Nel febbraio 2025, durante il Forum di Davos, Javier Milei ha attaccato le famiglie omogenitoriali, definendo la diversità sessuale una “patologia” e associandola a pratiche di abuso sui minori.
All'inizio del suo mandato, ha disposto la chiusura dell'INADI (Instituto Nacional contra la Discriminación, la Xenofobia y el Racismo), l'unico ente statale nazionale responsabile di indagare e risolvere i casi di discriminazione.
L'Argentina è stata pioniera nell'approvare il matrimonio egualitario nel 2010 e la Legge sull'Identità di Genere nel 2012, ma ora torna a fare notizia per gravi violazioni dei diritti umani delle persone LGBTQ+.
Tra scandali di tangenti e regressi sociali, il governo Milei blocca le pensioni delle persone non binarie, nonostante tutti i requisiti siano stati soddisfatti e le decisioni giudiziarie siano favorevoli.
La legge 26.743/2012 riconosce l'identità non binaria nella DNI (carta d'identità) con la lettera “X” e ha già permesso la pensione di oltre mille persone. Tuttavia, casi come quelli di Kimey Grenni e Ale Caiazza continuano a non avere accesso alle prestazioni necessarie per il loro sostentamento.
La Federazione Argentina LGBT+ (FALGBT) denuncia la pratica come apertamente discriminatoria e chiede all'ANSES (simile all'INPS in Italia) l'immediata regolarizzazione.
Per le organizzazioni per i diritti umani, il modello è chiaro: invece di affrontare la corruzione e proteggere i cittadini, Milei sceglie di intensificare gli attacchi contro le minoranze vulnerabili, negando loro dignità e pari diritti.
Il regresso avviene proprio nel momento in cui Milei ha subito una significativa sconfitta elettorale a Buenos Aires, rivelando il rifiuto popolare del suo progetto politico, che sembra dare segni di collasso.

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