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giovedì 17 aprile 2025

Da' voce al Rispetto ; Il 17 maggio scendiamo in piazza a Roma per un’Italia diversa. Un’Italia antifascista, plurale, accogliente che resiste all’odio delle propagande.




Prima vennero a prendere le persone trans, e io non dissi nulla, perché non ero trans.
Poi vennero a prendere le famiglie arcobaleno, e io rimasi in silenzio, perché non avevo figl3 o pensavo non mi riguardasse.

Poi vennero a prendere chi manifestava in Ungheria, e io non mi preoccupai, perché non ero ungherese.

Poi vennero a prendere chi faceva educazione affettiva nelle scuole, chiamandola ‘ideologia gender’, e io distolsi lo sguardo, perché pensavo che tanto certe cose le insegnano i genitori.

È incredibile quanto la storia si ripeta, travestita da buon senso, ordine e sicurezza.

E se invece questa volta fossimo ancora in tempo per cambiarla?

Il 17 maggio scendiamo in piazza a Roma per un’Italia diversa. Un’Italia antifascista, plurale, accogliente che resiste all’odio delle propagande.

Possiamo scegliere da che parte stare e dimostrare che un’altra Italia non solo è possibile: ma esiste già.

Per gridare che ci siamo. Per poter raccontare un giorno: “Vennero a prendere me, e c’eravamo tuttə”.

17 MAGGIO - ROMA
Ore 14:00

Grande successo giudiziario per le persone trans sposate!


Con due importanti sentenze – la n.1308/2025 e la n.1323/2025 - il Tribunale di Firenze ha affermato, per la prima volta in Italia, che nell’ambito di un unico procedimento possono essere riconosciuti:
il percorso di affermazione di genere, con conseguente rettificazione anagrafica
la cessazione degli effetti civili del matrimonio
le condizioni di divorzio (mantenimento, affidamento figli, spese…)
Tutto con un’unica sentenza!
Fino a ieri: chi intraprendeva un percorso di affermazione di genere ed era sposat* poteva scegliere se trasformare la relazione matrimoniale in unione civile o divorziare.
In quest’ultimo caso, sarebbe stato necessario avviare un ulteriore procedimento giudiziario per regolare condizioni economiche e familiari.
 Più tempo, più soldi, più stress.
L’avv. Matteo Mammine, socio di Rete Lenford e avvocato anche di Arcigay Firenze-Altre Sponde, ha proposto una strada diversa, reputando che tutte le domande potevano essere presentate in un unico procedimento.
Grazie alla collaborazione delle parti e al sostegno della Procura, il Tribunale ha accolto tutte le richieste: un passo concreto verso una giustizia più efficiente e rispettosa dei diritti umani
 Meno burocrazia. Meno dolore. Più dignità per tutte.
Conoscere i propri diritti è il primo passo per difenderli.
 Questa è una vittoria per tutt3 noi.
Le due sentenze sono disponibili sul nostro sito internet.

mercoledì 16 aprile 2025

Liberazione trans queer Il 18 maggio in piazza a Roma.


Il 18 maggio saremo in piazza a Roma.
Un corteo organizzato e condotto da sole persone trans/ enby /intersex/ queer.

La rivoluzione arriva dal basso

Non vogliamo essere strumentalizzaty dai partiti o dalle istituzioni mainstream

È arrivato il momento di fare capire che la nostra politica ce la vogliamo fare noi, i tempi dove altry volevano prendere la nostra parola sono passati.

Abbiamo resistito con la nostra rabbia e ci liberemo grazie ad essa

Liberazione trans enby queer

La Corte suprema britannica ha stabilito all'unanimità che le persone transgender non hanno diritto a essere riconosciute come donne



JK Rowling si congratula con lo stupratore Donald Trump per essere “ riuscita” a distruggere il sostegno alle persone transgender nel Regno Unito.


JK Rowling è molto più vicina a persone come Trump di quanto non lo sia a una vera femminista, e il movimento di odio TERF fa parte dell'impennata globale del fascismo.


Il 16 aprile 2025, la Corte Suprema del Regno Unito ha stabilito all'unanimità che la definizione legale di “donna” ai sensi dell'Equality Act 2010 si riferisce al sesso biologico, escludendo le donne transgender con certificato di riconoscimento di genere. Ovvero coloro che si sono sottoposti a un intervento chirurgico di genere. I critici sostengono che ciò potrebbe influire sulle tutele dei diritti umani per le persone trans.
Il giudice Patrick Hodge ha dichiarato che cinque colleghi della corte hanno stabilito all'unanimità che “i termini ‘donna’ e ‘sesso’ nella legge sulle pari opportunità si riferiscono a una donna biologica”.

La sentenza significa che una persona transgender con un certificato che la riconosce come femmina non potrà essere considerata una donna ai fini delle leggi sulle pari opportunità. La corte ha però precisato che la sua sentenza “non toglie protezione alle persone trans”, che sono “protette dalla discriminazione sulla base del cambiamento di sesso”. Il caso deriva da una legge del 2018 approvata dal Parlamento scozzese che stabilisce che dovrebbe esserci una rappresentanza femminile del 50 per cento nei consigli di amministrazione degli enti pubblici scozzesi. Tale legge includeva le donne transgender nella sua definizione di 'donne'.

Women Scotland (Fws), un gruppo per i diritti delle donne di cui fa parte anche la scrittrice J.K. Rowling, ha accolto con favore la sentenza. “La nostra posizione è che il sesso, che si sia uomo o donna, è determinato dal concepimento in utero, ancor prima della nascita, dal proprio corpo”, ha detto Aidan O'Neill, avvocato del Fws, “è un'espressione della propria realtà corporea. È uno stato biologico immutabile".

Rowling ha più volte sostenuto che i diritti delle donne trans non dovrebbero andare a scapito di coloro che sono nate biologicamente femmine.

Amnesty International ha invece affermato che escludere le persone transgender dalle tutele contro la discriminazione sessuale è in conflitto con le leggi sui diritti umani. Secondo un recente rapporto della Human Rights Campaign, il 71% delle persone transgender hanno dichiarato di essere state discriminate esclusivamente a causa della loro identità di genere. Ciò sottolinea l'importanza di un sostegno costante alla comunità transgender.


La sentenza di oggi ha riportato indietro di decenni l'intera comunità transgender. È un disastro.

Crimini d'odio. Giustizia per Sara: il brutale omicidio di una donna trans in Colombia provoca indignazione internazionale


L'omicidio di Sara Millerey González, una donna trans di 32 anni, è stato ripreso in video e ha messo in luce la brutalità della transfobia in Colombia. Sara , stata torturata, le ruppero braccia e gambe prima di gettarla in un fiume. il suo nome si aggiunge alla lunga lista di persone trans sterminate in Colombia. La violenza e sistematica è il silenzio complice.

Nel pomeriggio del 7 aprile, le autorità hanno confermato la morte di Sara Millerey González, vittima di un efferato omicidio nel comune di Bello (Antioquia). Nonostante le cure ricevute in un centro sanitario, la 32enne è morta a causa dell'estrema gravità delle ferite riportate in diverse parti del corpo.

La scena della tortura è stata ripresa in video e diffusa sui social, dove si vede Sara in mezzo all'acqua senza ricevere aiuto da nessuno. Secondo le autorità, le sono state spezzate le braccia e le gambe prima di essere gettata nel torrente, per impedirle di nuotare e provocarne la successiva morte per affogamento. La crudeltà con cui è stato commesso il crimine e la diffusione delle immagini trasmettono un messaggio brutale: l'intenzione di annientarla a causa della sua identità di genere.

Nonostante la risposta istituzionale sia stata rapida - l'Ufficio del Difensore Civico ha confermato almeno 13 transfemminicidi nei primi tre mesi del 2025 e l'Ufficio del Sindaco di Bello ha annunciato l'apertura di un'indagine - finora i responsabili non sono stati identificati. Il presidente Gustavo Petro è intervenuto pubblicamente e ha definito l'accaduto un atto di “fascismo”, affermando: “Quello che è successo a Bello si chiama fascismo, perché ci sono nazisti in Colombia”. Tuttavia, le cifre relative ai crimini d'odio in Colombia mostrano che quello di Sara non è un caso isolato.

Condanniamo con forza questo orribile crimine e chiediamo giustizia per Sara. Denunciamo anche la disumanità dei testimoni che, invece di venire in aiuto di Sara, hanno mostrato i suoi ultimi momenti sui social. Disapproviamo fortemente il fatto che le autorità e i media abbiano parlato di Sara usandone il nome morto. Questo crimine, come molti altri commessi contro persone trans, non è avvenuto in modo isolato, ma con la complicità di molti spettatori. Quando una società non valorizza e non protegge la diversità, e al contrario demonizza le persone per il fatto di essere diverse, crea le condizioni per il perpetrarsi di questi crimini d'odio.

Sara era una donna coraggiosa. Ha scelto di essere se stessa in modo autentico e non conformarsi ad altri. Inoltre, non è stata la sola ad affrontare l'ostilità. Secondo la Corporación Caribe Afirmativo, nel 2025 in Colombia sono state uccise più di 24 persone LGBTQ+. Si tratta di una cifra sottostimata, poiché molti casi di persone LGBTQ+ non vengono indicati come tali.

Il 20 novembre 2024, il colombia's Human Rights, ufficio del difensore civico per i diritti umani, ha espresso pubblicamente la sua preoccupazione per l'aumento della violenza contro le persone trans. Tra gennaio e ottobre 2024, l'ufficio “ha consigliato e gestito 258 casi di violenza basata su pregiudizi contro donne transgender, uomini transgender e persone non binarie”. Questo dato segna un aumento del 29,6% rispetto allo stesso periodo del 2023, quando i casi trattati erano stati 199”. L'ufficio ha esortato il governo a prendere misure più forti per proteggere le persone trans, affermando che “ci sono anche prove di un peggioramento della violenza basata sull'identità di genere, soprattutto contro le donne transgender, che subiscono la maggior parte delle violenze psicologiche, fisiche e sessuali”.

La storia di Sara non è un caso isolato. È il riflesso di una società che normalizza la violenza contro coloro che osano vivere la propria identità con coraggio.

Che un video così atroce debba circolare per suscitare reazioni è anche un sintomo di quell'abbandono. E mentre il suo volto diventa una bandiera di resistenza, la sua morte urla una verità scomoda, in certi paesi, nel mondo: essere trans, LGBT è ancora una condanna a morte.

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