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venerdì 3 marzo 2017

Arabia Saudita: 35 trans arrestate. Due torturate a morte

Retata della polizia saudita ad una riunione di trans. Due sono state chiuse in sacchi e bastonate a morte dagli agenti. Solo 11 rilasciate dietro cauzione.

di Andrea Maccarrone pubblicato il 2 marzo 2017

È avvenuto a Riyadh, capitale dell’Arabia Saudita, dove la polizia ha effettuato una retata. Gli agenti tenevano sotto stretta sorveglianza una riunione di trans e attivisti per i diritti di genere in una rest house. Sono intervenuti arrestando i presenti e portando via abiti femminili e gioielli.


In Arabia Saudita, una monarchia assoluta retta dalla famiglia Saud, vige la pena di morte per le persone omosessuali, ma anche indossare abiti ritenuti adatti all'altro sesso è considerato reato.


Le 35 trans, quasi tutte di origine pakistana, sono state arrestate e condotte in prigione. Solo 11 sono state rilasciate dopo aver pagato una cauzione di quasi 40.000 €. 22 sono ancora recluse.

Le due vittime, invece sono state orribilmente torturate a morte. Amna, 35 anni, e Meeno, 26 anni, sono state chiuse in dei sacchi e bastonate a sangue fino a ucciderle.
«La vita di una persona transgender non ha valore»


La notizia è stata riportata dai media pakistani. «Torturare essere umani gettandoli dentro sacchi e bastonandoli è disumano», ha dichiarato Qamar Naseem , un’attivista transgender pachistana . Alta rimane la preoccupazione per le 22 ancora detenute: «Nessuno si impegna per salvarle, perché la vita di una persona transgender non ha valore per nessuno, neppure per il nostro Governo».


L’attivista ha dichiarato di avere contattato la Commissione Nazionale per i Diritti Umani e di essere ancora in attesa di una risposta.


Fonte: http://www.prideonline.it/2017/03/02/arabia-saudita-35-trans-arrestate-due-torturate-morte/

giovedì 9 maggio 2013

Elezioni in Pakistan: la prima volta dei candidati transgender

Islamabad - Sono solo sette, su 23mila, i candidati transgender alle elezioni parlamentari che si terranno l’11 maggio in Pakistan. Una rappresentanza esigua dei circa 500mila 'eunuchi' pakistani che ha però la forza di una rivoluzione nel sistema politico pakistano. Perché è la prima volta che, come indipendenti, si presentano alle urne i rappresentanti di omosessuali, transessuali, travestiti, ermafroditi, uomini castrati. Eunuchi, appunto, che secondo la tradizione pakistana vengono chiamati a ballare ai matrimoni o alle celebrazioni per la nascita di un figlio secondo la credenza che chi è nato sfortunato porterà fortuna. E che ora vedranno i loro nomi nelle liste dei candidati a Karachi, Jehlum, Gujrat e Sargodha, come spiega Almas Boby, presidente della Pakistan Shemale Foundation che difende la comunità transgender pakistana. «Se riusciremo a entrare in Parlamento avremo un trattamento migliore nella società», ha detto.

Ma le chance di essere eletti sono limitate, visto che la maggior parte dei candidati ha risorse finanziarie limitate e la loro campagna elettorale si svolge porta a porta, afferma Boby. Riconosciuti nel 2011 dalla Corte suprema come “terzo sesso”, con tanto di carte d’identità ad hoc e con il riconoscimento del diritto al voto, quella dei transgender è una battaglia a tutela dei diritti umani e contro la violenza. A portarla avanti sono proprio loro, spesso trattati come oggetti sessuali e vittime di abusi, anche da parte degli stessi familiari, spesso impuniti. Costretti ad abbandonare presto la casa paterna e a trovare un modo per guadagnare i soldi necessari a sopravvivere, spesso prostituendosi.

«La gente non crede che possiamo essere corrotti perché non abbiamo né figli, né famiglia - dichiara la candidata indipendente a Sukkur, Sanam Faqeer, contattata da ‘Express Tribune’ - Non abbiamo bisogno di rubare soldi come fanno altri politici per costruirci ville per le nostre generazioni future». «Il mio obiettivo è dare giustizia ai poveri, benessere agli anziani, promuovere la meritocrazia e cancellare la disoccupazione. Una volta eletta, renderò la mia città più pulita e metterò fine al traffico caotico», afferma Faqeer, nata nel 1975 come Essa Gul, da sempre nel mirino dei suoi fratelli per i suoi atteggiamenti effimeri. A 15 anni, alla morte del padre, è stata allontanata da casa e affidata a un esponente di spicco della comunità transgender. Da qui il cambio di nome, la decisione di farsi crescere i capelli, di indossare abiti femminili e di lavorare come prostituta. Nel 2009 ha fondato una struttura per gli eunuchi anziani. Oggi la sua casa è trasformata in un istituto che offre ai transgender la possibilità di usare il computer e la prospettiva di un lavoro più rispettabile.

A farle eco è Resham, che nel Gujrat, al confine con l’India, tenta l’impossibile: sfidare il premier uscente e l’ex ministro della Difesa per un seggio in Parlamento in quello che definisce «un jihad per candidarmi». «I principali partiti politici non hanno ascoltato i problemi della gente», dice mentre conduce la sua campagna contro la povertà e l’inflazione galoppante. «Sono sicura di ottenere oltre 60mila voti», dice Resham, che sostiene di avere l’appoggio delle «donne che sono stufe dei pezzi grossi della politica. Mi hanno chiesto si sconfiggerli». Lo stesso vale per Bindiya Rana, candidata transgender, che quando va a presentarsi porta a porta nei bassifondi di Karachi trova gente che ascolta il suo programma piuttosto che guardare alla sua identità sessuale. Un programma mirato a combattere i reati di strada e le interruzioni di elettricità. «Se vinco, darò voce ai transgender, spesso vittime e umiliate», dice infine Lubna Lal, candidata per l’assemblea provinciaale di Jehlum nel Punjab.

Fonte:http://www.corrierenazionale.it/home/esteri/2013/05/08/news/97536-Elezioni-in-Pakistan-la-prima-volta-dei-candidati-transgender

venerdì 29 aprile 2011

Il Pakistan Riconosce Ufficialmente I Transessuali


La Corte suprema del Pakistan ha ordinato la creazione di un nuovo genere su le carte d'identità

Il tribunale supremo del Pakistan, con una decisione insolita nel mondo islamico, ha deciso di aggiungere un nuovo genere sulle carte d'identità, riconoscendo così la comunutà transessuale come "terzo sesso". I "hirja", come vengono chiamati i trans nel Sud dell'Asia, dal 25 aprile potranno celebrare l'acquisizione di questo importante diritto anche sui documenti ufficiali.

"Due anni fa abbiamo presentato un'istanza al tribunale supremo rivendicando i nostri diritti, perchè in Pakistan non c'era il riconoscimento legale per gli appartenenti alla nostra comunità", ha spiegato all'agenzia spagnola EFE Miss Bobby, presidentessa dell'associazione che si occupa dei diritti dei transessuali in Pakistan. Miss Bobby ha elogiato il capo del tribunale supremo, Iftikhar Chaudhry, ed ha deciso di mettere una foto di lui nella sua sala da pranzo. "Ha preso una decisione molto forte, ed è un gran passo per la nostra comunità. È la prima volta che accade qualcosa di simile in Pakistan", ha aggiunto Miss Bobby.

L'associazione ritiene che tra 50 000 e 80 000 persone farebbero parte della comunità transgender in Pakistan.

Fonte:http://www.paid2write.org/attualita_gossip/il_pakistan_riconosce_ufficialmente_transessuali_14439.html