 16 marzo 2007, la polizia ha trovato il mio corpo senza vita nella periferia di Santiago del Cile. I membri delle mia famiglia sono stati chiamati per identificare il mio corpo in quanto il mio volto era stato colpito al punto di risultare totalmente sfigurato. Sono stata abbandonata in una fossa, presumibilmente dalla persona che mi ha brutalmente attaccata mentre lavoravo in strada a Melipilla, aspettando clienti per la notte.
Ruby Rodriguez
Luogo: San Francisco, California (USA)
Età: 27 anni
Il mio nome era Ruby Ordenana, ma ero conosciuta anche come Ruby Rodriguez. Ero una donna transgender di 27 anni e vivevo nella Baia di San Francisco. Ero originaria del Nicaragua, ed ero emigrata negli Stati Uniti per una vita migliore, come tanti altri del mio paese. Facevo parte della comunità locale, e frequentavo i gruppi di supporto della zona e un corso di inglese.
Lavoravo anche come prostituta lottando contro alcuni problemi di tossicodipendenza, e dovevo combattere contro l’Ufficio di Immigrazione.
Sono stata trovata da alcune mie amiche in strada intorno alle 6 di mattina del 16 marzo 2007. Ero stata spogliata dei miei abiti e presumibilmente abbandonata dal mio assassino. Sono stata strangolata a morte.
Michael Savage ha detto per radio che io ero una "psicopatica" che " come miglior cura sarei dovuta stare dentro una camicia di forza per anni, lasciandomi urlare "
Erica Keel
Luogo: Philadelphia, Pennsylvania (USA)
Età: 21 anni
Sono stata uccisa per strada intorno alle 2 di notte del 21 Marzo 2007. Sono morta dopo due giorni in Ospedale a causa di “ferite multiple”. Il medico legale ha classificato la mia morte come un investimento dove il colpevole scappa invece di prestare soccorso. Avevo soltanto 21 anni.
I testimoni della scena e le mie amiche si sono rifiutate di considerare la mia morte come accidentale. Io stavo lavorando in strada ed i testimoni hanno dichiarato che sono entrata in un’auto e dopo pochi metri sono stata scaraventata fuori e successivamente investita per ben 4 volte mentre giacevo a terra. L’autista, Roland Button, abbandonò la scena dopo avermi uccisa ma è stato successivamente catturato dalla polizia.
Bret T. Turner
Luogo: Madison, Wisconsin (USA)
Età: 48 anni
Il mio nome era Bret T. Turner ed avevo 48 anni e sono stata trovata morta nel mio appartamento, con abiti femminili. Sono stata pugnalata 14 volte.
Un uomo di nome Nigel Head ha confessato alla polizia di avere perso la testa durante un rapporto sessuale con la vittima. E’ stato condannato a 30 anni di reclusione per l’omicidio.
Manuela Di Cesare
Luogo: Pescara, Italia
Età: 37 anni
Il mio nome anagrafico era Emanuela. Nome ottenuto dopo avere finito il mio percorso di transizione. Per lo Stato italiano ero quindi una donna a tutti gli effetti legali. Purtroppo – pur essendomi persino offerta di vendere un rene per uscire dalla prostituzione, non riuscivo a trovare un lavoro. Mi ero iscritta anche ad una Associazione trans (Crisalide) per cercare conforto e aiuto.
Vivevo a Pescara e sono stata brutalmente assassinata nella notte fra sabato 21 e domenica 22 di Aprile 2007. Mi hanno trovata nuda sul divano con la testa fracassata da sei colpi e la mia faccia era schiacciata contro un cuscino, per nascondere le mie grida.
Dopo la mia morte i giornali di tutta Italia mi hanno uccisa una seconda volta, rivelando il mio nome maschile, infrangendo la legge sulla privacy e la mia dignità. Nonostante le proteste della famiglia e delle Associazioni trans, nessun provvedimento è stato preso contro quei giornali che hanno rivelato un mio dato sensibile così importante. Sono stata ricordata al Pride Nazionale del 2007. L’assassino (forse due) non è stato ancora identificato.
Persona non identificata in abiti femminili
Luogo: Kingston, Giamaica
Età: Sconosciuta
La polizia mi ha trovata morta con abiti femminili addosso, una minigonna di jeans e altri abiti femminili. Sono stata uccisa ed il mio corpo scaricato dentro la stazione di polizia di Matilda’s Corner, mercoledì 11 luglio 2007
Gli investigatori sostengono che sono stata uccisa altrove e poi gettata lungo la Munroe Road. Nessuno mi ha identificata e sono stata uccisa con colpi di pistola all’addome e alla schiena. La polizia teorizza che il mio omicidio sia da inserire tra i “crimini d’odio”.
Victoria Arellano
Luogo: San Pedro, California (USA)
Età: 23 anni
Il mio nome era Victoria Arellano. Sono immigrata negli Stati Uniti illegalmente per condurre una vita migliore. Sono stata però fermata presso il centro detentivo per immigrati clandestini di San Pedro e durante tutto questo periodo mi sono state negate le cure per la mia malattia: l’Aids.
Nelle mie ultime settimane di vita i miei compagni di cella hanno cercato di farmi curare, invano. I miei ultimi giorni li ho spesi dentro un dormitorio cella, costruito per ospitare 50 uomini, ma spesso occupato da molte più persone, fino ad una ottantina. Ho vomitato sangue ed ho sofferto di una violenta diarrea ed i miei compagni di cella hanno dovuto usare una scatola di cartone per raccogliere il mio vomito.
Negli ultimissimi giorni di vita sono stata trasferita nel reparto cure intensive dell’ospedale della Piccola Compagnia di Maria, dove sono morta il 20 luglio 2007 per complicazioni da AIDS e – nonostante le mie condizioni di salute, ero ammanettata al letto e avevo due agenti dell’Ufficio Immigrazione di guardia alla porta della mia stanza.
Oscar Mosqueda
Luogo: Daytona Beach, Florida (USA)
Età: 34 anni
Il mio nome all’anagrafe era Oscar Mosqueda, ed ero una persona di 34 anni, abitante a Daytona Beach, Florida. Indossavo una minigonna e scarpe con i tacchi alti nella notte in cui sono stata uccisa.
Il mio amico Wesley Rosser ha dichiarato di avere visto come sono stata uccisa fuori dal locale “Pasta Amore”. Un uomo di nome Cesar Israel Villazano ha poi confessato alla polizia di avermi sparato intorno alle 2 di notte di Domenica 29 luglio 2007. Egli ha dichiarato di avermi uccisa dopo una mia imbarazzante avance sessuale, ma il mio amico Wesley ha dichiarato alla polizia che sono morta difendendo un’amica.
Un proiettile mi ha colpita alla testa e sono morta più tardi, lo stesso giorno presso l’ospedale Halifax Medical Center.
Stefania Coppi
Luogo: Roma, Italia
Età: 35 anni
Mi chiamavo Stefania coppi, avevo 35 anni e vivevo a Roma. Il primo di agosto 2007 sono stata trovata in un bagno di sangue dentro il mio appartamento con il cranio fracassato.
La polizia ha arrestato successivamente un uomo di nome Domenico Broscella, di 35 anni per il crimine e sta cercando un secondo sospetto, un uomo extracomunitario, che potrebbe essere di nazionalità Serba.
Maribelle Reyes
Luogo: Houston, Texas (USA)
Età: Sconosciuta
Il mio nome era Maribelle Reyes. Sono stata rifiutata da molti centri medici per la cura dell’AIDS a causa del mio essere una persona transgender. Sono morta il 30 agosto 2007 a Houston, Texas, a causa di complicazioni per la mia malattia non curata, mio malgrado.
Dati aggiornati a Sabato 17 novembre 2007
OMOFOBIA ANCHE SU INTERNET: RIFIUTATO SPAZIO PUBBLICITARIO A CASA EDITRICE LGT
(12/12/2007) Internet Book Shop ha ritenuto "non in linea con la comunicazione del portale" un`inserzione a pagamento de Il Dito e la Luna, casa editrice LGT. Ma le parole lesbica, gay e transgender fanno così paura?
Internet Book Shop, il più grande sito di vendita on line di libri in Italia ha rifiutato un'inserzione a pagamento alla casa editrice LGT Il Dito e La Luna. L'inserzione censurata riportava scritto:"Libri lesbici gay e transgender. Butta via i pregiudizi! Vieni a conoscere la cultura LGT". Francesca Polo, titolare della casa editrice nonché presidente nazionale di ArciLesbica, dopo aver chiesto spiegazioni ad IBS, si è sentita rispondere che l'inserzione non era in linea con la politica di comunicazione del portale: " nonostante le nostre richieste, IBS non ci ha fornito altri elementi per comprendere le loro motivazioni, dobbiamo ritenere che il problema stia nelle parole che ci qualificano. Si tratta evidentemente di un atteggiamento omofobico: i termini LESBICA GAY e TRANSGENDER sono parole in uso nella lingua italiana, non sono né parolacce né volgarità e ritenere che possano toccare la sensibilità di qualcuno vuol dire attribuire ingiustamente all’omosessualità e alla transessualità un valore negativo. Significa farsi promotori, coscientemente e volontariamente, dei valori della disuguaglianza e dell’esclusione".
Riportiamo parte del comunicato stampa di ArciLesbica
"Evidentemente le parole LESBICA GAY e TRANSGENDER sono considerate delle parolacce, delle volgarità che possono offendere il comune sentire; e come sempre ci si dimentica di non offendere proprio il ‘comune sentire’ di lesbiche gay e transgender, dei loro amici e dei loro parenti: se si iniziasse a dare valore alle relazioni di tutti questi soggetti, ci si accorgerebbe che con queste censure si stanno offendendo e violando i sentimenti di milioni di persone in Italia.
L’atto di censura di IBS ha l’impronta tipicamente italiana dell’ignoranza e dell’ipocrisia: ignoranza perché continua a dare valore negativo e volgare a scelte di vita che sono seguite serenamente e orgogliosamente da milioni di persone (e che all’estero sono saggiamente protette da violenze e discriminazioni); ipocrisia perché IBS continua a commercializzare (e dunque guadagnare) con i libri de Il Dito e La Luna, nonostante siano libri lesbici gay e transgender: l’importante è farlo senza dirlo, senza dargli troppo risalto, senza pubblicità appunto. (...) Riteniamo che questo atto di censura sia uno dei tanti effetti nefasti dell’ignoranza e della viltà della classe dirigente politica italiana: un paese che non è in grado di produrre delle leggi che sanzionino l’omofobia la violenza e le discriminazioni nei confronti di lesbiche gay e transgender e delle leggi che riconoscano e diano valore alle relazioni omosessuali, è un paese incivile, le cui istituzioni hanno ormai rinunciato al buon governo e sono responsabili del degrado culturale e dell’intolleranza di cui siamo testimoni ogni giorno".
redazione@gay.tv
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Internet Book Shop, il più grande sito di vendita on line di libri in Italia ha rifiutato un'inserzione a pagamento alla casa editrice LGT Il Dito e La Luna. L'inserzione censurata riportava scritto:"Libri lesbici gay e transgender. Butta via i pregiudizi! Vieni a conoscere la cultura LGT". Francesca Polo, titolare della casa editrice nonché presidente nazionale di ArciLesbica, dopo aver chiesto spiegazioni ad IBS, si è sentita rispondere che l'inserzione non era in linea con la politica di comunicazione del portale: " nonostante le nostre richieste, IBS non ci ha fornito altri elementi per comprendere le loro motivazioni, dobbiamo ritenere che il problema stia nelle parole che ci qualificano. Si tratta evidentemente di un atteggiamento omofobico: i termini LESBICA GAY e TRANSGENDER sono parole in uso nella lingua italiana, non sono né parolacce né volgarità e ritenere che possano toccare la sensibilità di qualcuno vuol dire attribuire ingiustamente all’omosessualità e alla transessualità un valore negativo. Significa farsi promotori, coscientemente e volontariamente, dei valori della disuguaglianza e dell’esclusione".
Riportiamo parte del comunicato stampa di ArciLesbica
"Evidentemente le parole LESBICA GAY e TRANSGENDER sono considerate delle parolacce, delle volgarità che possono offendere il comune sentire; e come sempre ci si dimentica di non offendere proprio il ‘comune sentire’ di lesbiche gay e transgender, dei loro amici e dei loro parenti: se si iniziasse a dare valore alle relazioni di tutti questi soggetti, ci si accorgerebbe che con queste censure si stanno offendendo e violando i sentimenti di milioni di persone in Italia.
L’atto di censura di IBS ha l’impronta tipicamente italiana dell’ignoranza e dell’ipocrisia: ignoranza perché continua a dare valore negativo e volgare a scelte di vita che sono seguite serenamente e orgogliosamente da milioni di persone (e che all’estero sono saggiamente protette da violenze e discriminazioni); ipocrisia perché IBS continua a commercializzare (e dunque guadagnare) con i libri de Il Dito e La Luna, nonostante siano libri lesbici gay e transgender: l’importante è farlo senza dirlo, senza dargli troppo risalto, senza pubblicità appunto. (...) Riteniamo che questo atto di censura sia uno dei tanti effetti nefasti dell’ignoranza e della viltà della classe dirigente politica italiana: un paese che non è in grado di produrre delle leggi che sanzionino l’omofobia la violenza e le discriminazioni nei confronti di lesbiche gay e transgender e delle leggi che riconoscano e diano valore alle relazioni omosessuali, è un paese incivile, le cui istituzioni hanno ormai rinunciato al buon governo e sono responsabili del degrado culturale e dell’intolleranza di cui siamo testimoni ogni giorno".
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I GAY MINACCIANO LA PACE NEL MONDO? IL DELIRIO DI RATZINGER PER IL DISCORSO DEL PRIMO GENNAIO
13/12/2007) Anticipazione. Il capo dello Stato Pontificio prepara un attacco privo di senso e tendente al ridicolo contro le legislazioni che tutelano l`amore.
Svelato il messaggio annuale del capo della chiesa cattolica al mondo. Sarà letto il primo gennaio in occasione della giornata mondiale della pace. E' intitolato "la famiglia umana, comunità di pace": in esso si chiede la distruzione delle armi nucleari, il rispetto per l'ambiente. Ma la minaccia più grande alla pace pare essere, nella testa del pastore tedesco, la presenza e regolamentazione di coppie gay. Per il capo della chiesa pace e famiglia tradizionale sono un link indissolubile e ogni tentativo di minacciare l'esclusività della famiglia tradizionale sarà combattuto con ogni mezzo dai cattolici.
"Molte iniziative legislative lavorano contro la pace indebolendo la famiglia fondata sul matrimonio tra uomo e donna, forzando direttamente o indirettamente le famiglie a non essere aperti nell'accettare una vita moralmente responsabile". Il messaggio del Papa mette la sua enfasi nell'opposizione alle relazioni gay e lesbiche: "la famiglia naturale come intima comunione di vita e amore, basata sul matrimonio tra uomo e donna costituisce il posto primario di umanizzazione per la persona o la società. La famiglia è quindi definita come prima società naturale, istituzione divina che sta alla base della vita. Chiunque minacci l'istituzione famiglia minaccia la pace della comunità nazionale e internazionale poichè ne minaccia la base essenziale".
Giorgio Lazzarini
redazione@gay.tv
Svelato il messaggio annuale del capo della chiesa cattolica al mondo. Sarà letto il primo gennaio in occasione della giornata mondiale della pace. E' intitolato "la famiglia umana, comunità di pace": in esso si chiede la distruzione delle armi nucleari, il rispetto per l'ambiente. Ma la minaccia più grande alla pace pare essere, nella testa del pastore tedesco, la presenza e regolamentazione di coppie gay. Per il capo della chiesa pace e famiglia tradizionale sono un link indissolubile e ogni tentativo di minacciare l'esclusività della famiglia tradizionale sarà combattuto con ogni mezzo dai cattolici.
"Molte iniziative legislative lavorano contro la pace indebolendo la famiglia fondata sul matrimonio tra uomo e donna, forzando direttamente o indirettamente le famiglie a non essere aperti nell'accettare una vita moralmente responsabile". Il messaggio del Papa mette la sua enfasi nell'opposizione alle relazioni gay e lesbiche: "la famiglia naturale come intima comunione di vita e amore, basata sul matrimonio tra uomo e donna costituisce il posto primario di umanizzazione per la persona o la società. La famiglia è quindi definita come prima società naturale, istituzione divina che sta alla base della vita. Chiunque minacci l'istituzione famiglia minaccia la pace della comunità nazionale e internazionale poichè ne minaccia la base essenziale".
Giorgio Lazzarini
redazione@gay.tv
mercoledì 12 dicembre 2007
LE NORME ANTIOMOFOBIA HANNO RISCHIATO DI FAR SALTARE IL GOVERNO IL MINISTRO CHITI:"ALLA CAMERA LE ABROGHEREMO"
AGGIORNAMENTO 11 DICEMBRE ADN-KRONOS La Commissione Europea ha inviato all'Italia una lettera d'ingiunzione per insufficienti misure normative contro l'omofobia. Lo ha reso noto un comunicato diffuso dall'eurodeputato radicale Marco Cappato, che un mese fa aveva inviato una interrogazione parlamentare all'esecutivo comunitario insieme alla liberale olandese Sophie In't Veld. I due parlamentari denunciavano il mancato recepimento della direttiva 2000/78 contro le discriminazione per orientamento sessuale.
In risposta a tale interrogazione, si legge nella nota di Cappato, "la Commissione ha oggi fatto sapere che 'ha gia' inviato a tre Stati membri (Lettonia, Finlandia e Italia) lettere d'ingiunzione relative a problemi manifesti concernenti il pieno recepimento delle disposizioni che vietano ogni discriminazione basata sulle tendenze sessuali. Si prevede che nei prossimi mesi la Commissione prendera' un'ulteriore decisione per quanto riguarda i provvedimenti per infrazione".
A questo punto, conclude Cappato, "ci auguriamo che intervenga il Parlamento approvando il maxiemendamento sulla lotta alla discriminazione ed alla violenza approvato dal Senato, senza le quali l'Italia potra' essere portata davanti alla Corte di Giustizia e condannata per violazione del diritto comunitario".
IL PAESE CHE NON CI VUOLE: ITALIA ADDIO.
Torno da New York tappezzata di campagne che accolgono i gay di tutto il mondo nella città "fatta per loro". Qualche giorno fa in una lavanderia a gettoni dell'East Village in attesa del bucato leggevo, su Details di Novembre con Jonathan Rhys Myers in copertina, un articolo che spiegava come da tutto il mondo arrivino persone gay a New York a fars una vita. Si parlava di paesi come Messico, Santo Domingo, India. Ma le interviste ai ragazzi che, dopo essersi trasferiti a New York dai loro paesi, avevano trovato se stessi, una società che li rendesse liberi di amare apertamente e alcuni anche un fidanzato stabile, ebbene quelle interviste non sarebbero state per nulla diverse da quelle che avrebbe potuto rilasciare un qualsiasi gay italiano.
La manovra umiliante con cui il governo italiano in queste ore ha cercato di tamponare i pressing di parte della maggioranza che voleva l'emendament anti-omofobia nel decreto sicurezza, è l'ultima goccia che personalmente fa traboccare il mio vaso. Da oggi è deciso che io farò di tutto per lasciare questo paese. Non solo. Rifletterò sul lanciare un manifesto Addio Italia, per convincere tutte le giovani lesbiche e i giovani gay di questo paese ad attrezzarsi subito per fuggire via, lontano da questo paese.
Posso pensare di accettare di vivere in un paese dove non venga riconosciuta alla mia affettività un ruolo di vincolo sociale e dunque potrei persino sopravvivere senza sposare in Italia il mio fidanzato. Ma non penso che potrei continuare a vivere in un paese dove il Parlamento della Repubblica cerca escamotage e modalità truffaldine concordate con il Vaticano, per evitare che su una sua legge venga scritto che non si possono picchiare individui solo perché gay. E' forse accettabile continuare a vivere, lavorare e pagare le tasse in un paese che non vuole difendere la mia incolumità legata alla mia inclinazione affettiva? Presto o tardi lo dirò: Italia Addio.
Giuliano Federico
Un errore in buona o mala fede? Stranamente, quando il Sen. Marcello Pera (centrodestra) aveva sottolineato l'errore in aula, il ministro per i Rapporti con il Paramento Vannino Chiti aveva già rassicurato il centrodestra e l'ala integralista cattolica del centrosinistra dicendo "Cancelleremo questo riferimento". Il decreto sulla sicurezza infatti ha seguito prima l'iter del Senato e ora approderà alla Camera. Dove il centrosinistra ha però una maggioranza più solida. E dove il Partito Democratico sarà seriamente messo alla prova su quanto sia immune da influenze clericali. Il Ministro per l'Istruzione Fiorono ha già fatto sapere che lui seguirà le orme della Binetti.
La sen. Binetti pare abbia ricevuto chiare indicazioni dal segretario della CEI cardinal Betori. La condanna arriva stamane (Domenica 9 Dicembre) in un passaggio dell'editoriale di Eugenio Scalfari su Repubblica (versione integrale >):
Paola Binetti è senatrice cattolica. Ultracattolica. Di tanto in tanto porta il cilicio (l'ha detto lei) per mortificare il corpo e offrire a Gesù il suo sacrificio.
Questa prassi, ormai desueta, suscita rispetto ma fa anche impressione. Nello smaliziato mondo di oggi può perfino provocare comicità. Infine la Binetti è seguace dell'Opus Dei. Ma si è iscritta al Partito democratico o meglio: viene dai Popolari di Marini, quindi dalla Margherita, per avvenuta fusione è infine approdata al partito di Veltroni.
Sembra che ci si trovi a suo agio. Fa piacere saperlo, la democrazia pluralista del Pd non può che essere rafforzata da questa "contaminazione".
Per i valori che rappresenta, la Binetti è stata inserita nella commissione di quel partito e incaricata di redigere il "manifesto", cioè appunto la carta dei valori. Il presidente della commissione è Alfredo Reichlin, una vita da dirigente del Pci, un intelletto fervido e rispettoso delle diversità, ma certo non un baciapile.
La Binetti e i valori da lei rappresentati saranno indubbiamente contaminanti (utilmente contaminanti) ma dovranno a loro volta venir contaminati dai valori della laicità (utilmente a loro volta contaminanti). Insomma ci dovrà essere una sintesi. Da subito perché il caso Binetti è già scoppiato, rischia di provocare la caduta del governo, il Pd deve dunque prendere una decisione. È evidente che la Binetti non può essere espulsa dal partito: un partito democratico non può, per definizione, sanzionare i casi di coscienza.
Da parte sua la senatrice ultracattolica deve rispondere a due domande. La prima: è vero che alla vigilia del voto ha ricevuto una telefonata dal segretario della Conferenza episcopale che le raccomandava di votare contro? Se è vero, il fatto è molto grave. Non tanto per lei, che avrà certamente seguito la sua coscienza, quanto per monsignor Betori. Lo spazio pubblico di cui la Chiesa gode in abbondanza le dà titolo a propagandare i suoi principi di dottrina, di fede e di morale. Spesso sconfina - e non dovrebbe - nella politica. Ma assolutamente non può intervenire direttamente per condizionare il voto di un membro del Parlamento.
L'intervento del segretario della Cei raffigura una macroscopica lesione delle norme concordatarie. Se l'intervento c'è stato, il ministro degli Esteri della Repubblica italiana dovrà chiedere spiegazioni e scuse formali alla Segreteria di Stato vaticana. Perciò la Binetti ha l'obbligo di dirci la verità su questo punto essenziale.
C'è però una seconda domanda cui deve rispondere. La Costituzione italiana prescrive in modo esplicito che non vi possano essere discriminazioni nei confronti dei cittadini, eguali di fronte alla legge indipendentemente dall'età, dal sesso, dalla religione. Perciò parlare, o peggio ancora legiferare, discriminando gli omosessuali è un atteggiamento anticostituzionale.
L'emendamento inserito nel decreto in questione tende a dare attuazione con legge ordinaria ad un principio essenziale stabilito dalla Costituzione. La senatrice Binetti contesta la stesura di quell'emendamento (che può essere modificato) o contesta il principio sancito in Costituzione? Nel primo caso è giusto che operi per emendare l'emendamento; nel secondo è doveroso che si dimetta dal Partito democratico che tutti può ospitare salvo chi anteponga i suoi principi a quelli della Costituzione.
Non mi pare che sul caso Binetti ci sia altro da dire. C'è solo da attendere le risposte dell'interessata. Se vorrà darle a noi le saremo grati. Comunque le deve dare al suo partito e, più ancora, al Senato della Repubblica. (Eugenio Scalfari su Repubblica )
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L'errore sull'indicazione dell'articolo 13, anziché 2 comma 7, del Trattato di Amsterdam è comunque un pasticciaccio dare un alibi alla componente della maggioranza che aveva promesso battaglia se quell'emendamento non fosse stato fatto proprio dall'Unione tutta. Ma soprattutto per confezionare l'ennesima presa per i fondelli verso i cittadini omosessuali di questa Repubblica.
(gf)
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Nella giornata di ieri 6 dicembre con 160 voti favorevoli e 158 contrari è passata la fiducia sul maxiemendamento al decreto della sicurezza che a questo punto è atteso alla Camera. Insieme alle norme sulle espulsioni degli immigrati è stato votata anche quella che presentava un richiamo al Trattato di Amsterdam ratificato dall'Italia con cui si punisce con la reclusione di 3 anni chi commette atti di discriminazione "fondate sul sesso, la razza o l'origine etnica, la religione o le convinzioni personali, gli handicap, l'età o le tendenze sessuali".
Vannino Chiti e Clemente Mastella
L'inserimento del passaggio sulla discriminazione sessuale ha da una parte rischiato di far cadere il governo sulla fiducia al maxiemendamento, dall'altra evidenziato i fragili equilibri nonchè le reali intenzioni in materia di apertura legislativa agli omosessuali dei vari schieramenti. Una norma inserita sostanzialmente per assicurarsi il voto di Rifondazione Comunista, che mai avrebbe fatto passare il decreto sicurezza, e che il ministro per i rapporti con il Parlamento Vannino Chiti ha subito precisato il governo si impegnerà a cancellare improrogalbimente entro fine anno.
La maggioranza è stata raggiunta unicamente con i voti dei senatori a vita Francesco Cossiga, Carlo Azeglio Ciampi, Oscar Luigi Scalfaro, Emilio Colombo e Rita Levi Montalcini, data l'assenza del senatore Luigi Pallaro della maggioranza, il voto contrario annunciato di Giulio Andreotti e quelli dell'esponente di Sinistra Critica ex Prc Franco Turigliatto e della senatrice Paola Binetti, esponente della corrente cattolica Teodem del Pd. E proprio la Binetti ha alimentato il maggior numero di polemiche basando il proprio voto su una scelta di coscienza, contrariamente a Cossiga che invece ha dichiarato di aver votato la fiducia solo perchè una crisi di governo sarebbe stata "drammatica".
Altre parole, ma che esprimono lo stesso concetto quelle del Guardasigilli Clemente Mastella: "Oggi la fiducia è passata solo perchè la norma sulla parità di genere verrà modificata attraverso modalità parlamentari. Su questi temi è chiaro che non c'è una maggioranza. Se la sinistra imporrà questa norma alla Camera, ci sarà crisi di Governo". Sul voto contrario della Binetti ha poi aggiunto "sui temi che esprimono valori non c'e' la maggioranza come la vuole la sinistra": il comportamento della senatrice è stato quello di chi "agisce in nome dei valori ma magari è meno avvezzo alla politica (...) Chi lo è di più come me arriva allo stesso risultato in maniera diversa". Riferendosi alle rassicurazioni di Chiti sul fatto che se "per motivi procedurali non è stato possibile sopprimere" il passaggio sulle discriminazioni rispetto alle tendenze sessuali, l'abrogazione sarà attuata nel voto alla Camera.
Idem il voto di un altro senatore Teodem Luigi Bobba che, sempre riferendosi alla Binetti, ha sottolineato come il voto favorevole degli esponenti cattolici del Pd e dell'Udeur è stato dato tenendo conto del far parte di una maggioranza: "ma abbiamo tutti operato per dare un segnale: adesso basta con emendamenti abnormi, basta intervenire su temi così delicati con bombe a orologeria magari inserite di soppiatto in un emendamento".
All'ordine del giorno invece gli avvertimenti di Franco Giordano segretario di Rifondazione: "Se tutta la coalizione sosterrà le modifiche unitariamente condivise votiamo sì, se no valuteremo le conseguenze". Quelli di Antonio Di Pietro: "Piaccia o no, dopo il voto di fiducia di ieri al Senato la maggioranza politica non c'è più. Di questo va preso atto". E il penultimatum (come definito da Massimo D'Alema) di Clemente Mastella "Se non viene ritirato l'emendamento sull'omofobia sarà crisi di governo".
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sabato 8 dicembre 2007
«Ha offeso Ferrara»: La 7 licenzia Luttazzi
Censure Travaglio Santoro Luttazzi Grillo V-day Brzezinski
LE NORME ANTIOMOFOBIA HANNO RISCHIATO DI FAR SALTARE IL GOVERNO IL MINISTRO CHITI:"ALLA CAMERA LE ABROGHEREMO"
(07/12/2007) Nonostante il voto contrario della senatrice Pd Paola Binetti e grazie ai voti di Cossiga e dei senatori a vita il decreto sicurezza è passato. Ma forse non per molto.
Nella giornata di ieri 6 dicembre con 160 voti favorevoli e 158 contrari è passata la fiducia sul maxiemendamento al decreto della sicurezza che a questo punto è atteso alla Camera. Insieme alle norme sulle espulsioni degli immigrati è stato votata anche quella che presentava un richiamo al Trattato di Amsterdam ratificato dall'Italia con cui si punisce con la reclusione di 3 anni chi commette atti di discriminazione "fondate sul sesso, la razza o l'origine etnica, la religione o le convinzioni personali, gli handicap, l'età o le tendenze sessuali".
Vannino Chiti e Clemente Mastella
L'inserimento del passaggio sulla discriminazione sessuale ha da una parte rischiato di far cadere il governo sulla fiducia al maxiemendamento, dall'altra evidenziato i fragili equilibri nonchè le reali intenzioni in materia di apertura legislativa agli omosessuali dei vari schieramenti. Una norma inserita sostanzialmente per assicurarsi il voto di Rifondazione Comunista, che mai avrebbe fatto passare il decreto sicurezza, e che il ministro per i rapporti con il Parlamento Vannino Chiti ha subito precisato il governo si impegnerà a cancellare improrogalbimente entro fine anno.
La maggioranza è stata raggiunta unicamente con i voti dei senatori a vita Francesco Cossiga, Carlo Azeglio Ciampi, Oscar Luigi Scalfaro, Emilio Colombo e Rita Levi Montalcini, data l'assenza del senatore Luigi Pallaro della maggioranza, il voto contrario annunciato di Giulio Andreotti e quelli dell'esponente di Sinistra Critica ex Prc Franco Turigliatto e della senatrice Paola Binetti, esponente della corrente cattolica Teodem del Pd. E proprio la Binetti ha alimentato il maggior numero di polemiche basando il proprio voto su una scelta di coscienza, contrariamente a Cossiga che invece ha dichiarato di aver votato la fiducia solo perchè una crisi di governo sarebbe stata "drammatica".
Altre parole, ma che esprimono lo stesso concetto quelle del Guardasigilli Clemente Mastella: "Oggi la fiducia è passata solo perchè la norma sulla parità di genere verrà modificata attraverso modalità parlamentari. Su questi temi è chiaro che non c'è una maggioranza. Se la sinistra imporrà questa norma alla Camera, ci sarà crisi di Governo". Sul voto contrario della Binetti ha poi aggiunto "sui temi che esprimono valori non c'e' la maggioranza come la vuole la sinistra": il comportamento della senatrice è stato quello di chi "agisce in nome dei valori ma magari è meno avvezzo alla politica (...) Chi lo è di più come me arriva allo stesso risultato in maniera diversa". Riferendosi alle rassicurazioni di Chiti sul fatto che se "per motivi procedurali non è stato possibile sopprimere" il passaggio sulle discriminazioni rispetto alle tendenze sessuali, l'abrogazione sarà attuata nel voto alla Camera.
Idem il voto di un altro senatore Teodem Luigi Bobba che, sempre riferendosi alla Binetti, ha sottolineato come il voto favorevole degli esponenti cattolici del Pd e dell'Udeur è stato dato tenendo conto del far parte di una maggioranza: "ma abbiamo tutti operato per dare un segnale: adesso basta con emendamenti abnormi, basta intervenire su temi così delicati con bombe a orologeria magari inserite di soppiatto in un emendamento".
All'ordine del giorno invece gli avvertimenti di Franco Giordano segretario di Rifondazione: "Se tutta la coalizione sosterrà le modifiche unitariamente condivise votiamo sì, se no valuteremo le conseguenze". Quelli di Antonio Di Pietro: "Piaccia o no, dopo il voto di fiducia di ieri al Senato la maggioranza politica non c'è più. Di questo va preso atto". E il penultimatum (come definito da Massimo D'Alema) di Clemente Mastella "Se non viene ritirato l'emendamento sull'omofobia sarà crisi di governo".
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venerdì 7 dicembre 2007
DECRETO SICUREZZA. SENATO PASSA LA FIDUCIA
SICUREZZA: PARITA' GENERE, SCOGLIO AGGIRATO CON RICHIAMO TRATTATO UE =
(ASCA) - Roma, 6 dic - Come dire le stesse cose con parole diverse. O quasi. E' questa la strada trovata, nel
maxiemendamento approntato dal governo sul decreto legge sicurezza su cui stasera si votera' la fiducia al Senato, per ricomporre le tensioni scoppiate ieri all'interno della
maggioranza tra i rappresentanti teodem ed il senatore dei Verdi, Gianpaolo Silvestri.
L'ultimo scoglio sulla strada del
decreto si era rivelato quello di un emendamento Prc relativo all'identita' di genere ed alla difesa contro le discriminazioni , oltre che ''razziali, etniche, nazionali, religiose'', anche quelle fondate ''sull'orientamento
sessuale o sull'identita' di genere''.
In sede di vertice di maggioranza la senatrice Binetti aveva posto con forza la richiesta di ritirare questo emendamento, su cui pure il governo aveva dato parere favorevole, pena il venir meno del suo voto.
Un atteggiamento che ha subito scatenato le reazioni del senatore Verde, il quale rispondeva sullo stesso tono: ''Se l'esecutivo cancella il riferimento all'identita' di genere, io non voto il dl''.
Successivamente il sottosegretario all'Interno, Marcella Lucidi, rassicurava tutti gli animi: l'accordo della maggioranza sul maxiemendamento e' piena, compreso il punto dell'identita' di genere. Scorrendo il testo del maxiemendamento si scopre l'escamotage che ha disinnescato la
bomba: via tutti i riferimenti alle singole discriminazioni,
sostituiti da un burocraticissimo riferimento alle
''discriminazioni dell'articolo 13, numero 1 del trattato di
Amsterdam'', firmato e ratificato anche dall'Italia.
Articolo 13, numero 1 che fa riferimento testualmente alle
''discriminazioni fondate sul sesso, la razza o l'origine
etnica, la religione o le convinzioni personali, gli
handicap, l'eta' o le tendenze sessuali''.
(ANSA) - ROMA, 6 DIC - Nel maxi-e mendamento messo a punto dal centrosinistra sul decreto sulla sicurezza su cui il governo ha posto la fiducia al Senato si e' trovato l'accodo anche sull' ultimo punto controverso dopo aver sciolto il nodo sui Cpt: l'emendamento che contiene norme antidiscriminazione in relazione all' orientamento sessuale e all' identita' di genere.
Lo ha riferito la sottosegretario degli Interni Marcella Lucidi, che per il governo sta seguendo a palazzo Madama l' esame del provvedimento.
Le senatrici teodem, Paola Binetti e Emanuela Baio, avevano annunciato che non avrebbero votato quest'emendamento nonostante il parere favorevole del governo.
Per reazione, il senatore dei Verdi Giampiero Silvestri aveva detto che se il testo fosse stato cambiato secondo le indicazioni dei teodem non avrebbe
votato.
In attesa di conoscere il nuovo testo, l'emendamento contestato prevede pene detentive fino a tre anni per coloro che diffondono idee fondate sulla superiorita' o sull'odio razziale
o etnico, ma anche di discriminazione per motivi religiosi, orientamento sessuale e identita' di genere. E pene da sei a quattro anni per chiunque incita a commettere o commette violenza o atti di provocazione alla violenza sempre per gli stessi motivi.(ANSA).
(ASCA) - Roma, 6 dic - Come dire le stesse cose con parole diverse. O quasi. E' questa la strada trovata, nel
maxiemendamento approntato dal governo sul decreto legge sicurezza su cui stasera si votera' la fiducia al Senato, per ricomporre le tensioni scoppiate ieri all'interno della
maggioranza tra i rappresentanti teodem ed il senatore dei Verdi, Gianpaolo Silvestri.
L'ultimo scoglio sulla strada del
decreto si era rivelato quello di un emendamento Prc relativo all'identita' di genere ed alla difesa contro le discriminazioni , oltre che ''razziali, etniche, nazionali, religiose'', anche quelle fondate ''sull'orientamento
sessuale o sull'identita' di genere''.
In sede di vertice di maggioranza la senatrice Binetti aveva posto con forza la richiesta di ritirare questo emendamento, su cui pure il governo aveva dato parere favorevole, pena il venir meno del suo voto.
Un atteggiamento che ha subito scatenato le reazioni del senatore Verde, il quale rispondeva sullo stesso tono: ''Se l'esecutivo cancella il riferimento all'identita' di genere, io non voto il dl''.
Successivamente il sottosegretario all'Interno, Marcella Lucidi, rassicurava tutti gli animi: l'accordo della maggioranza sul maxiemendamento e' piena, compreso il punto dell'identita' di genere. Scorrendo il testo del maxiemendamento si scopre l'escamotage che ha disinnescato la
bomba: via tutti i riferimenti alle singole discriminazioni,
sostituiti da un burocraticissimo riferimento alle
''discriminazioni dell'articolo 13, numero 1 del trattato di
Amsterdam'', firmato e ratificato anche dall'Italia.
Articolo 13, numero 1 che fa riferimento testualmente alle
''discriminazioni fondate sul sesso, la razza o l'origine
etnica, la religione o le convinzioni personali, gli
handicap, l'eta' o le tendenze sessuali''.
(ANSA) - ROMA, 6 DIC - Nel maxi-e mendamento messo a punto dal centrosinistra sul decreto sulla sicurezza su cui il governo ha posto la fiducia al Senato si e' trovato l'accodo anche sull' ultimo punto controverso dopo aver sciolto il nodo sui Cpt: l'emendamento che contiene norme antidiscriminazione in relazione all' orientamento sessuale e all' identita' di genere.
Lo ha riferito la sottosegretario degli Interni Marcella Lucidi, che per il governo sta seguendo a palazzo Madama l' esame del provvedimento.
Le senatrici teodem, Paola Binetti e Emanuela Baio, avevano annunciato che non avrebbero votato quest'emendamento nonostante il parere favorevole del governo.
Per reazione, il senatore dei Verdi Giampiero Silvestri aveva detto che se il testo fosse stato cambiato secondo le indicazioni dei teodem non avrebbe
votato.
In attesa di conoscere il nuovo testo, l'emendamento contestato prevede pene detentive fino a tre anni per coloro che diffondono idee fondate sulla superiorita' o sull'odio razziale
o etnico, ma anche di discriminazione per motivi religiosi, orientamento sessuale e identita' di genere. E pene da sei a quattro anni per chiunque incita a commettere o commette violenza o atti di provocazione alla violenza sempre per gli stessi motivi.(ANSA).
SICUREZZA: MASTELLA, SUI VALORI LA SINISTRA SI RASSEGNI
ROMA, 6 DIC - 'Oggi il quadro era abbastanza complesso, ma del resto lo e' dall'inizio della legislatura. Sui temi che esprimono valori non c'e' la maggioranza come la vuole la sinistra'. Lo ha detto il ministro Guardasigilli Clemente Mastella dopo le votazioni in Aula al Senato. Per quanto riguarda il comportamento della senatrice teodem Paola Binetti che non ha votato la fiducia a causa di una norma anti-omofobia ha osservato che questo e' il comportamento di chi 'agisce in nome dei valori' ma magari 'e' meno avvezzo alla politica'.
'Chi lo e' di piu' come me - conclude - arriva allo stesso risultato in maniera diversa...'.(ANSA).
«L’Iran è il paese che dal '90 ha assassinato il maggior numero di minori all’epoca del reato»
Colpevole di sodomia a 13 anni
Gay 21enne giustiziato in Iran
L'esecuzione di Makwan Moloudzadeh è avvenuta nella prigione di Kermanshah. Pollastrini: «Indignata»
ROMA - Makwan Moloudzadeh è stato giustiziato. L'esecuzione del curdo iraniano di 21 anni condannato a morte il 7 luglio scorso per il presuntoi stupro di un 13enne avvenuto nel 1999, anche quando Moloudzadeh aveva 13 anni quindi, è avvenuta nella prigione di Kermanshah, nell’ovest dell’Iran. Meno di un mese fa pareva che la Corte suprema, dopo aver ratificato la condanna, avesse accettato di esaminare il caso. Quella di Moloudzadeh, sottolinea Amnesty International, è stata la sesta esecuzione di un minorenne al momento del reato dall’inizio dell’anno in Iran.
PENA DI MORTE INVECE CHE FUSTIGAZIONE - Moloudzadeh era stato arrestato il primo ottobre 2006 a Paveh, nella provincia di Kermanshah. Dopo essere stato sottoposto a numerosi interrogatori, durante i quali aveva subito maltrattamenti, la Corte penale di Kermanshah lo ha processato e condannato a morte per «atti omosessuali», riferisce Anmnesty. Nonostante la legge iraniana preveda che gli atti omosessuali commessi da minori di età non superiore a 14 anni e mezzo debbano essere puniti con la fustigazione, il giudice ha esercitato il proprio potere discrezionale stabilendo che Moloudzadeh, che aveva raggiunto la pubertà all’epoca del reato, dovesse essere condannato a morte come un adulto.
LA CONDANNA DI AMNESTY - «L’uso della pena di morte in Iran ha raggiunto livelli aberranti: tra le persone già messe a morte o a rischio di esecuzione quest’anno vi sono omosessuali, adulteri, prigionieri di coscienza, giornalisti. L’Iran è il paese che dal 1990 ha assassinato il maggior numero di minorenni all’epoca del reato, 28 in totale, in violazione del diritto internazionale che impedisce queste esecuzioni» dichiara Paolo Pobbiati, presidente della Sezione Italiana di Amnesty.
POLLASTRINI«INDIGNATA» - E un forte grido di denuncia arriva anche dal ministro per i Diritti e le Pari Opportunità, Barbara Pollastrini. «Apprendo con dolore e indignazione dell'esecuzione, in carcere, di Makwan Moloudzadeh, colpevole di aver amato e avuto rapporti sessuali con un ragazzo». Per il ministro si tratta di un «dramma assurdo che attiene al grande tema dei diritti umani verso i quali non sono permesse distrazioni e relativismi».
06 dicembre 2007
sabato 1 dicembre 2007
1 DICEMBRE. GIORNATA MONDIALE LOTTA ALL'AIDS
Il Governo ha risposto positivamente all'interrogazione urgente di Franco Grillini (Valdo Spini e Fabio Baratella) in occasione del primo dicembre giornata mondiale per la lotta all'aids.
Nell'interrogazione i tre deputati della Costituente socialista avevano chiesto al Ministro della salute di intervenire per superare la disparità tra regione e regione nell'accesso al test diagnostico per il virus hiv.
E' noto che in Italia si stimano 120 mila sieropositivi quasi la metà non è al corrente della propria condizione sierologica. Si stimano poi 4 mila nuove infezioni ogni anno.
Molte persone arrivano al test dell'hiv solo a malattia conclamanta, e molti non si recano nei centri diagnostici, per paura e perché in alcuni centri il test diagnostico non è gratuito e anonimo come impone la legge.
Il Governo si impegnerà perché la legge sia applicata con vigore su tutto il territorio garantendo le condizioni della massima accessibilità, gratuità e anonimato e ha preso impegni anche per favorire una visione non negativa della condizione dei sieropositivi sui quali grava un ingiusto stigma sociale.
Il Governo ha risposto positivamente anche al quesito sui profilatici sui quali è in corso una campagna del PSE per il taglio dei loro costi e l'abbattimento dell'IVA al 10% per il quale i deputati socialisti hanno presentato un emendamento alla finanziaria 2008.
Domani mattina a Bologna Franco Grillini insieme ai socialisti Mauro Del Bue, Saverio Zavattieri ed Enrico Boselli e la presenza di Alessandro Cecchi Paone, presso il Comune di Bologna, parleranno anche del problema della lotta all'aids in Italia e distribuirano preservativi marchiati Pse.
Segue il testo dell'interpellanza urgente e lo stenografico in corso di seduta
Ufficio Stampa Franco Grillini
Interpellanza urgente
AL MINISTRO DELLA SALUTE
ON. LIVIA TURCO
I sottoscrittori per sapere premesso che,
và riconosciuto al Ministro della Salute coerenza e coraggio nell'aver promosso una Campagna di informazione su HIV/AIDS che riavvicina il Paese agli standards europei e che finalmente il Ministero della Salute ha adottato il preservativo, unico presidio preventivo, quale oggetto della campagna.
Considerato che
l'Italia paga purtroppo il prezzo di una politica preventiva assolutamente inesistente durata più di venti anni.
Una buona campagna preventiva sui media, che ci faccia finalmente dimenticare i messaggi o terroristici o esageratamente edulcorati e moraleggianti delle campagne passate, comunque non esaurisce la vastità e la complessità dei problemi posti in essere dalla diffusione della pandemia hiv/aids.
Tra i più urgenti segnaliamo l'accessibilità al test, come ha sottolineato una inchiesta del mensile "Pride" [allegato A] e del mensile "Il Cassero" [allegato B] che ravvisano, proprio rispetto all'accessibilità al test gravi alterazioni.
L'accesso al test diagnostico viene segnalato in preoccupante diminuzione, con pericolose conseguenze sulla ricostruzione del quadro epidemiologico, e, in caso di sieropositività, con rischio di ritardo nella diagnosi e nel conseguente inizio della terapia con maggiori difficoltà nella preservazione e ricostituzione del sistema immunitario.
Le difficoltà di accesso al test derivano in buona misura dall'inadempimento delle norme del D.M.1/2/91 e della Legge 135 del 1990, che qualificano il test come gratuito, anonimo e volontario.
In molte Regioni, deroghe consentite dal 1995 attribuiscono un costo al test e da anonimo lo ridefiniscono come "confidenziale".
Lo stesso sito del Ministero non può evitare di segnalare quanto sopra riportato, ma evidenziamo che tali deroghe determinano gravissime disparità di trattamento tra i cittadini, e scoraggiano, in moltissimi casi, e soprattutto nei piccoli centri, l'accesso al test.
Le difficoltà a reperire sul territorio nazionale centri che offrano il test in maniera gratuita e anonima paiono insormontabili tanto che il test stesso appare "scoraggiato".
Lo Stesso Ministero della Sanità e Istituto superiore della sanità offrono un elenco lacunoso e datato di centri ai quali rivolgersi per sottoporsi al test (risale al 2006 e molti centri segnalati sono ora chiusi) e di difficile accessibilità sul web (alle pagine: www.iss.it/publ/stru/cont.php?id=2081&lang=1&tipo=7&anno=2006e www.ministerosalute.it/hiv/paginaInternaHiv.jsp?id=183&menu=strumentieservizi)
Aggiunto che
più volte l'Associazionismo che lotta contro al diffusione dell'aids (Lila, Asa, Ala, Anlaids, Nadir, Nps e Arcigay per la popolazione omosessuale) hanno sottolineato, nel corso delle riunioni della Commissione lotta all'aids che il costo del preservativo è troppo elevato e che andrebbe calmierato e che, al preservativo tradizionale si stanno affiancando forme di prevenzione diversificate che in Italia stentano a diffondersi come il preservativo femminile.
e che
l'aids si sta avviando a diventare, grazie ai farmaci, una malattia cronica, e molti Paesi hanno adottato campagne informative che mettono in luce, in positivo, l'esperienza di vira delle persone sieropositivite. E' il caso, ad esempio, di una campagna tedesca con lo slogan "I sieropositivi hanno una sessualità".
In Italia non si è mai lavorato sulla condizione di sieropositività declinata in positivo, ma, al contrario, abbiamo assistito nel corso degli anni a campagne vergognosamente colpevolizzanti per le persone contagiate.
Le stesse oltre a combattere contro il virus si sono scontrate, molto spesso con esisti disastrosi, con violenta discriminazione, esclusione sociale e pregiudizio.
Si chiede al Signor Ministro
- se intenda garantire la piena applicazione della del D.M.1/2/91 e della Legge 135 del 1990 al fine di assicurare in tutti i centri del territorio nazionale, senza eccezioni, un accesso al test pienamente gratuito, anonimo e volontario e promuovere l'accessibilità al test anche sulla base di esperienze pilota come quella di Arcigay Bologna, che per la campagna di accessibilità ha scelto lo slogan “facile come fare il test hiv”.
- Se intenda promuovere la visibilità e la reperibilità dei centri MTS e delle strutture pubbliche che offrono accesso al test hiv gratuito, anonimo e senza impegnativa del medico.
- Se intenda sostenere un rilancio autentico della prevenzione attraverso il finanziamento di progetti per la distribuzione di grandi quantitativi di preservativi.
- Se intenda porre in essere interventi per calmierare il costo dei preservativi e se intenda promuovere l'uso e la diffusione, previa verifica scientifica della sua sicurezza, del preservativo femminile.
- Se il Ministero non intenda promuovere, in via immediata, campagne informative che affrontino il problema dell'inclusione sociale delle persone sieropositive e iniziative pratiche per la lotta alla discriminazione dei sieropositivi.
On. Franco Grillini, On. Valdo Spini, On. Fabio Baratella
On. Franco Grillini, On. Valdo Spini, On. Fabio Baratella
---
Svolgimento di interpellanze urgenti
(ore 18).
(Misure di contrasto alla diffusione del virus dell'Aids, con particolare riferimento alle iniziative per garantire l'accesso gratuito e anonimo al test HIV, nonché iniziative per l'inclusione sociale delle persone sieropositive - n. 2-00862)
PRESIDENTE. L'onorevole Grillini ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00862, concernente misure di contrasto alla diffusione del virus dell'Aids, con particolare riferimento alle iniziative per garantire l'accesso gratuito e anonimo al test HIV, nonché iniziative per l'inclusione sociale delle persone sieropositive (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti sezione 2).
FRANCO GRILLINI. Signor Presidente, mi riservo di intervenire in sede di replica, dal momento che il testo dell'interpellanza è pubblicato in allegato all'ordine del giorno della seduta odierna.
PRESIDENTE. Sta bene, onorevole Grillini.
Il sottosegretario di Stato per la salute, Gian Paolo Patta, ha facoltà di rispondere.
GIAN PAOLO PATTA, Sottosegretario di Stato per la salute. Signor Presidente, i recenti successi dei trattamenti farmacologici per l'infezione da HIV hanno contribuito a ridurre l'incidenza dell'AIDS. La possibilità di offrire alle persone HIV-positive terapie efficaci nel ritardare l'evoluzione dell'AIDS e nel migliorare la qualità della vita, impone una maggiore attenzione per le fasi iniziali dell'infezione, anche perché la maggiore sopravvivenza delle persone HIV-positive comporta il prolungamento del periodo di trasmissione, e ciò potrebbe preludere ad una riemersione dell'epidemia. Per le note modifiche costituzionali, emerge la necessità inscindibile del coinvolgimento delle regioni nella definizione di un sistema di sorveglianza nazionale sull'infezione e nella contestuale incentivazione dei cittadini ad effettuare il test HIV. A tal fine, il Ministero della salute ha predisposto, in collaborazione con i rappresentanti regionali e con esperti della Commissione nazionale per la lotta contro l'AIDS e dell'Istituto superiore di sanità, un documento tecnico finalizzato all'istituzione di un sistema nazionale di sorveglianza delle nuove infezioni da HIV, che ha già ricevuto il parere favorevole del Coordinamento interregionale per la prevenzione e della Consulta delle associazioni per la lotta contro l'AIDS.
Attualmente si sta elaborando uno schema di decreto ministeriale che possa garantire l'assoluto anonimato, come richiesto dalla normativa vigente, e la gestione del flusso di notifica. In parallelo, si sta avviando un progetto nazionale di estensione del predetto sistema di sorveglianza, coordinato dal Centro nazionale per la prevenzione e il controllo delle malattie (CCM), in totale collaborazione con le regioni. Non si può peraltro prescindere da una politica sanitaria di prevenzione realizzata in sede locale, in applicazione di quanto disposto per il rispetto dell'anonimato dalla legge 5 giugno 1990, n. 135, e dal decreto ministeriale 1o febbraio 1991, che prevede l'esenzione dal pagamento delle quote di partecipazione alla spesa, limitatamente alle prestazioni
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di diagnostica strumentale e di laboratorio, e alle prestazioni specialistiche correlate, anche per soggetti affetti da HIV e per quelli per i quali vi sia il sospetto della patologia, ai soli fini dei relativi accertamenti diagnostici.
Nel documento tecnico già citato, per quanto riguarda le modalità di accesso al test, viene espressamente specificato quanto segue. Per facilitare l'accesso al test per i soggetti con comportamenti a rischio e per ridurre il periodo che intercorre tra la diagnosi e la presa in cura dei soggetti positivi, è indispensabile che da parte dei centri di prelievo pubblici accreditati il test sia: anonimo, per garantire la riservatezza delle informazioni e la privacy individuale; gratuito, in quanto l'accertamento diagnostico non deve comportare il pagamento di ticket da parte degli utenti (le motivazioni per l'esenzione sono riferibili o al comportamento a rischio o all'esposizione accidentale da parte di lavoratori); con accesso diretto, per consentire all'utente che si presenta presso una struttura pubblica per l'effettuazione del test HIV senza una prescrizione medica, di acquisirla presso la struttura stessa.
È necessario aggiungere che la consegna dei risultati del test, sia positivi sia negativi, deve essere effettuata direttamente all'interessato da personale appositamente preparato a svolgere supporto e informazione. In particolare, la consegna dei risultati negativi deve essere accompagnata da informazioni sulle caratteristiche dell'infezione, in modo che il soggetto risulti informato sulla possibilità che il test sia risultato negativo pur in presenza di un'infezione, perché il soggetto potrebbe trovarsi nel «periodo finestra». Inoltre, deve essere informato sul rischio di infezione derivante dai propri comportamenti per, eventualmente, modificarli e/o sull'opportunità di sottoporsi a controlli periodici.
La comunicazione dei referti positivi dovrà, invece, costituire la prima occasione per avvicinare i pazienti ai centri specializzati e quindi alla cura dell'infezione. In merito alla necessità che sia data maggiore visibilità alle strutture inserite nel sistema di sorveglianza, il Ministero ha promosso un progetto relativo allo sviluppo di un modello da adottare per migliorare l'adesione al test, individuando metodologie efficaci e implementabili su tutto il territorio nazionale strettamente connesse al ruolo svolto dalle associazioni per la lotta contro l'AIDS, oltre che alla necessità di un continuo aggiornamento dei dati relativi alla reperibilità dei centri abilitati. Si segnala che l'Istituto Superiore di Sanità ritiene di poter stimare che il numero di test HIV effettuati sia rimasto stabile negli ultimi due anni, attestandosi attorno ai 9 milioni, sia nel 2005 sia nel 2006. Anche se il numero dei test sembra rilevante (circa un terzo di essi viene effettuato di routine sui donatori di sangue, gli altri su base apparentemente volontaria), deve essere precisato che oltre il 60 per cento delle persone con AIDS scoprono di essere sieropositive al momento della diagnosi di malattia conclamata. Ciò suggerisce che, comunque, una quota rilevante di sieropositivi non effettua il test sierologico per HIV.
Si precisa, inoltre, che il lavoro menzionato dagli interpellanti, dal titolo Infezione da HIV e AIDS. Centri diagnostico-clinici presenti sul territorio nazionale, pubblicato nell'anno 2006, si riferisce ad un'indagine effettuata nel 2005 dai ricercatori dell'unità operativa Telefono Verde AIDS, ed avviata dopo aver contattato i referenti delle strutture diagnostico-cliniche che effettuano il test per la ricerca degli anticorpi anti-HIV. In merito all'elenco dei centri dove è possibile effettuare il test anti-HIV, si precisa che nel sito istituzionale del Ministero e in quello dell'Istituto Superiore di Sanità sono riportati 524 centri, suddivisi per regioni e province, la cui capillarità sul territorio consente la facile fruizione da parte degli utenti. L'Istituto ha confermato che l'équipe effettua il relativo aggiornamento con cadenza annuale. L'ultimo aggiornamento è stato effettuato nel periodo aprile-settembre 2007, per poter fornire agli utenti che contattano il numero verde AIDS indicazioni precise e puntuali in merito
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alle strutture dove poter effettuare il test. Si precisa, inoltre, che, allo stato attuale, non risulta al Ministero della salute, al contrario di quanto riportato nell'interpellanza in discussione, che in alcune regioni il test non sia gratuito e non abbia la caratteristica dell'anonimato.
Per quanto concerne la promozione di campagne informative, che tengano conto del problema della non discriminazione delle persone sieropositive, a tutti i livelli sociali, si rappresenta che la nuova campagna per la lotta contro l'AIDS 2007-2008, sarà rivolta direttamente e specificamente anche alle persone sieropositive e alla loro sessualità. Ciò rappresenta un elemento fondamentale di novità; va evidenziato, infatti, che oggi le persone sieropositive - per il concorrere di molteplici fattori, tra cui l'efficacia delle cure - hanno prospettive di vita molto differenti dai primi anni dell'epidemia, molte di loro sono libere dalla malattia e continuano ad avere relazioni sessuali. Nonostante ciò, per molte persone sieropositive, una delle paure più grandi è quella di non poter avere più di una vita sessuale soddisfacente; la comprensione e l'apertura nei loro confronti sono obiettivi irrinunciabili in una società civile e aperta a principi di solidarietà. Pertanto, a loro devono essere indirizzati messaggi che presentino la possibilità di continuare ad avere una vita sessuale serena e consapevole, senza esporre altre persone a rischio di infezione. Il messaggio della non discriminazione sarà contenuto negli opuscoli informativi che saranno diffusi sul territorio, rivolti a tutta la popolazione ed in modo particolare ai giovani.
In merito al costo dei preservativi e ad un possibile intervento del Ministero della salute per un calmiere, va precisato, innanzitutto, che il Ministro Livia Turco ravvisa in tale dispositivo medico uno strumento indispensabile per la prevenzione dell'AIDS e delle malattie a trasmissione sessuale.
Nell'ambito del programma «Guadagnare salute», che vede il coinvolgimento del mondo imprenditoriale, è intendimento del Ministro pervenire, appena possibile, alla sottoscrizione di un accordo con le aziende interessate, allo scopo di fornire sul mercato preservativi a costo contenuto, facilmente disponibili per le categorie di cittadini economicamente più deboli e per il mondo giovanile.
PRESIDENTE. L'onorevole Grillini ha facoltà di replicare.
FRANCO GRILLINI. Signor Presidente, mi dichiaro soddisfatto della risposta fornita dal sottosegretario e intendo spiegare il perché, sia pure con alcune specificazioni. Anzitutto vorrei ricordare, ma penso che il sottosegretario lo sappia, che sabato prossimo, come ogni 1o dicembre, si celebrerà la Giornata internazionale dedicata dall'OMS (l'Organizzazione mondiale della sanità) alla lotta contro l'AIDS. Nell'ambito di tale giornata assisteremo a numerose iniziative; una ufficiale del Ministero della salute che si terrà a Roma, con un concerto, le altre organizzate dalle associazioni di lotta contro l'AIDS.
Dal momento che intervengo come socialista, membro del Partito socialista europeo, voglio ricordare che il PSE ha deciso di dare vita ad una campagna in tutta Europa e, se fosse possibile, vorrei mostrare il manifesto di tale campagna al sottosegretario e al Presidente dell'Assemblea, nel quale è scritto: «Tagliamo l'AIDS, tagliamo l'IVA sui preservativi» e vi è l'immagine di un profilattico (Il deputato Grillini mostra un volantino). In occasione della predetta campagna verranno distribuiti gratuitamente, a cura del Partito del socialismo europeo, alcuni milioni di profilattici per sensibilizzare l'opinione pubblica, la popolazione e le istituzioni sul fatto che - come è stato affermato da lei, signor sottosegretario, e dal Ministro Turco (di ciò ovviamente mi compiaccio) - il profilattico è uno strumento indispensabile per la lotta ad una malattia che l'Organizzazione mondiale della sanità e l'UNAIDS (l'organizzazione dell'OMS predisposta a combattere l'AIDS) definiscono come uno dei principali problemi sanitari del mondo e, sicuramente, per quanto riguarda l'Africa, come la principale causa di morte della popolazione.
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Signor sottosegretario, ci troviamo di fronte ad una diffusione della malattia che è quasi eufemistico definire preoccupante. Vorrei fornire alcuni dati dell'UNAIDS che sono abbastanza noti e che, presumo, nei prossimi giorni saranno resi noti anche dalla stampa, relativi al numero di malati nel mondo registrati da quando la malattia è apparsa ad oggi: si calcola che siano 33 milioni 200 mila le persone affette da HIV, 2 milioni 500 mila quelle che hanno appena contratto il virus e 2 milioni 100 mila i malati deceduti per AIDS. Si stima, inoltre, che il picco di incidenza globale dell'infezione da HIV (ossia il numero di nuove infezioni contratte ogni anno), sia stato raggiunto alla fine degli anni Novanta quando venivano registrati oltre 3 milioni di nuovi casi all'anno; nel 2007 le nuove infezioni ammontano a 2 milioni 500 mila, con una media di oltre 6 mila 800 al giorno. Per quanto riguarda l'Italia, il dato è di 57 mila casi stimati dal 1982 (quando è iniziato il monitoraggio) e di 35 mila decessi. Tuttavia, come afferma il documento del COA, il centro operativo AIDS del Ministero della salute, è probabile che il numero di decessi a causa dell'AIDS sia sottostimato a causa della non obbligatorietà della notifica del decesso.
Ogni giorno, lo riporta un utile articolo apparso oggi sul Corriere della Sera, undici italiani diventano sieropositivi; sono 4 mila nel 2007, che porteranno a 140 mila il numero di coloro che hanno contratto il virus dell'HIV, di cui il 30-35 per cento è costituito da donne. I nuovi casi di AIDS conclamati alla fine del 2007 saranno circa 1.200.
Signor sottosegretario, sono dati che non possono non destare preoccupazione e che, ovviamente, dovrebbero far sì che l'iniziativa del Governo fosse rapida, efficace e capace di intervenire su questo tema, come hanno fatto tutti gli altri Governi europei. In Italia, purtroppo, se guardiamo a ciò che è stato realizzato in passato, si può affermare che, più che le istituzioni (in particolare il Ministero della salute), hanno lavorato le associazioni.
Sempre in ordine a sabato prossimo, si svolgerà un'iniziativa del partito socialista in quattro città italiane (Roma, Orvieto, Bologna e Milano) dove verrà distribuito il materiale precedentemente mostrato e si svolgerà un'iniziativa delle associazioni di lotta contro l'AIDS, riunite nella consulta ministeriale. Tra l'altro, sono stato tra coloro che hanno partecipato a questa consulta in rappresentanza dell'associazione Arcigay fin dalla sua prima riunione nel 1990.
L'opera di questa associazione è stata assolutamente meritoria. Ad esempio, sabato prossimo l'Arcigay sarà presente in ben 35 città e mi auguro che i mezzi di informazione finalmente si accorgano che il volontariato e l'associazionismo sono intervenuti in questa materia in modo costante dal 1982 ad oggi, spesso senza l'aiuto delle istituzioni, con pochi mezzi e con la grande disponibilità e l'entusiasmo che caratterizzano da sempre il lavoro dell'associazionismo.
Uno dei temi rilevanti del primo dicembre sarà, ovviamente, il problema delle persone colpite dal virus dell'HIV, ovvero delle persone sieropositive, delle quali non si conosce il numero in Italia. Il nostro Paese è, infatti, uno dei pochi Paesi europei che non può rispondere a questa domanda, in quanto non esiste un sistema di rilevazione nazionale così come avviene per i casi di AIDS che abbiamo citato prima. Solo poche regioni e province, inoltre, hanno autonomamente deciso di registrare questo dato essenziale per comprendere l'andamento delle epidemie. I pochi dati aggregati a disposizione sono inviati all'European centre for the epidemiological monitoring of AIDS che in numerose tabelle riporta il dato di assenza per quanto riguarda l'Italia.
I pochi dati che sono in nostro possesso - qualcuno lo citava, anche lei precedentemente - mostrano che le informazioni sulle nuove infezioni non sono molto tranquillizzanti. Se la media nazionale si attesta sul 7,6 per cento ogni 100 mila abitanti, a livello locale si registrano picchi come ad esempio a Rimini (come è scritto in un bell'articolo della rivista del circolo
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dell'Arcigay di Bologna Il Cassero) che si attesta al 14 per cento ogni 100 mila abitanti.
Il dato più preoccupante - lo citava anche lei - è che nel 53 per cento dei casi di AIDS sono intercorsi meno di sei mesi tra il primo test positivo e l'evoluzione dell'infezione. Questo dato ci mostra che molte persone, che hanno avuto comportamenti a rischio, non si sono sottoposte per tempo al test. Il tema del test, a mio avviso, è centrale (come sembra centrale all'associazionismo e al volontariato che si battono su tale terreno), perché in Italia si stima una cifra ben oltre le 100 mila persone sieropositive e di queste oltre il 50 per cento non sarebbe a conoscenza di essere sieropositiva.
La non conoscenza, ovviamente, fa sì che tali persone continuino a tenere comportamenti a rischio, favorendo la diffusione dell'infezione, ma soprattutto fa sì che non si curino della propria salute. Come prevede l'articolo citato in precedenza, ogni diagnosi precoce è essenziale per una buona riuscita della terapia antiretrovirale, mentre il ritardo nella diagnosi comporta sia una maggiore difficoltà nella ricostruzione del sistema immunitario, sia una maggiore esposizione a talune malattie, che approfittano dell'incapacità del sistema immunitario di respingere e attaccare l'organismo. Dunque, siamo in una situazione in cui molte persone sieropositive non sanno di esserlo, non si curano e scopriranno di essere state infettate dal virus HIV soltanto a malattia conclamata. Quindi, bisognerebbe adottare una campagna molto forte per invitare le persone a fare il test. Perché molte persone non si sottopongono al test? Lei ci ha fornito un dato molto interessante relativo a 9 milioni di test l'anno. In Italia vi è una popolazione di 58 milioni di abitanti, pertanto si potrebbe dire che, nel giro di pochi anni, tutti si sottoporranno al test. In realtà, non è così, perché 3 milioni sono test di routine per le persone che donano il sangue, mentre gli altri 6 milioni sono test eseguiti, a volte anche senza chiedere il consenso, come invece prescrive la normativa vigente, nei confronti di chi entra in una qualsivoglia struttura sanitaria italiana. Quindi, spesso si sottopongono al test persone per le quali esso è ridondante, mentre non lo esegue chi dovrebbe.
In alcuni casi, non ci si sottopone al test perché si ha paura di un responso negativo. Perché si ha paura di un responso negativo? Signor sottosegretario, perché esiste ancora uno stigma fortissimo nel nostro Paese verso le persone sieropositive, che vengono percepite come una minaccia. Si sa che rapporti normali con una persona sieropositiva non sono a rischio di contagio, così come i banali rapporti personali, un abbraccio o un bacio, e che, viceversa, sono gli altri a rappresentare un elemento di rischio per le persone sieropositive. Tuttavia, la paura irrazionale verso le persone sieropositive è ancora fortissima e porta moltissime persone sieropositive a nascondersi, a non dirlo a nessuno e, quindi, a vivere la condizione di sieropositività in grandissima sofferenza quando, invece, come ha affermato anche lei, una diagnosi precoce consentirebbe alle persone sieropositive di tenere sotto controllo e ricostruire il sistema immunitario e di condurre un'esistenza pressoché normale, con un'aspettativa di vita tra i trenta e i quaranta anni dopo la diagnosi di sieropositività, che è una malattia che si cronicizzata, con cui si può convivere.
Ovviamente, il messaggio non deve diventare eccessivamente tranquillizzante, perché altrimenti qualcuno potrebbe pensare che, essendoci le pillole, non ci siano problemi e si possano pure tenere comportamenti a rischio. Bisogna, però, anche dire che si può condurre una vita normale come persone sieropositive e che una persona sieropositiva non è un rischio per il resto della società. Dunque, credo che, da tale punto di vista, la campagna del Ministero della salute sia positiva. Ben venga l'osservatorio, ma soprattutto devono essere garantiti la gratuità e l'anonimato, che sono essenziali per spronare il maggior numero possibile di persone a rivolgersi ai centri diagnostici.
Lei ha affermato che il Ministero smentisce che in alcune regioni il test non sia
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gratuito e anonimo. A noi non risulta. Ci risulta, invece, che in alcune regioni venga richiesta addirittura la ricetta del medico, che non può essere anonima, e che vi sia un costo. Tanto è vero che persino sul sito del Ministero della salute, alla domanda se sia possibile sottoporsi a esami e controlli mantenendo l'anonimato, si risponde affermando che nella maggior parte dei centri è possibile, mentre negli altri centri essi sono, comunque, strettamente confidenziali. Quindi, lo stesso Ministero della salute ammette che il test non sia anonimo dappertutto. Inoltre, alla domanda se nelle strutture pubbliche il test sia gratuito, si risponde: spesso lo è, ma non sempre, perché dal 1o giugno 1995 vi sono normative che variano da regione a regione e che integrano il decreto ministeriale 1o febbraio 1991 ed altro. Pertanto, come vede, la conferma di quanto riportato nell'interpellanza viene addirittura dallo stesso sito del Ministero della salute.
Quindi, vi è una disparità, da regione a regione, rispetto all'anonimato e alla gratuità. Se tale anonimato e tale gratuità non vengono assolutamente garantiti su tutto il territorio nazionale, sarà difficile convincere a eseguire il test le persone che hanno tenuto comportamenti a rischio. Mi permetta di affermare, a tal proposito, che sarebbe bene superare la tassonomia del Ministero della salute, perché si parla di una classificazione che io contesto fin dall'apparire della malattia e che credo sia profondamente sbagliata. L'AIDS è l'unica malattia che si definisce per chi la prende e non per come si prende, quindi la classificazione è sbagliata, sia da un punto di vista scientifico, a mio parere, sia dal punto di vista del messaggio che si vuole produrre e propagandare. La classificazione parla di contatti omo/bisessuali, di tossicodipendenti omosessuali, di emofilici, di trasfusi, di contatti eterosessuali (non parla di tossicodipendenti eterosessuali: evidentemente i tossicodipendenti eterosessuali per il Ministero della salute non esistono), poi di altro non determinato. È una classificazione sbagliata, perché l'infezione avviene con modalità conosciute: per via sessuale, con rapporti non protetti dall'uso del profilattico, con l'uso di siringhe infette e durante il parto. L'ultima modalità in qualche modo si può superare attraverso il parto cesareo (sono diminuite radicalmente le infezione da HIV durante il parto), ma tutte le altre avvengono con le ricordate modalità. Perché non classificare in tal modo? Che differenza c'è tra un omosessuale e un eterosessuale, rispetto all'infezione attraverso rapporti sessuali non protetti dall'uso del profilattico?
Ora, da questo punto di vista, è noto che se si parla di come un'infezione si può propagare risulta immediatamente evidente il sistema di prevenzione: se affermo che si trasmette con l'uso di siringhe infette, è evidente che non bisogna usare siringhe infette; se affermo che si trasmette per via sessuale, con rapporti sessuali non protetti, è ovvio che bisogna utilizzare i preservativi nei rapporti sessuali; se invece affermo che l'AIDS è un problema di tossici, di omosessuali e via dicendo, e faccio pudicamente riferimento a contatti eterosessuali per tutti gli altri, allora vi sarà chi è autorizzato a pensare che il problema non lo riguarda, mentre il problema riguarda tutti, e autorizza molti cittadini a pensare che, siccome si tratta di una questione che riguarda tossici e omosessuali, allora possono intrattenere tranquillamente rapporti a rischio. Quindi, è una classificazione sbagliata. Lo ripeto: se si dicesse la verità, cioè che la grande maggioranza delle infezioni da virus HIV avviene attraverso rapporti sessuali non protetti, risulterebbe automatico indicare come bisogna proteggere i rapporti sessuali, cioè con l'uso del preservativo.
In Italia, signor sottosegretario, i preservativi sono carissimi, sono i più cari d'Europa: una media di due euro a profilattico, in vecchie lire sarebbero quattromila. Ormai diventa proibitivo non solo arrivare alla fine del mese, ma anche avere una vita sessuale, perché nel nostro Paese diventa caro anche fare sesso e quindi proteggersi, cioè fare sesso in buona salute. Ora è molto facile, perché in Europa vi è una normativa che propone una tassa minima sui profilattici del 5 per cento. Noi socialisti abbiamo proposto un
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emendamento al disegno di legge finanziaria per il 2008, che tende a ridurre non solo il prezzo del profilattico, ma a favorirne anche la diffusione, erogando al Ministero i fondi e le risorse che ne garantiscano la piena diffusione. Sappiamo bene che, sul profilattico purtroppo è stata combattuta una battaglia ideologica negli ultimi anni, in particolare in Italia. Sappiamo bene che l'informazione è stata difficile, soprattutto nelle scuole, soprattutto laddove è presente l'età giovanile in cui si inizia l'attività sessuale e si scopre la sessualità. A proposito del fatto che tuttora, in Italia, nelle scuole non si faccia educazione sessuale, a me piacerebbe che il Ministero della salute e il Ministero della pubblica istruzione inviassero un messaggio chiaro.
È un diritto dei giovani sapere come evitare le malattie a trasmissione sessuale e come fare in modo di avere una sessualità serena, tranquilla, responsabile e piacevole, dato che il sesso è anche piacere. Bisogna dare alla sessualità una connotazione positiva e non semplicemente gravata dal vecchio moralismo. Il vecchio moralismo, signor sottosegretario, è il principale nemico della battaglia che stiamo conducendo contro la diffusione dell'HIV e delle malattie a trasmissione sessuale. Il moralismo purtroppo ha portato alcune organizzazioni religiose fondamentaliste a fare, come abbiamo osservato nella capitale del Kenya, addirittura i roghi dei profilattici. Bisogna mettere a disposizione questo presidio sanitario in modo tale che costi poco, che sia spesso gratuito, sicuro, che abbia la massima diffusione possibile e che costituisca un elemento normale della consuetudine della nostra vita quotidiana. Per fare tutto ciò occorrono messaggi decisi, spregiudicati, capaci di utilizzare il linguaggio giovanile, di rivolgersi al maggior numero possibile della popolazione e che facciano riferimento ad una visione non negativa della sessualità e del piacere sessuale. Da questo punto di vista, il Ministero finalmente ha approntato una campagna spregiudicata ed anche le associazioni, il volontariato, ed io stesso ci associamo ad un giudizio positivo rispetto a tale azione.
Ci dobbiamo chiedere se tutto ciò sia sufficiente. Ci dobbiamo chiedere se non occorra una disponibilità maggiore di fondi anche nella stessa legge finanziaria. Signor sottosegretario siamo ancora in tempo per stanziare tali fondi perché il costo in termini di sofferenza personale, prima di tutto, ma anche in termini di costi fisici e materiali per le ASL, per il sistema sanitario italiano, di un malato di HIV e di AIDS è altissimo e si potrebbe evitare. L'AIDS è una malattia che si può evitare perché abbiamo uno strumento - l'informazione e la prevenzione - di un'efficacia straordinaria. Per concludere, pur con le precisazioni che ho espresso in precedenza, mi dichiaro di nuovo soddisfatto della risposta del Ministero. Invito tuttavia il Ministro della salute, dato che il tempo è sempre pochissimo, a non ripetere gli errori di tutti i Ministri precedenti.
Ricordo, per esempio, il Ministro Degan, nel 1984, quando disse che l'AIDS non era un problema per l'Italia. Eravamo al quattordicesimo posto nella classifica europea per numero di casi, e ora siamo al terzo, signor sottosegretario, dunque tale tipo di politica dei Ministeri della sanità purtroppo ha fatto sì che ora siamo al terzo posto in Europa. Poi arrivò il Ministro Donat Cattin, che disse che mai e poi mai avrebbe organizzato la propaganda per i profilattici perché secondo lui si rompevano, ma non so da quali informazioni traesse questa convinzione personale. Successivamente, fu nominato Ministro De Lorenzo e vi furono le tangenti, anche se va dato atto allo stesso Ministro De Lorenzo di essere stato il promotore della legge che oggi abbiamo citato, che garantisce l'anonimato e la gratuità, di aver avuto una visione, per la prima volta, laica di questo tema, e di aver lavorato con le associazioni, a suo tempo, del volontariato. Poi arrivò il Ministro Garavaglia e successivamente il Ministro Veronesi, con il quale lavorammo molto bene. Quest'ultimo Ministro ha rappresentato uno spiraglio, una parentesi, e purtroppo, come
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tutti sanno, è durato in carica poco. Poi arrivò il Ministro Sirchia, il quale disse che lo strumento principale per combattere l'AIDS era la castità. Si sa che ovviamente la castità può essere una libera scelta, io sono libertario quindi prevedo anche che se una persona non vuole fare sesso tale scelta sia nel suo assoluto diritto, ma la straordinaria maggioranza dei cittadini fa sesso, spesso e - diciamoci la verità - anche volentieri. Quindi, tale indicazione del Ministro Sirchia era un po' al vento, e rappresentava, ancora una volta, un esempio di applicazione di moralismo. Poi abbiamo avuto come Ministro Storace, che è rimasto in carica troppo poco tempo per fare danni, e finalmente oggi abbiamo il Ministro Turco, che ci ha promesso l'osservatorio, una campagna sulla diffusione dei profilattici, più fondi e più coinvolgimento delle associazioni del volontariato, e infine più iniziativa da parte del Ministero della salute. Voglio sperare che tutte queste promesse diventino realtà.
PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interpellanze urgenti all'ordine del giorno.
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