Dichiarazione di Patrizia Stefani ed Emidio Albertini copresidenti di Ompalos Arcigay Arcilesbica e Michele Guaitini segretario di Radicaliperugia.org
In Italia la discriminazione basta sull'orientamento sessuale e sull'identità di genere, in generale, e la transfobia, in particolare, hanno causato e continuano a causare non solo morti ed aggressioni, ma altre sì impediscono alle persone transessuali il diritto all'autodeterminazione, al lavoro, allo studio, laddove tali diritti costituiscono condizioni necessarie per condurre una vita dignitosa e godere di una pari cittadinanza.
Anche le Università possono fare la loro parte: - dicono Stefanio, Albertini e Guaitini - quella di Torino, primo Ateneo in Italia, dal 2003; l’Università Alma Mater di Bologna dal 2004; l’Università Statale ed Università Bicocca Milano dal 2009; l’Università Federico II di Napoli dal 2010; il Politecnico di Torino dal 2011; l’Università di Padova dal 2013; l’Università di Urbino dal 2014; l’Università di Verona dal 2014; l’Università Aldo Moro di Bari dal 2015; l’Università di Catania dal 2015 permettono agli studenti ed alle studentesse transgender di richiedere il cambiamento del proprio nome nel libretto e nei documenti universitari al fine di frequentare i corsi, rispondere agli appelli, sostenere gli esami senza che la loro privacy venga violata e senza sottoporsi a situazioni imbarazzanti e/o umilianti.
Per questo Omphalos Arcigay Arcilesbica e Radicaliperugia.org – concludono Stefani, Albertini e Guaitini - hanno scritto ai Rettori delle due Università perugine, rispettivamente Franco Moriconi Magnifico Rettore dell’Università degli Studi di Perugia e Giovanni Paciullo Magnifico Rettore dell’Università per Stranieri di Perugia chiedendo di attivare una procedura di tutela della identità degli studenti transgender.
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