Storia di Adela, la prima trans cubana a diventare un consigliere comunale

Nel 1980 era stata denunciata dalla famiglia
e incarcerata in quanto«socialmente pericolosa»

MILANO - Per decenni è stata discriminata e vittima di violenze omofobe. Ma i tempi stanno cambiando anche a Cuba e Adela Hernandez, all'anagrafe Jose Agustin Hernandez, è stata eletta la scorsa settimana delegato al governo municipale di Caibarien (ruolo che equivale a quello di consigliere comunale) ed è diventata la prima transessuale cubana a ottenere un incarico pubblico nel paese caraibico. La quarantottenne, nata in una piccola città della provincia centrale di Villa Clara, ha definito «storica» la sua elezione e ha dichiarato che durante il mandato politico si batterà affinché i diritti degli omosessuali e dei trans siano tutelati.

BALLOTTAGGIO - La Hernandez ha sbaragliato la concorrenza vincendo il ballottaggio per l'incarico pubblico con 280 voti contro i 170 del diretto avversario. La vittoria le permetterà di presentarsi l'anno prossimo all'elezione per il rinnovo del Parlamento cubano. Eppure prima di questo straordinario traguardo, la quarantottenne ha subito numerose umiliazioni. In un paese in cui trans e omosessuali per decenni sono stati perseguitati e costretti a lavorare nei campi forzati, la Hernandez non ha mai nascosto le sue preferenze sessuali: ha vissuto sin dalla sua infanzia come una donna e nel 1980, ritenuta «socialmente pericolosa», è stata condannata a due anni di carcere. A denunciarla fu la sua stessa famiglia dopo averla ripudiata. Nonostante le sofferenze e le discriminazioni, la quarantottenne non ha mai rinunciato a lottare per i suoi diritti: «I miei vicini mi conoscono come Adela l'infermiera - spiega la consigliera comunale in un'intervista al quotidiano britannico Guardian di Londra - La preferenza sessuale non determina se sei un rivoluzionario o meno. Ciò che è importante è come sei fatto dentro».

OPERAZIONE CHIRURGICA - Nel corso degli anni la quarantottenne ha svolto svariati lavori e non si è sottoposta a nessuna operazione chirurgica, nonostante dal 2007 il governo del Paese caraibico sia diventato molto più tollerante nei confronti degli omosessuali includendo l’intervento per cambiare sesso all’interno del suo sistema di assistenza sanitaria gratuita. La Hernandez non esclude l'operazione chirurgica, ma afferma che per adesso questa non è la sua priorità: «Ora rappresento una comunità - ha spiegato al quotidiano britannico - ma non dimenticherò mai di essere una portavoce dei diritti dei gay». Le battaglie della Hernandez saranno certamente supportate da Mariela Castro, nipote di Fidel e figlia del presidente, Raúl Castro, che da anni è la più importante attività per i diritti degli omosessuali nel paese: «Con il tempo si evolve, le persone omofobe sono in minoranza - continua la Hernandez -. Certo, forse, l’omofobia esisterà sempre, ma diventare delegato è davvero un grande trionfo».

 di Francesco Tortora (Pubblicato il 19 novembre 2012 | 13:32)

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