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mercoledì 16 aprile 2025

Crimini d'odio. Giustizia per Sara: il brutale omicidio di una donna trans in Colombia provoca indignazione internazionale


L'omicidio di Sara Millerey González, una donna trans di 32 anni, è stato ripreso in video e ha messo in luce la brutalità della transfobia in Colombia. Sara , stata torturata, le ruppero braccia e gambe prima di gettarla in un fiume. il suo nome si aggiunge alla lunga lista di persone trans sterminate in Colombia. La violenza e sistematica è il silenzio complice.

Nel pomeriggio del 7 aprile, le autorità hanno confermato la morte di Sara Millerey González, vittima di un efferato omicidio nel comune di Bello (Antioquia). Nonostante le cure ricevute in un centro sanitario, la 32enne è morta a causa dell'estrema gravità delle ferite riportate in diverse parti del corpo.

La scena della tortura è stata ripresa in video e diffusa sui social, dove si vede Sara in mezzo all'acqua senza ricevere aiuto da nessuno. Secondo le autorità, le sono state spezzate le braccia e le gambe prima di essere gettata nel torrente, per impedirle di nuotare e provocarne la successiva morte per affogamento. La crudeltà con cui è stato commesso il crimine e la diffusione delle immagini trasmettono un messaggio brutale: l'intenzione di annientarla a causa della sua identità di genere.

Nonostante la risposta istituzionale sia stata rapida - l'Ufficio del Difensore Civico ha confermato almeno 13 transfemminicidi nei primi tre mesi del 2025 e l'Ufficio del Sindaco di Bello ha annunciato l'apertura di un'indagine - finora i responsabili non sono stati identificati. Il presidente Gustavo Petro è intervenuto pubblicamente e ha definito l'accaduto un atto di “fascismo”, affermando: “Quello che è successo a Bello si chiama fascismo, perché ci sono nazisti in Colombia”. Tuttavia, le cifre relative ai crimini d'odio in Colombia mostrano che quello di Sara non è un caso isolato.

Condanniamo con forza questo orribile crimine e chiediamo giustizia per Sara. Denunciamo anche la disumanità dei testimoni che, invece di venire in aiuto di Sara, hanno mostrato i suoi ultimi momenti sui social. Disapproviamo fortemente il fatto che le autorità e i media abbiano parlato di Sara usandone il nome morto. Questo crimine, come molti altri commessi contro persone trans, non è avvenuto in modo isolato, ma con la complicità di molti spettatori. Quando una società non valorizza e non protegge la diversità, e al contrario demonizza le persone per il fatto di essere diverse, crea le condizioni per il perpetrarsi di questi crimini d'odio.

Sara era una donna coraggiosa. Ha scelto di essere se stessa in modo autentico e non conformarsi ad altri. Inoltre, non è stata la sola ad affrontare l'ostilità. Secondo la Corporación Caribe Afirmativo, nel 2025 in Colombia sono state uccise più di 24 persone LGBTQ+. Si tratta di una cifra sottostimata, poiché molti casi di persone LGBTQ+ non vengono indicati come tali.

Il 20 novembre 2024, il colombia's Human Rights, ufficio del difensore civico per i diritti umani, ha espresso pubblicamente la sua preoccupazione per l'aumento della violenza contro le persone trans. Tra gennaio e ottobre 2024, l'ufficio “ha consigliato e gestito 258 casi di violenza basata su pregiudizi contro donne transgender, uomini transgender e persone non binarie”. Questo dato segna un aumento del 29,6% rispetto allo stesso periodo del 2023, quando i casi trattati erano stati 199”. L'ufficio ha esortato il governo a prendere misure più forti per proteggere le persone trans, affermando che “ci sono anche prove di un peggioramento della violenza basata sull'identità di genere, soprattutto contro le donne transgender, che subiscono la maggior parte delle violenze psicologiche, fisiche e sessuali”.

La storia di Sara non è un caso isolato. È il riflesso di una società che normalizza la violenza contro coloro che osano vivere la propria identità con coraggio.

Che un video così atroce debba circolare per suscitare reazioni è anche un sintomo di quell'abbandono. E mentre il suo volto diventa una bandiera di resistenza, la sua morte urla una verità scomoda, in certi paesi, nel mondo: essere trans, LGBT è ancora una condanna a morte.

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