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lunedì 30 novembre 2020

Il 30 novembre del 1900 muore a Parigi Oscar Wilde.


Oscar Wilde nasce a Dublino il 16 ottobre 1854. Vive prevalentemente tra Parigi e Londra, ma con frequenti viaggi in Italia, Grecia e Nordafrica. Nel 1884 sposa Constance Lloyd, da cui ha due figli, ma ben presto il matrimonio finisce. La sua relazione con lord Alfred Douglas lo rende inviso all'aristocrazia che lo aveva osannato. Condannato per omosessualità a due anni di lavori forzati nel 1895, sconta la pena e si rifugia in Francia. Muore a Parigi il 30 novembre 1900. Dopo un libro di versi, Poesie (1881), nel 1888 pubblica un volume di favole per adulti, Il principe felice. Nel 1891 esce Il ritratto di Dorian Gray. Tra le sue commedie: Il ventaglio di lady Windermere (1892), Un marito ideale (1895) e L’importanza di chiamarsi Ernesto (1895). La sua opera teatrale più celebre è Salomé, scritta in francese nel 1891 per Sarah Bernhardt. Le sue ultime opere sono De profundis (in prosa, scritta in parte in carcere e pubblicata postuma, nel 1905) e La ballata del carcere di Reading (1898).

De Profundis (From the depths) il saggio in forma di lettera dedicato a "Bosie", scritto fra gennaio e marzo 1897, a Reading Gaol (Berkshire)

 A 120 anni dalla sua scomparsa, Wilde continua ad emozionare con scritti ed opere senza tempo come “Il Ritratto di Dorian Gray”.


Mi chiamo Davide e sono una bambina”. Il racconto delle famiglie con figli e figlie transgender. L’inchiesta su FQ Millenniu

Mensile n°40 Anno 4. WE TRANS. Novembre 2020 in edicola.

Oltre 70 pagine a colori con inchieste, storie e approfondimenti ben fatti su:

Perché l’Italia si divide sui transgender. La mappa dei gruppi all’attacco della legge contro l’omotransfobia. Le storie delle famiglie con bambini e bambine che si sentono nati in un corpo “sbagliato”. Le testimonianze di chi cambia sesso fra pregiudizi e ostacoli. Il racconto di chi apre loro le porte della sua parrocchia per accoglierli. Un mondo sospeso fra paura e normalità.

Peter Gomez, Direttore di FQ Millennium, secondo cui questo è «un numero sulla libertà di essere sé stessi, o meglio, sulla libertà di provare a essere felici con se stessi perché le persone non vanno giudicate da quello che hanno in mezzo alle gambe, ma da quello che c’è più in su: cuore, anima e cervello».

L’alto e il basso
LA LIBERTÀ DI ESSERE FELICI CON SE STESSI di Peter Gomez

Dizionario
IDENTITÀ, LE PAROLE PER DIRLE di Beatrice Manca

Gli esperti rispondono
25 MILA EURO PER CAMBIARE SESSO di Martina Milone

L’inchiesta
TUTTI I NEMICI DELLA LEGGE ZAN di Lorenzo Giarelli

La storia
QUELLI COME ME IN LIBIA LI UCCIDONO di Elisa Murgese

L’inchiesta
STORIE DI UOMINI CHE AMANO TRANS di Antonio Armano

Ritratto
DON ANDREA CONOCCHIA. LA MIA CHIESA APERTA AI SEX WORKER di Luca Lancise

La storia
NAPOLI, L’ANTICO CULTO DEI FEMMINIELLI di Fabrizio d’Esposito

L’inchiesta
I NOSTRI FIGLI TRANSGENDER di Giulia Zaccariello

Forum
TRE DONNE E TRE UOMINI RACCONTANO: “COSÌ VIVIAMO, CONTRO TUTTI I PREGIUDIZI” di Beatrice Manca

L’intervista favolosa/ Porpora Marcasciano
IN LOTTA SENZA PERDERE L’ALLEGRIA di Martina Castigliani

Fonte:https://www.fqmillennium.it/edizione/we-trans/

domenica 29 novembre 2020

Storie di donne e uomini che hanno cambiato il movimento trans

Il
28 giugno di ogni anno, viene celebrato in tutto il mondo Il "Gay Pride" per commemorare la data che ha dato inizio al movimento di liberazione degli omosessuali con lo Stonewall Pub Riots del 1969 a New York. Il 31 marzo, commemoriamo la Giornata internazionale della Visibilità transgender. Dedicata alla sensibilizzazione contro le discriminazioni verso le persone transgender in tutto il mondo. La giornata fu fondata dall'attivista transgender statunitense Rachel Crandall nel 2009 evidenziando il fatto che non esistevano giornate specifiche per la visibilità della comunità transgender all'interno della comunità LGBT, dato che l'unica data dedicata era il Transgender Day of Remembrance, che ricorda le vittime di odio transfobico ma non è specificamente indirizzata alla visibilità transgender. Nel 2014 la giornata fu adottata dagli attivisti LGBT a livello internazionale.


Ma molto prima di questi momenti significativi e anche dopo, molti uomini e donne trans hanno cambiato la storia, la nostra storia, in tutto il mondo. Alzando la voce, rivendicando il diritto di vivere la propria vita nel modo che li rende più felici e di essere trattati con rispetto. Non hanno mai avuto vita facile, nemmeno all'inizio, ma ancora oggi si trovano ad affrontare ostacoli, discriminazioni e rifiuti. Ecco a voi alcune di queste storie.


Lili Elbe , Christine Jorgensen, Michael Dillon, sono stati vere pioniere nel campo degli interventi di riassegnazione di genere. ( La Chirurgia di riassegnazione sessuale (CRS/SRS) o Chirurgia del cambiamento di sesso è lo step finale nel processo di assistenza alle persone che hanno avuto conflitti tra le loro percezioni sessuali e le loro caratteristiche fisiche sin dalla nascita, che in terminologia medica si definisce “disforia di genere”. L'intervento di riassegnazione di genere trasformerà l'organo sessuale in modo da conformarsi allo stato mentale interiore desiderato affinché la persona possa condurre una vita più felice con il genere scelto.)


Nel mondo della recitazione 
Caroline 'Tula' Cossey, Roberta Close, Bibiana Fernández, Laverne Cox hanno segnato anche un prima e un dopo, proprio come ha fatto Andreja Pejic e Lea T ,Valentina Sampaio nel settore della moda.

Ci sono politici come Carla Antonelli in Spagna, Gianmarco il primo sindaco transgender d'Italia. Vladimir Luxuria deputata della XV Legislatura Italiana. Mirella Izzo con il suo “Oltre le gabbie dei generi. Manifesto Pangender” pubblicato dal Gruppo Abele nel 2012, che potremmo definire un importante testo post-transgender. In questo manifesto infatti si parla di identità di genere, ma in un’ottica pangender, universale, formulando un’invito a prendere coscienza del fatto che concetti come “uomo”, “donna”, “omosessuale”, “transgender” sono solo rigide classificazioni, gabbie che ci imprigionano costringendoci ad assomigliare a concetti che esistono solo a livello di cultura e pensiero. Martine Rothblatt donna transgender statunitense, avvocato, presidente del consiglio di amministrazione di una delle più importanti società nel campo delle biotecnologie, (“United Therapeutics Corporation”). Rothblatt salita agli onori delle cronache per essere una delle dirigenti donne più pagata d’America. Erica Malunguinho, deputata in San Paulo, Brasile. Anna Grodzka in Polonia e la senatrice Petra de Sutter in Belgio. Sarah McBride la prima senatrice apertamente transgender nella storia degli Stati Uniti. Eletta nel Delaware il 3 novembre è diventato il politico trans di più alto profilo negli Usa. Ci sono anche due transessuali tra le dieci persone più votate, alle amministrative di Novembre 2020 in Brasile, per il posto di consigliere comunale a San Paolo, il più grande collegio elettorale del Paese. Al sesto posto si è classificata Erika Hilton, candidata del Partito socialismo e libertà (Psol, di sinistra), con 50.477 voti, mentre al nono si è piazzato l’attore Thammy Miranda, del Partito liberale (Pl, di destra), con 43.297. Il consiglio comunale di San Paolo non ha mai avuto un rappresentante transessuale. Settima più votata nella corsa per il consiglio comunale di San Paolo è risultata inoltre la candidatura collettiva del Gruppo femminista, legato al Psol, che ha ottenuto 46.242 voti e ha tra le sue fila Carolina Iara, una trans nera e sieropositiva. Successo per il mondo Lgbt anche a Belo Horizonte, capitale di Minas Gerais, dove l’insegnante transessuale Duda Salabert, del Partito democratico laburista (Pdt, di sinistra), con 37.613 ha superato di oltre ottomila preferenze il secondo classificato, Nikolas Ferreira, del Partito laburista rinnovatore brasiliano (Prtb, di destra). Mentre anche Aracaju, capitale di Sergipe, Linda Brasil, del Psol, avrà la prima transessuale eletta in consiglio comunale.


Registe come le sorelle Wachowski con film famosi e importanti come Matrix. C'è anche chi ha lasciato il mondo sottosopra semplicemente con la sua personalità travolgente come Cristina Ortiz Rodríguez (1964-2017), meglio conosciuta come La Veneno, cantante, attrice, lavoratrice del sesso e personalità dei media in Spagna.


O chi proviene da un'importante saga familiare come Chaz Bono. Abbiamo rivisto le loro biografie e, soprattutto, abbiamo applaudito la loro decisione di fare un passo avanti per cambiare la loro vita e anche la le nostre storie.

Lili Elbe.
Lili Ilse Elvenes (Vejle, 28 dicembre 1882 – Dresda, 13 settembre 1931) è stata un'artista danese. Meglio conosciuta come Lili Elbe, nata biologicamente uomo con il nome di Einar Mogens Andreas Wegener, è stata la prima persona nella storia a sottoporsi a un intervento chirurgico di riassegnazione sessuale e a essere identificata come donna transessuale...Morì in uno di essi all'età di 49 anni quando volle farsi impiantare un utero per poter avere dei figli. Einar Wegener incontrò Gerda Gottlieb alla scuola d'arte di Copenaghen, la Kunstakademiet. I due si sposarono nel 1904, quando Einar aveva 22 anni e Gerda 18. Entrambi lavoravano come illustratori: Einar si specializzò in dipinti di paesaggi, mentre Gerda lavorava per riviste di moda e creava libri illustrati. Caratteristiche di Einar erano una spiccata sensibilità e l'interesse per l'abbigliamento femminile.

Einar e Gerda viaggiarono in tutta Europa, dall'Italia alla Francia, stabilendosi a Parigi nel 1912. Nella capitale francese, Einar ebbe modo di vivere apertamente come una donna, e vestirsi come tale. Divenne modella e musa per i dipinti di Gerda, indossando abiti femminili e assumendo il nome di Lili Elbe. Tra gli anni venti e trenta Wegener si presentava regolarmente come una donna a tutte le feste e gli eventi pubblici utilizzando questo nome. Solo Gerda e pochi amici fidati erano al corrente della transessualità di Lili, che veniva presentata come la cugina di Einar. La sua vita è stata portata al cinema con il film "La ragazza danese", interpretato da Eddie Redmayne e Alicia Vikander.



Christine Jorgensen

Un'altra pioniera perché nel suo caso, oltre a sottoporsi all'operazione di riassegnazione, ha anche provato la terapia ormonale. Christine Jorgensen è nata il 30 maggio 1926 a New York. In realtà, il suo vero nome era George William Jorgensen Jr. ma negli Anni ’50 scelse di sottoporsi al processo di transizione . George era un ex soldato che a un certo punto, tra gli Anni ’40 e ’50, decise di non nascondere più la sua vera identità di genere, diventando famosa come una tra le prime persone MtF. Una scelta coraggiosa, a quei tempi, e rischiosa. Ma già dal 1930 era state numerose le persone che avevano passato per La Chirurgia di riassegnazione sessuale, procedendo con l’operazione di vaginoplastica. l'operazione chirurgica per la costruzione, la ricostruzione o il ringiovanimento della vagina

A far sapere al mondo la storia di Christine Jorgensen è stato il New York Daily News, che il 1 dicembre 1952 pubblicò la sua storia. Il titolo dell’articolo riportava “Ex-GI becomes blond beauty“, che significa: “Ex soldato diventa una bella bionda“. Anche se non era la prima al mondo, questo fatto fece molto scalpore a New York, ma contribuì a fare diventare Christine una grande portavoce di tutta la comunità trans.

La Chirurgia di riassegnazione sessuale di Christine Jorgensen

Per sottoporsi all’intervento chirurgico, Christine dovette andare in Danimarca, dove il dottor Christian Hamburger eseguì l’operazione di riattribuzione del sesso genitale (vaginoplastica). Sempre lui la seguì anche per la terapia ormonale necessaria per completare la transizione. Dopo l’operazione e la terapia, Christine Jorgensen divenne un’attivista di spicco per tutte le persone transgender, principalmente americane. Iniziò infatti a tenere incontri in moltissimi campus del Paese, passando da ex-soldato ad attrice, apparendo anche in alcune spettacoli di diversi nightclub. Non era difficile riconoscerla: come “divisa ufficiale” aveva preso il costume di Wonder Woman, che mantenne fino alla fine degli Anni ’80, quando coloro che detenevano il copyright della super-eroina le fecero causa per utilizzo non autorizzato. Nel 1982, a 62 anni, morì per un cancro. Ma la sua storia è stata una fonte di ispirazione per tutte le persone transgender, e anche se oggi non è molto ricordata dalla comunità LGBT, è stata una colonna portante per tutto il movimento. Fu lei stessa a dire che aveva dato “un bel calcio nei pantaloni” alla rivoluzione sessuale, per come si è impegnata nella sua transizione e per come ha voluto far conoscere la sua storia. Ai genitori, dopo l’operazione, scrisse una lettera spiegando la sua scelta: “La Natura ha fatto un errore, che io ho corretto, ed ora sono vostra figlia“.

Sylvia Ray Rivera (front) and Arthur Bell at gay liberation demonstration, New York University, 1970.

Sylvia Rae Rivera (New York, 2 luglio 1951 – New York, 19 febbraio 2002) è stata un'attivista statunitense. Transgender, è divenuta un'icona del movimento LGBT in seguito ai moti di Stonewall del 1969. Nata a New York in un taxi di fronte al Lincoln Hospital ma di origini portoricane e venezuelane Sylvia Rivera viene abbandonata dal padre José Rivera quando era ancora neonata e diventa presto orfana dopo il suicidio della madre dopo tre anni dalla sua nascita. Da allora cresce con la nonna venezuelana che presto si accorge dei suoi modi femminili, e li disapprova, così all'età di 11 anni Sylvia inizia a vivere in strada ed entra in contatto con la comunità di Drag queen della sua città.

Diviene nota dopo che, nella notte fra il 27 ed il 28 giugno 1969, allo "Stonewall Inn", un locale gay di New York, partecipò alla rivolta contro la polizia ricordata ancora oggi in tutto il mondo con la marcia del Gay pride come l'inizio del Movimento di liberazione omosessuale. In particolare, nonostante ancora oggi i racconti dell'episodio risultino contraddittori, Rivera viene ricordata per essere stata la prima ad aver lanciato una bottiglia contro i poliziotti che avevano già fatto numerose volte irruzione nel locale di Christopher street. Nel febbraio 1970 si unisce alla Gay Activists Alliance. Nello stesso anno, memore delle sue esperienze passate, fonda, insieme a Marsha P. Johnson, lo STAR (Street Transvestite Action Revolutionaries), un gruppo dedicato ad assistere ed aiutare le persone Trans di strada senzatetto, che aveva visto morire giovani per una coltellata o un'overdose, ma la mancanza di fondi e altri problemi portano alla sospensione del progetto. Fra la fine degli anni settanta e l'inizio degli anni novanta si trasferisce a Tarrytown, dove organizza degli spettacoli drag nei locali della zona.

Pur rimanendo in contatto col movimento gay, da questo momento si limita a partecipare ai Gay Pride annuali. Successivamente l'uso di sostanze stupefacenti determinano un tracollo nella sua vita ed il suo ritorno a New York, come senzatetto. Nel 1994, sempre più delusa dall'emarginazione delle persone transgender da parte della comunità gay, decide, durante il venticinquesimo anniversario della rivolta di Stonewall, di mettersi alla testa della cosiddetta marcia "illegale", un gruppo di manifestanti respinti dagli organizzatori del Gay Pride (i gay non volevano marciare insieme all'associazione degli "amanti dei ragazzi" ovvero il NAMBLA, North American Man Boy Love Association). Il 24 maggio 1995 tenta il suicidio, camminando nel fiume Hudson. Sylvia Rivera è stata spinta al suicidio più volte, in seguito alle discriminazioni e alle forti delusioni, in particolare quelle dovute al movimento gay, che ha più volte preso le distanze da transessuali, travestiti e drag queen, che rappresentano talvolta nella comunità LGBT una sorta di minoranza nella minoranza.

Nel 1997 si unì alla Transy House Collective. Nel 1999 venne invitata in Italia dal M.I.T. e partecipò al World Pride 2000 a Roma. Nel 2000, insieme ad altri attivisti, riattivò lo STAR. È morta a 50 anni, il 19 febbraio 2002, al St. Vincent's Manhattan Hospital di New York, per un tumore al fegato. Nel 2005, durante il Transgender Day of Remembrance, New York le ha dedicato una strada. Dal 2013 le è intitolato il comitato territoriale dell'Arcigay di Chieti.


Marsha P. Johnson
(Elizabeth, 24 agosto 1945 – New York, 6 luglio 1992) è stata un'attivista statunitense, autodefinitasi drag queen.

Personalità nota per la sua importante partecipazione al movimento per i diritti LGBT negli Stati Uniti, è ritenuta una delle presenze più rilevanti nei moti di Stonewall del 1969. Johnson fu tra i fondatori del Gay Liberation Front e fondò anche l'organizzazione per gay, trans e persone genderqueer, "STAR" (Street Transvestite Action Revolutionaries) insieme all'amica Sylvia Rivera.


Michael Dillon

1° maggio 1915-15 maggio 1962
Laurence Michael Dillon era un medico britannico, il primo ragazzo FtM a sottoporsi all’intervento chirurgico di falloplastica. La procedura divenne nota come la tecnica Gillies ed è considerata la prima procedura di falloplastica affidabile. Nel 1939, Dillon, che era più a suo agio in abiti maschili e sentiva davvero di essere un uomo, tentò di intraprendere il percorso di transizione con il dottor George Foss. Gli effetti della terapia ormonale a base di testosterone non erano ancora compresi, ma il dottor Foss fornì a Dillon delle compresse di testosterone per via orale. Si ritiene che Dillon sia stato il primo FtM a fare la terapia a base di testosterone.

Mentre era in ospedale per una ferita alla testa, Dillon contattò un chirurgo plastico, una specializzazione rara all’epoca, che eseguì una doppia mastectomia per lui. Questo chirurgo ha anche fornito a Dillon una certificazione per aiutarlo ad ottenere la rettifica anagrafica, e lo mise in contatto con il dottor Harold Gillies, che ha eseguito l’intervento chirurgico di falloplastica per i soldati feriti durante la Seconda Guerra Mondiale.

Nel 1946 Gillies ha accettato di eseguire la falloplastica per Dillon, ma gli diagnosticò una ipospadia per nascondere la vera natura dell’intervento chirurgico. Dal ’46 AL ’49 Gillies ha effettuato almeno 13 interventi chirurgici su Dillon. Nel 1946 Dillon ha pubblicato un libro su ciò che noi oggi definiamo transessualità: “Self: A Study in Endocrinology and Ethics”. Ha scritto di “inversione maschile” e ha affermato che questa inversione fosse innata, una condizione fisica nascosta che non poteva essere mutata con la psicanalisi ma doveva invece essere trattata medicalmente.


“Laddove la mente non può essere adattata al corpo, il corpo deve essere fatto su misura, il più possibile, per la mente.”


Il libro l’ha portato a suscitare l’attenzione di Roberta Cowell, che per mano di Dillon sarebbe diventata la prima donna MtF britannica a ricevere un intervento chirurgico di riassegnazione del sesso MtF. Sebbene Dillon non avesse ancora completato la sua formazione come medico, ha compiuto un intervento di orchiectomia su Cowell, procedura illegale in base alle leggi britanniche.

Le attenzioni indesiderate della stampa per quanto riguarda il suo passato aristocratico portarono Dillon a fuggire in India, dove si immerse in studi buddisti, è entrato nell’ordine e ha assunto il nome buddista di Sramanera Jivaka. Tuttavia gli fu inizialmente rifiutato di entrare nell’ordine e presto si trasferì a Ladakh, dove è stato ordinato monaco novizio (?) e assunse il nome di Lobzang Jivaka. Ha dedicato il suo tempo al Buddhismo e alla scrittura. Ha pubblicato quattro libri sul Buddhismo, tra cui “The Life of Milarepa” sul rinomato yogi tibetano del XI secolo. Nel 1962 la sua salute fu compromessa, con ogni probabilità per gli effetti del testosterone sul fegato, e morì in ospedale in India all’età di 47 anni.


Il libro di Pagan Kennedy del 2007, “The First Man-Made Man” (“Il primo uomo reso uomo”, NDT), racconta la vita di Dillon, inclusa la sua storia d’amore con Roberta Cowell, rivelando le prime lotte delle persone transessuali.

Marcella di Folco
(1943-2010)
Nel 1987 si sottopone a un'operazione per il cambio di sesso. Nel 1988 diventa Presidente del Movimento Identità Transessuale e nel 1997 vicepresidente dell'Osservatorio Nazionale sull'Identità di Genere (ONIG). Fu eletta Consigliere comunale di Bologna nel 1995, con i Verdi, gruppo politico a cui aveva aderito all'inizio degli anni '90 e alla cui vita avrebbe partecipato in modo attivo fino alla fine. È stata la prima donna apertamente sottopostasi a un'operazione per il cambio di sesso a coprire una carica pubblica al mondo. È stata anche una delle protagoniste del cinema di Federico Fellini negli anni settanta, ma sono note sue apparizioni in opere di Roberto Rossellini, Dino Risi, Alberto Sordi, e Bruno Corbucci.

Giò Stajano (1931-2011)
Maria Gioacchina Stajano Starace Briganti di Panico, detta Giò, nata Gioacchino Stajano Starace Briganti di Panico, è stata una scrittrice, giornalista, attrice e pittrice transessuale italiana. Negli anni Sessanta, prima dell'intervento chirurgico di riassegnazione del sesso (1983), fu celebre come uno dei primi omosessuali pubblicamente dichiarati in Italia.



Mirella Izzo (Genova, 23 aprile 1959) è un'attivista italiana, considerata tra i personaggi di riferimento del panorama transessuale italiano. Impegnata nella tutela dei diritti civili e umani delle persone transessuali, anche a livello politico, è fondatrice di Crisalide AzioneTrans ONLUS, che presiedette dal 1999 al 2006. Essa stessa transessuale, si autodefinisce «pansessuale» e «lesbica» Di orientamento sessuale dichiaratamente lesbica, Mirella Izzo ha affrontato tale apparente contraddizione in vari articoli, tendenti a rimarcare la differenza tra identità di genere e orientamento sessuale. La tematica fu da lei trattata poco dopo il suo percorso di transizione, nel 2001, e in seguito ampliata, anche a spiegazione del fatto che molte persone transessuali, come capitò a lei prima della transizione di genere, provassero attrazione per persone del sesso biologico opposto al proprio. Più recentemente, il tema è stato ripreso in Translesbismo (2009).

Un altro tema trattato in maniera estensiva è il cosiddetto "transfemminismo", declinato come opposizione al maschilismo di matrice giudeo-cristiana, che vede nell'espressione femminile un motivo di vergogna e isolamento, e che colpisce anche coloro, donne o transgender, che tradiscono il modello femminile a misura dell'uomo.

A latere di tale attività, ha curato anche la redazione di libri, articoli per la stampa (sul quotidiano Liberazione) e la rubrica La posta di Mirella per il sito web di GAY.tv

Monica J. Romano (Milano, 12 aprile 1979) è una scrittrice, saggista e attivista italiana.


È autrice di tre libri: il saggio Diurna. La transessualità come oggetto di discriminazione, rielaborazione della sua tesi di laurea ed edito nel 2008 da Costa & Nolan, il romanzo di formazione Storie di ragazze XY, edito nel 2015 da Ugo Mursia e il memoir militante Gender (R)Evolution, edito nel 2017 da Ugo Mursia. Nel 2018 ha scritto la postfazione per il libro "I libri delle donne. Case editrici femministe degli anni settanta" di Vera Navarrìa. È autrice della parte dedicata alla storia del movimento transessuale contenuta nel libro "Milano e 50 anni di movimento LGBT", pubblicato nel 2019 [6].


Esperta in amministrazione del personale, si occupa di formazione in diversità management e gender equality presso aziende ed enti pubblici e privati.


Film, documentari e libri raccontano la scrittrice, la sua militanza e la sua vita: Crisalidi. Cinque racconti di vita T*, regia di Federico Tinelli; O sei uomo o sei donna... chiaro?, regia di Enrico Vanni [9]; "Ci chiamano diversi", regia di Vincenzo Monaco; R/BELLE. Storie vere di orgoglio e successo al femminile, regia di Marzia De Clercq.


Nel 2016 si è candidata alle elezioni per il consiglio comunale di Milano nella lista "Sinistra x Milano" per il candidato sindaco Beppe Sala.


La sua militanza nell'ambito dei diritti LGBT ha attraversato un ventennio: il suo primo contatto con le realtà associative transgender risale infatti al 1999, anno in cui ha dato inizio ad attività di volontariato presso il circolo milanese Arcitrans "Fenice". Dal 2003 al 2007 è stata coordinatrice della sede milanese e consigliera del direttivo nazionale dell'associazione Crisalide AzioneTrans ONLUS. Nel 2007 viene nominata delegata alla consulta per il Cig Arcigay Milano. Nel 2008 ha fondato l'associazione "La Fenice", di cui è stata presidente fino al marzo del 2009. Nel 2013 ha avviato un gruppo di auto aiuto e autocoscienza dedicato alla variabilità e non conformità di genere presso il Circolo culturale Harvey Milk a Milano. Nel 2018 viene nominata consigliera onoraria dall'associazione.

Antonia Monopoli
nasce Antonio 43 anni fa a Bisceglie, in provincia di Barletta-Andria-Trani. La sua è una storia complicata e dolorosa, finita nel migliore dei modi. Milanese dal ’94, Antonia – dopo anni di prostituzione – dal 2009 è la responsabile dello Sportello Trans di Ala Milano Onlus (Associazione per la lotta all’aids), che dal 2002 opera nel sociale a tutto campo. Da dieci anni Antonia Monopoli è responsabile dello Sportello Trans di Ala Milano. Recentemente ha deciso di raccontarsi nel libro autobiografico La forza di Antonia, storia di una persona transgender, che, scritto in collaborazione con Gerardo Maiello, è stata auto pubblicata il 17 ottobre.

http://www.sportellotransalamilano.it/sportellotrans/tag/antonia-monopoli/

Rola
- La storia di Rolando Casciotti, cittadino di Rocca di Papa, il quale negli anni '50 praticò su di sé l'evirazione pur di ottenere la transizione-allora vietata dalle legge fasciste - da uomo a donna. una storia vera che tesse le sue radici tra la comunità rocchegiana, nel cuore dei castelli Romani, antesignana di un cambiamento epocale che si è avuto solo molti anni dopo. Era il 1971 quando Rolando, che intanto si faceva chiamare Rola, ottenne con una sentenza la riassegnazione anagrafica e sessuale, e divenne cosi Giuliana. Primo uomo a cambiare sesso, proprio a Rocca di Papa. Il 14 gennaio 1954 Rolando si risolse a un gesto dettato da un'assoluta disperazione: dopo aver studiato libri di anestesia e chirurgia, e venendo conoscenza dei primi esperimenti di transizione, si operò da solo. prevedibilmente, fu ricoverato d'urgenza in ospedale con una violenta emorragia, ma a questo punto i chirurghi erano liberi d'intervenire. Nel corso dei successivi tre anni, dopo varie operazioni di chirurgia plastica e dopo un ciclo di ormoni femminili, ottenne infine il corpo che aveva fin li sempre sognato. La prima legge sulla riassegnazione sessuale fu promulgata esattamente un anno dopo la tragica morte di Rola ( legge 164 del 14 Aprile 1982, ancora in vigore).

La storia di Rola nel romanzo di Luciana Balducci

Rola. Un estraneo, il mio corpo


Caroline “Tula” Cossey

È il 1981 e l’aria sul set del nuovo film 007, Solo per i tuoi occhi, trabocca di così tanto sex appeal da poterla tagliare con un coltello. Un manipolo di “Bond Girls” in bikini, baciate dal sole e pronte a scattare una foto stampa con Roger Moore, sorridono alla macchina fotografica per l’ennesima immagine della storia del franchise.

Alla fine della fila, all’estrema sinistra, si vede Caroline “Tula” Cossey, leggendaria modella britannica che, vista in prospettiva, è la vera star della foto. La protagonista non è la più conosciuta solo perché già apparsa su Vogue, Harper’s Bazaar e altre pubblicazioni di alta moda, ma perché, in segreto, è la prima Bond Girl transessuale, rimasta l’unica fino al giorno d’oggi. Grazie a un fisico perfetto e a una grande bellezza, Caroline riuscì a raggiungere le vette del mondo della moda. Ma le voci riguardo quella donna “troppo perfetta” circolarono nell’ambiente in modo crescente, e i giornali scandalistici scavarono nel passato della Cossey. 

All’inizio degli anni ’80 News of the World uscì con un articolo dal titolo “James Bond Girl Was a Boy! – La Bond Girl era un ragazzo”, e poi tutti gli altri seguirono l’onda dello scandalo. Caroline Cossey iniziò a muoversi legalmente contro la legge britannica, che allora impediva l’alterazione legale del proprio certificato di nascita. La sua battaglia iniziò grazie al fidanzamento con Glauco Lasinio, che l’incoraggiò a far valere i propri diritti nelle aule dei tribunali. Dopo aver rotto con Lasinio, Tula incontrò Elias Fattal, un uomo d’affari, che ignorava la sua storia fino a quando le propose il matrimonio nel giorno di San Valentino del 1988. Quando lei gli disse che era un transessuale, invece di rifiutarla, Fattal chiese semplicemente se si sarebbe convertita all’ebraismo, e Caroline accettò.

Si sposarono il 21 maggio 1989, poche settimane dopo che la Corte europea dei diritti umani aveva deciso legalmente di riconoscere Tula come donna. Tornati dalla luna di miele scoprirono che il News of the World aveva pubblicato una storia sul loro matrimonio, ed Elias lasciò la donna perché la madre era riuscita a leggere la notizia.

Il 27 settembre 1990, la Corte europea annullò la propria decisione a seguito del ricorso del governo britannico. (Il diritto di cambiare il sesso per le persone transgender nel Regno Unito non sarebbe stato concesso fino al Gender Recognition Act del 2004.) Tula tornò a fare la modella, una carriera cui aveva rinunciato quattro anni prima.

Tula sposò il canadese David Finch nel 1992, e oggi vivono insieme a Kennesaw, vicino ad Atlanta, in Georgia, negli Stati Uniti.

La storia della transizione di Tula, raccontata da Playboy.



Oggi le donne transgender sono al centro dell’attenzione della cultura pop ( Valentina Sampaio, Lea T
Andreja Pejić per fare alcuni esempi), ma allora erano persone scomode, in tutte le circostanze.

La lotta di Caroline Cossey come prima supermodella transgender rappresenta una delle più feroci battaglie della storia LGBTQ+. La sua autobiografia “My Story” è disponibile su Amazon, mentre su Instagram trovate l’account gestito da Caroline stessa.


Roberta Close
è la più famosa transessuale brasiliana e, allo stesso tempo, l'unica che, anche anni prima di sottoporsi al intervento chirurgico di cambiamento di sesso, è stata votata dal pubblico maschile come il modello femminile più sexy del pianeta. Questo è veramente incredibile ! Ma prima di arrivarci, affermandosi come una donna agli occhi di tutti, con l'identità di Roberta Close, ha passato ostacoli e disgrazie. Alla fine, Roberta è uscita come vincitrice e come la prova vivente che gli organi sessuali sono solo una indicazione di una persona. Tuttora è la più famosa transessuale donna dell' America latina, della vita di Roberta Close è stato detto di tutto. Molte delle storie sono state chiaramente inventate, ma suscitando sempre molta curiosità .
https://vanessablogmazza.blogspot.com/2010/08/celebrita-transessuali-roberta-close.html


Bibiana Fernández

Modella, attrice e collaboratrice televisiva è stata una delle prime donne con un cambio di sesso a saltare alla ribalta in Spagna. "Penso, sento e sogno come una donna, che importa se ho l'organo maschile! Non mi piace essere chiamata travestita perché mi sento una donna", disse nel 1978. Nata a Tangeri ma cresciuta a Malaga, ha iniziato come artista in teatri, teatri e cabaret con il nome di Bibi Andersen. Il suo primo film è stato 'Cambio de sexo' di Vicente Aranda. La scena madrilena è arrivata e con essa Pedro Almodóvar e altri film come 'Matador', 'La ley del deseo', 'Tacones Lejanos' o 'Kika'. Il teatro e la televisione sono stati il suo mondo di lavoro negli ultimi anni.

Cristina Ortiz, detta La Veneno, è stata un personaggio chiave della scena LGBT del periodi immediatamente successivo alla dittatura di Franco in Spagna: una delle più famose transgender spagnole. Incrociata casualmente da una giornalista televisiva che intendeva fare un reportage sulla prostituzione a Madrid, è diventata molto velocemente un’icona dopo la sua prima apparizione televisiva, quando è andata in onda l’intervista che la giornalista aveva realizzato. Da quel momento è diventata una presenza fissa televisiva ed è stata da subito identificata come voce di una fetta di popolazione, quella transgender, che non aveva mai avuto visibilità, assurgendo a simbolo di libertà individuale e di espressione. La sua storia viene raccontata in una miniserie ricostruisce la sua vita fino alla (tuttora irrisolta) morte, utilizzando le informazioni raccolte nella biografia ¡Digo! Ni puta ni santa. Las memorias de La Veneno, scritta da Valeria Vegas, una giornalista che incrociò La Veneno nei suoi ultimi anni di vita. Disponibile in streaming ita Netflix, Prime, Rai Play, Timvision e altri servizi di streaming in Italia.

Le sorelle Wachowski
Immaginate di aver raggiunto la gloria a Hollywood come regista e sceneggiatore di film così importanti nella storia del cinema come 'Matrix' e 'V for Vendetta' e nel vostro momento più alto decidere che tutto deve cambiare. Questo è successo ai fratelli Larry e Andy Wachowski quando hanno deciso di fare la loro transizione e di diventare sorelle Lana e Lilly Wachowski. Una decisione molto coraggiosa che hanno dovuto affrontare per lottare per essere chi sono veramente.

Sarah McBride ha 30 anni ed è la prima senatrice apertamente transgender nella storia degli Stati Uniti. Eletta nel Delaware il 3 novembre è diventato il politico trans di più alto profilo negli Usa. La senatrice è molto attiva su Twitter, e proprio sul social ha rimbeccato un utente, ottenendo l’approvazione della rete. Nel 2012 McBride era la prima persona transgender a lavorare alla Casa Bianca, era stagista durante l’amministrazione di Barack Obama. Nel 2016 è stata la prima persona transgender a parlare alla convention del partito democratico, e in assoluto la prima a parlare a un evento di uno dei due partiti principali.

Combattendo per i diritti LGBTQIA+ con Human Rights Campaign and Equality nel Delaware e lavorando alle campagne elettorali del governatore dello stato Jack Markell e del procuratore generale, Beau Biden (uno dei figli del candidato democratico Joe Biden), è oggi la prima senatrice transgender della storia degli Stati Uniti.

L’attivista si è battuta per l’assistenza sanitaria e la tutela dei minori, il libro “Tomorrow Will Be Different” raccoglie la storia delle sue battaglie.


Laverne Cox è nata a Mobile (Alabama)


ed ha un fratello gemello di nome M. Lamar, che ha interpretato Sophia Burset prima della sua transizione nella serie televisiva Orange Is the New Black.
Laverne Cox ha raggiunto la popolarità nel 2013 con il ruolo di Sophia Burset nella serie Netflix Orange Is the New Black, in cui è una detenuta transessuale appunto, in un carcere femminile. Ha conquistato così l’attenzione di pubblico e media e ha ricevuto tre nomination agli Emmy, meritandosi un posto nella storia come prima donna transgender a ricevere una candidatura. Nel 2014 è anche la prima persona apertamente trans a posare per una copertina di Time. La sua carriera continua, poi, con un’infilata di progetti televisivi: The Mindy Project, Dear White People e Curb Your Enthusiasm, e di film tra cui Charlie’s Angels, oltre a un grande attivismo per i diritti delle persone transessuali.


Dominque Jackson, MJ Rodriguez, Indya Moore, Angelica Ross, Hailie Sahar. Trace Lysette.


Pose, la creatura di Ryan Murphy realizzata negli Stati Uniti per Fx e da noi distribuita da Netflix, è un unicum: nessun’altra serie annovera così tante persone di colore e appartenenti alla comunità Lgbt+. In particolare, sono moltissime le attrici transgender con un ruolo di primo piano in questo affresco storico, che rubano la scena per talento, fascino e magnetismo.

Hunter Schafer serie Hbo Euphoria, che lo scorso autunno ha fatto parlare molto di sé per la rappresentazione senza filtri di uno spaccato di gioventù problematica e ansiogena. Accanto alla protagonista Rue (Zendaya, lei sì nominata agli Emmy), c’è Jules, ragazza transessuale interpretata da Hunter Schafer, esordiente con un passato da modella. Il suo personaggio è davvero significativo, perché per una volta rappresenta una persona transgender che non ha problemi ad accettarsi .




Il 20 Novembre abbiamo ricordato, purtroppo Il Transgender Day of Remembrance nato nel 1999 da Gwendolyn Ann Smith, per commemorare l’omicidio di Rita Hester, uccisa il 28 novembre 1998 ad Allston nel Massachusetts, una donna afroamericana transgender da cui scaturì la lotta della comunità trans per ottenere sul delitto una copertura mediatica rispettosa da parte dei giornali locali. Purtroppo i numeri sono allarmanti, le persone trans sono vulnerabile ed emarginate. Soltanto quest'anno 350 persone trans sono state ammazzate. Se lentamente l’attenzione dell’opinione pubblica inizia a comprendere il significato e le conseguenze dell’omofobia però resta lontana una presa di coscienza collettiva verso la transfobia.


Dobbiamo imparare a rispettare gli altri, cambiare il nostro comportamento quando pensiamo che un determinato fatto o persona non si adatta agli standard imposti dalla società. Dobbiamo evolvere e rafforzare sempre più le nostre politiche pubbliche in modo che siano efficienti ed efficaci nel ridurre questi numeri. Purtroppo La popolazione trans è, storicamente, la più emarginata tra la comunità LGBT: senza accesso al lavoro, con alti tassi di abbandono scolastico per pregiudizi e vittime di violenza quotidiana contro il proprio corpo. Ecco perché dobbiamo raccontarci, creare un dibattito affinché la popolazione transessuale viva dignitosamente.


Questa è una lotta per l'intera comunità LGBT e per tutte le persone. Le nostre difficoltà iniziano solitamente in famiglia, fin dalla prima infanzia, con vigilanza e punizione affinché si adattiamo al comportamento ritenuto ideale per i nostro sesso anatomico.


È passato il momento in cui la società può comprendere che un'identità di genere diversa dal sesso biologico non dovrebbe essere un ostacolo per il pieno sviluppo degli individui, fornendo a tutti le condizioni per un adeguato inserimento nell'ambiente sociale.


Noi siamo sempre state in prima linea, in questa guerra per diritti e rispetto. Armate solamente con i nostri corpi e la nostra esistenza. Abbiamo dipinto le nostre carni decorato le nostre teste. Come in ogni guerra abbiamo perso, e stiamo perdendo tante di noi...è la realtà.

Dandara dos Santo
s (Fortaleza, CE, Brasile) picchiata a morte nel febbraio 2017 i suoi carnefici hanno pubblicato un video dove torturavano sui social. Nella stessa città, tre giorni prima, Hérica Izidório stata picchiata e lanciata da un cavalcavia. È morta dopo due mesi di coma.

Sophia Castro (Contagem, MG, Brasile) è stata strangolata da un cliente il 29 aprile 2017. Il corpo è stato riconosciuto dalle sue amiche con cui viveva, ma solo i membri della famiglia potevano rilasciare il corpo all'IML. Il 19 febbraio, sempre a Minas Gerais, Mirella de Carlo è stata trovata morta. Aveva un asciugamano avvolto intorno al collo.

Violenze dirette e indirette, come ad Acerra il 12 settembre scorso, quando una ragazza di 20 anni, Maria Paola Gaglione, è stata uccisa dal fratello che l’ha spinta giù dal motorino, perché la sua famiglia non sopportava che fosse innamorata di un ragazzo trans, rimasto ferito anch’egli durante l’omicidio della fidanzata. una giovane ragazza su un materasso sulle sponde del Tevere

Steffany sul ciglio della strada a Tor Sapienza

una donna nel proprio appartamento a Frosinone

Laura in una pozza di sangue (per accoltellamento) al quartiere Eur

Ximena sul lago di Nemi

Andrea, uccisa a bastonate presso la stazione Termini

Lara Argento, Manuela de Cassia, Steffany Dior, Francesca Galatro. Sono i nomi delle donne trans uccise nell’ultimo anno in Italia. Sono i quattro nomi italiani che si aggiungono agli altri 3727 da ricordare questo 20 novembre per il Trans Day of Remembrance, la giornata internazionale per ricordare le persone trans vittime di violenza.

PER NON DIMENTICARE.


Fonte. Wikipedia