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giovedì 13 maggio 2021

L'orrenda uccisione di un giovane gay mette sotto i riflettori la situazione della comunità LGBT iraniana




È stato ucciso dalla sua famiglia perché gay. Alireza Fazeli-Monfared era uno ragazzo gay e aveva programmato di fuggire dall’Iran per cercare rifugio in Turchia dove si sarebbe ricongiutno con il suo fidanzato, ma purtroppo le cose sono andate diversamente. Il giovane, di appena 20 anni, è stato decapitato dalla sua stessa famiglia che non ne accettava l'omosessualità.

Si tratta di quello che viene definito "delitto di onore" messo a punto dal fratellastro e da due cugini che sostenevano che la sua omosessualità era una vergogna per tutta la famiglia. Tre persone sono state arrestate in relazione all'omicidio, avvenuto il 4 maggio vicino ad Ahvaz, la capitale della provincia del Khuzestan, nel Sud-Ovest del Paese. In alcune intercettazioni viene ascoltato il giovane che si dice molto preoccuparo per la sua incolumità e programma la fuga.



Fazeli-Monfared aveva appena ricevuto un’esenzione dal servizio militare a causa delle sue “depravazioni sessuali“. Il documento è stato trovato dalla sua famiglia, che ha così saputo della sua omosessualità; un orientamento sessuale punibile con la morte in Iran. In Iran vige una propaganda anti gay molto forte e le leggi omofobe sono diverse, per questo il giovane voleva fuggire dal suo paese.


Il giovane è stato decapitato e poi il corpo è stato abbandonato fuori dalla città. Poco prima del delitto aveva parlato con la mamma che non lo ha mai giudicato per il suo orientamento sessuale. La donna attualmente è sotto choc e la comunità LGBTQ si sta battendo per non far cadere nel dimenticatoio il terribile delitto.


Secondo la legge islamica iraniana, le relazioni omosessuali sono illegali e possono essere punite con la prigione, le frustate e, in alcuni casi, l’esecuzione.

Alireza è stato decapitato dalla sua famiglia. Dopo averlo decapitato, l’assassino di Alireza ha chiamato la madre per dire dove poteva essere ritrovato il corpo.

La madre é stata portata in ospedale a seguito dello shock. Il corpo era stato scaricato sotto un albero fuori dalla città di Ahwaz.

Alireza stava per fuggire dall’Iran per raggiungere il suo ragazzo, che è un rifugiato e lo aspettava in Turchia. I tre accusati sono stati arrestati.

Come ha scritto la giornalista Masih Alinejad giá conosciuta per la campagna contro il velo islamico, “In Iran le comunitá LGBT sono discriminate prima dal Regime e poi dal bigottismo di certe famiglie”.

Lo scorso anno sempre nel mese di Maggio un’altro caso di decapitazione era venuto alle cronache, quando Romina Ashfari una giovane di soli 13 anni venne decapitata da suo padre perché voleva fuggire con un uomo piú grande di lei.

Questo caso suscitó molta indignazione nell’opinione pubblica sia in Iran che a livello Internazionale e per questo il Governo Iraniano si era pronunciato affinché venisse riformulata la legge sul “delitto d’onore”

Ai sensi dell’art. 220 del vecchio (codice penale e dell’art. 301 dell’attuale codice penale islamico) il padre che uccide il figlio/nipote non puó essere punito con la pena di morte, qessas. In questo caso quindi la qesass si converte in diyeh (pena pecuniaria) e ta’zir (pena diversa dalla detenzione, es. frustate).

Inoltre l’art. 612 del codice penale islamico prevede, però, che in ogni caso chi commette un omicidio per il quale non viene condannato, se il fatto commesso offende l’ordine, la sicurezza o la coscienza pubblica, viene condannato al carcere da 3 a 10 anni.

Probabilmente l’assassino, il fratello di Alireza deve aver pensato che avere un fratello omosessuale avrebbe leso la dignitá della famiglia.

Ad oggi la legge sul ‘delitto d’onore’ resta in vigore ma al di lá delle dispotiche leggi discriminatorie imposte dal regime, é proprio nelle famiglie che l’arretratezza culturale e il disonore agli occhi della comunitá, ancora permettono che si possano realizzare omicidi come quello di Alireza. Una vita spezzata solo per un diverso orientamento sessuale da quello imposto dalla societá iraniana.

Il prossimo 18 giugno in Iran ci saranno le elezioni presidenziali e si prevedono oltre ai consevatori e riformisti anche gruppi indipendenti che promettono grandi novitá per giovani. Chissá se all’inteno del programma abbiano pensato, oltre alle tante libertá negate alla popolazione anche alle comunitá Lgbt che ancora oggi sono costrette a vivere nell’anonimato.

https://www.rferl.org/a/iran-monfared-gay-man-killed-beheaded-lgbt-plight/31249991.html

Gli Stati Uniti ripristinano le protezioni sanitarie transgender negate da Trump


WASHINGTON (AP) - Il governo federale proteggerà le persone gay e transgender dalla discriminazione sessuale nell'assistenza sanitaria, ha dichiarato lunedì l'amministrazione Biden, ribaltando una politica dell'era Trump che restringeva i diritti all'intersezione tra mutevoli costumi sociali e decisioni mediche sensibili.

Ha segnato l'ultimo passo del presidente Joe Biden per promuovere i diritti delle persone gay e transgender in tutta la società, dal servizio militare, all'alloggio, alle opportunità di lavoro.

L'annuncio politico del Dipartimento della salute e dei servizi umani afferma che le leggi federali che vietano la discriminazione sessuale nell'assistenza sanitaria proteggono anche le persone gay e transgender. L'amministrazione Trump aveva definito "sesso" come il genere assegnato alla nascita, escludendo così le persone transgender dall'ombrello di protezione della legge.

Africa: Camerun, Shakiro e Patricia condannate a 5 anni di reclusione perché transgender

Arrestate l’8 febbraio in un ristorante, Shakiro e Patricia, due donne trans camerunesi, la prima delle quali molto nota come influencer, sono state condannate a cinque anni di carcere e a una multa di 200.000 franchi Cfa per “tentata sodomia” sulla base dell’articolo 347-1 del Codice penale. Qualora non riuscissero a pagare la somma stabilita, dovranno scontare altri 12 mesi di prigione.

A Shakiro e Patricia è stata applicata la massima della pena prevista da detto articolo in un Paese in cui le persone trans non hanno alcuna possibilità di accedere alla rettifica anagrafica né tantomeno di vedere riconosciuta la propria identità di genere. Al punto che sono perseguite per attività omosessuali.

Le due donne trans sono state inoltre giudicate colpevoli di oltraggio alla pubblica decenza e di falsa dichiarazione in relazione alle proprie carte d’identità. Richard Tamfu, uno dei due legali, ha annunciato che Shakiro e Patricia faranno appello contro la sentenza in quanto non ci sono prove, ma solo sospetti, che vi siano stati atti omosessuali.

Il Camerun è uno dei 28 paesi sui 49 dell’Africa sub-sahariana in cui i rapporti tra persone dello stesso sesso sono perseguiti penalmente con pene detentive che possono arrivare fino all’ergastolo.

Anche Ilaria Allegrozzi, nota ricercatrice di Human Right Watch per i territori dell’Africa centrale, descrive un forte clima fatto di intimidazioni nei confronti della “Comunità Arcobaleno”, quasi un incoraggiamento alla violenza da parte del governo verso le persone LGBTQ+, come in un episodio di arresti e torture della polizia contro 13 omosessuali, accaduto nell’ovest del Camerun a febbraio presso Bafoussam. 

L’avvocatessa di Shakiro e Patricia, Alice Nkom, famosa per aver difeso molte persone della comunità Lgtbq+ e grande sostenitrice della difesa dei diritti umani, in un’intervista a Radio France International ha dichiarato che il Camerun su questo tema ha fatto decisamente tantissimi passi indietro: “La situazione si è aggravata notevolmente. Forse per la pandemia. Forse per i vari problemi politici del Camerun. Ma questa caccia agli omosessuali deve finire. La situazione è ormai ingestibile e drammatica. Questi sono crimini contro l’umanità”.

La legge del Camerun considera l’omosessualità un reato. Secondo l’articolo 347-1 del codice penale del Paese, i rapporti sessuali tra persone dello stesso sesso sono punibili con una pena compresa tra sei mesi e cinque anni di reclusione, oltre a una multa. Inoltre – ricorda il sito Mimi Mefo Info – l’articolo 83, paragrafo 1, della legge del dicembre 2010 sulla cybersicurezza e la criminalità informatica rileva che qualsiasi persona faccia proposte sessuali a una persona dello stesso sesso tramite comunicazioni elettroniche è punita con la reclusione da uno a due anni e con una multa da circa 750 a 1500 euro o solo una di queste due sanzioni. Il comma 2 della stessa legge stabilisce che le pene sono raddoppiate quando alle proposte fa seguito un rapporto sessuale.

L'attivista LGTB Lindolfo Kosmaski, 25 anni, ucciso a colpi d'arma da fuoco e poi bruciato in Brasile.


Giustizia per Lindolfo Kosmaski!

Il giovane gay e contadino, 25 anni, che viveva con la sua famiglia nella comunità Coxilhão Santa Rosa a São José do Triunfo (Brasile), è stato brutalmente assassinato con due colpi di pistola e il suo corpo è stato ridotto in cenere nella notte del 30 aprile. 
Le prove indicano che ciò che ha motivato gli attacchi è stato il suo orientamento sessuale, essendo quindi un crimine di omofobia.

Lindolfo era un educatore rurale, impegnato nella lotta dei piccoli contadini dove è nato e ha portato questa identità con grande orgoglio, si era candidato come consigliere nelle ultime elezioni comunali del 2020, e non è stato eletto, ma ha condiviso con molta umiltà i suoi sogni e convinzioni di una società veramente libera.


Siamo solidali con la sua famiglia e chiediamo indagini e punizioni per gli assassini.

https://www.brasildefato.com.br/2021/05/08/lindolfo-kosmaski-ato-cobra-justica-pela-morte-de-militante-lgbt-e-da-agroecologia