Uganda, legge anti-gay:Il presidente ugandese Yoweri Kaguta Museveni ha firmato ieri la controversa legge che prevede l'ergastolo per gli «omosessuali recidivi».


«Questo è un giorno tragico per l’Uganda e per tutti coloro che credono nella causa dei diritti dell'uomo». Così si è espresso il 25 febbraio John Kerry, segretario di Stato Usa, all’indomani dell’approvazione della controversa legge anti-gay che prevede persino l’ergastolo per punire il «reato» di omosessualità.

Peccato che tra i principali «consiglieri» del presidente ugandese Yoweri Museveni che ha fortemente voluto questa legge ci siano proprio tre cittadini statunitensi, «esperti» della materia, tre predicatori evangelici (fondamentalisti cattolici), che almeno dal 2009 hanno offerto la loro «consulenza» in materia al governo dell’Uganda.




Si tratta, per l’esattezza, di
 Scott Lively, letteralmente ossessionato dal fatto che «il movimento gay sta cercando di prendere il potere nel mondo», anzi, così ossessionato, da aver sviluppato una lettura storiografica revisionista che praticamente legge tutti gli avvenimenti della storia mondiale, o almeno i principali, in chiave gay.  E  Caleb Lee Brundidge, che si definisce «ex gay convertito» e propone seminari di «guarigione» per riportare chi sbaglia sulla retta via dell'eterosessualità; Don Schmierer, rappresentante di Exodus International, un gruppo la cui missione è «mobilitare il corpo di Cristo per portare grazia e verità in un mondo colpito dall'omosessualità» 


A Lively, in copia con un altro fondamentalista, però ebreo, Kevin Abrams, si deve – giusto per fare un esempio – uno dei libri più deliranti sul nazismo, The Pink Swastika. Homosexuality in the Nazi Party, edito nel 1995 (ma oggi giunto alla quarta edizione), per conto dell’editore californiano Veritas EternaPress, che propone una «contro storia» del nazismo in chiave appunto gay.

L’amore fra persone dello stesso sesso è tabù in 38 stati del continente su 53. Tabù certificato da un divieto imposto dalla legge. Il presidente ugandese Yoweri Museveni è il più intransigente: ha appena firmato una legge discriminatoria così restrittiva da prevedere addirittura l’ergastolo per l’omossessualità “aggravata”, cioè quella imputabile ai recidivi. Altrimenti sono 14 anni di galera. Per poco non è stata introdotta la pena di morte per i gay ostinati.

Ma le pressioni internazionali nulla hanno potuto per impedire l’oltraggio di una legge così liberticida. Usa e Olanda hanno minacciato il blocco degli aiuti finanziari, Museveni, che incolpa l’Occidente per la diffusione del “morbo”, ha risposto che si tratta di “imperialismo sociale”. Nel frattempo, le vittime degli imperialisti (è l’ultima agghiacciante notizia), pubblicano liste di proscrizione sui giornali: il Red Pepper, quotidiano ugandese, ha strillato in prima pagina i nomi di 200 omossessuali, in larga parte attivisti, titolando “Scoperti!”.


Il 14 marzo 2012, il Center for Constitutional Rights, che rappresenta Sexual Minorities Uganda - una coalizione di organizzazioni LGBT ugandese - ha intentato una causa contro Lively per il suo ruolo nella persecuzione della comunità LGBT in Uganda. Lively è il delirante ispiratore di gran parte delle feroci angherie che la comunità LGBT ugandesi soffrono oggi.

Attraverso incontri con i maggiori responsabili politici e religiosi ugandesi Scott Lively, secondo la denuncia dell’organizzazione Sexual Minorities i cui archivi sono stati recentemente saccheggiati da sconosciuti, propone loro una “gay agenda” dove denuncia le intenzioni degli omosessuali di sodomizzare bambini,sovvertire l’ordine istituzionale, invia loro un articolo linkato a una pagina web dove scrive che “Il movimento gay internazionale, ha dedicato ingenti risorse per trasformare la cultura morale mondiale da matrimonio-etero-centrica a una basata sull’anarchia sessuale”, pressiona la classe politica affinché si arrivi alla pena di morte per legge per le persone omosessuali.

La denuncia alle autorità americane dell’organizzazione ugandese Sexual Minorities fa il suo corso Scott Lively sarà processato per crimini contro l’umanità.



Non possiamo neanche dimenticare Il presidente del parlamento ugandese, Rebecca Kadaga, che in 12 novembre 2012, aveva annunciato che questa norma sarebbe stata un ”regalo di Natale” per tutti gli ugandesi anti gay. La signora, come si legge sul sito del parlamento del paese africano, è stata ricevuta e benedetta il 13 dicembre 2012 dal Papa Benedetto XVI che nel suo, messaggio per la Giornata mondiale della pace, ha definito i tentativi di accomunare i matrimoni gay a quelli fra uomo e donna “un’offesa contro la verità della persona umana” e “una ferita grave inflitta alla giustizia e alla pace”. Nella foto si vede Benedetto XVI accanto alla speaker.

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